Berlusconi: «voglio fare la rivoluzione liberale», e noi ancora ci crediamo…

Il leader di Forza Italia si prepara alle sue settime elezioni Politiche. La ricetta è sempre la stessa, ma lui resta al centro della scena come fosse appena arrivato. Perché gli italiani dimenticano in fretta. E perché è sopravvissuto ai suoi avversari

Dice le stesse cose da più di ventitré anni. Ma, quando parla, Silvio Berlusconi sembra sempre sospinto dal vento della novità. Non ha eredi designati, perché vicino alle ottantuno primavere non sembra avere intenzione di lasciare la scena. E fra i nemici è ormai considerato il male minore. Non fa paura, insomma, ma è sempre meglio tenerlo d’occhio. Per Berlusconi è la tempesta perfetta. Per la politica italiana, invece, una tragica realtà: è rimasta inchiodata a un passato che non passa più.

Berlusconi parla come fosse nel millenovecentonovantaquattro. Ha la stessa posa, indossa abiti della stessa foggia, usa il lessico dei nonni. Per lui il gioco resta sempre il giuoco, mentre l’amico Bush si chiama Giorgio, all’italiana. Ma quel che conta è la sua ricetta, che va diffondendo come vangelo. Di che cosa ha bisogno l’Italia? Di una rivoluzione liberale, ovviamente. E di meno tasse. Lo ha detto ai tempi della famosa discesa in campo. Lo ha ripetuto nel 2001, quando firmò il contratto con gli italiani nel salotto tv di Bruno Vespa. Lo sta promettendo ancora adesso. Il problema è che adesso è la settima volta che Berlusconi si prepara ad affrontare le elezioni Politiche.

Sette volte, sette vite. Significa che delle grandi promesse del passato non è rimasta traccia profonda, nel Paese. Ma allora perché il Cav gode ancora di tanto credito da essere indicato come il kingmaker della prossima legislatura? Perché è l’icona dell’italiano medio. Ma anche perché è sopravvissuto a tutti i suoi avversari. Sei anni fa usciva di scena fra i fischi e l’accusa di aver portato l’Italia sull’orlo della bancarotta. Sei anni dopo molti hanno dimenticato. Gli italiani dimenticano in fretta. E parlano ancora delle stesse cose di allora.

Sembra di sentirlo, il ragionamento: le tasse non scendono, la disoccupazione è sempre alta, gli immigrati continuano ad arrivare. Vuoi vedere che non era colpa di Berlusconi? Vuoi vedere che Berlusconi era l’unico a farsi ascoltare a livello internazionale? Poco importa che sia vero o meno che si stava meglio quando si stava peggio. Nella percezione comune, nessuno ha saputo fare meglio di Berlusconi. Nemmeno chi sembrava assomigliargli di più: Matteo Renzi.

Si prepara, dunque, una nuova rivoluzione liberale. Una nuova campagna per meno tasse per tutti. E più dentiere agli anziani. E più cucce per i cani. Certo, Berlusconi non ha più i voti di un tempo, i sondaggi lo danno attorno al 15%. E dovrà fare i conti con una Lega, quella di Matteo Salvini, che ambisce a essere la prima forza del centrodestra. Nemmeno i nemici sono quelli di un una volta. All’inizio, Berlusconi era ossessionati dai comunisti, ma visto che i comunisti non sono stati poi così cattivi questa volta ha scelto di combattere il pericolo di una vittoria a 5 Stelle: i grillini, secondo l’uomo di Arcore, sono solo dei fannulloni.

Alla fine, qualunque cosa accadrà alle elezioni, ci saranno molti rimpianti: quelli di chi ha sempre pensato di sbarazzarsi di Berlusconi senza batterlo politicamente.

@ilbrontolo

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