Il 5 giugno del 1995 sulla Terrazza Martini, tempio della “Milano da bere”, al quindicesimo piano del grattacielo in Piazza Diaz, era in programma la presentazione dei primi due acquisti della presidenza Moratti: il difensore Javier Zanetti e l’attaccante Sebastian Rambert. Il campionato si era concluso solo il giorno prima. L’Inter aveva strappato un posto in Uefa all’ultimo respiro, grazie a un gol di Delvecchio al novantunesimo che le aveva permesso di battere il Padova e conquistare il settimo posto in classifica. Quel pomeriggio in casa nerazzurra l’atmosfera era quella dei nuovi inizi, dopo una stagione mediocre salvata dall’insperato colpo di coda. L’aspettativa dei tifosi, da quando nel febbraio di quell’anno Massimo Moratti era diventato il nuovo presidente dell’Inter, era salita alle stelle. Il mercato poteva finalmente regalargli una squadra capace di rompere l’egemonia degli ultimi anni del Milan e di competere alla pari con le forze emergenti dell’ultima stagione, la Juventus di Lippi e il Parma di Scala.
Quel pomeriggio Zanetti e Rambert, entrambi argentini ed entrambi cresciuti nelle giovanili dell’Independiente, indossavano l’abito della festa: il primo aveva un completo beige con camicia azzurra, il secondo abbinava la giacca grigia a un paio di pantaloni blu. Sulla Terrazza, dalla quale si ammirava una Piazza Duomo semideserta a causa di un improvviso temporale estivo, era schierato tutto il carrozzone degli “addetti ai lavori”. Giornalisti, cameramen e fotografi si accalcavano vicino al palchetto. Come alunni disorientati al primo giorno di scuola, i due ragazzi ben vestiti erano accompagnati dai genitori (la dirigenza) e da uno strano zio con la barba incolta e le sopracciglia folte (il capitano Beppe Bergomi, che aveva appena rinnovato per altri due anni).
Sotto l’acquazzone, diversi metri più in basso, una cinquantina di tifosi aspettavano in strada sperando di poter strappare qualche autografo ai nuovi arrivati. Tra i due, quello di Rambert era il più ambito.
Sotto l’acquazzone, diversi metri più in basso, una cinquantina di tifosi aspettavano in strada sperando di poter strappare qualche autografo ai nuovi arrivati. Tra i due, quello di Rambert era il più ambito. L’attaccante, capocannoniere dell’ultimo campionato in Argentina, infiammava la fantasia dei tifosi più di Zanetti, un terzino di cui si sapeva poco. Il suo nome, che ricordava molto quello di un noto attore di quegli anni, contribuiva a conferirgli l’aura del futuro campione.