Un altro test atomico, il sesto nella sua storia e finora quello più riuscito, da parte della Nord Corea. Da un lato le minacce di Pyongyang, che afferma di voler montare l’ordigno su un missile intercontinentale. Dall’altro le reazioni muscolari dell’amministrazione Trump, con richieste di sanzioni all’Onu, esercitazioni congiunte con la Corea del Sud e minacce dai toni incendiari. Sullo sfondo la Cina, messa sotto pressione da parte degli Usa perché intervenga sull’alleato nord coreano.
Secondo la maggior parte degli esperti Pechino non ha bisogno di alcun incentivo esterno per voler bloccare il programma atomico di Kim Jong Un. Una volta ottenuta la capacità nucleare per scopi bellici, Pyongyang potrebbe infatti rivelarsi un alleato meno facilmente controllabile, o portare avanti un’agenda propria magari in contrasto con quella di Pechino. Sicuramente darebbe il destro agli Usa per aumentare ulteriormente la propria presenza militare a ridosso dei confini cinesi. Proprio in un momento, oltretutto, in cui la Cina sta cercando di limitare la proiezione di potenza degli Usa sul proprio territorio.
la Cina non ha abbastanza interesse a interrompere la corsa di Pyongyang verso il possesso di un (piccolo) arsenale atomico funzionante
Ma, a parte le dichiarazioni ufficiali di condanna per i test dell’alleato, Pechino non sembra intenzionata ad andare oltre. Come anche gli Usa, nel calcolo costi/benefici la Cina non ha abbastanza interesse a interrompere la corsa di Pyongyang verso il possesso di un (piccolo) arsenale atomico funzionante. Se è infatti vero che i costi sarebbero minori per Pechino rispetto a Washington, è anche vero che i benefici sarebbero ampiamente inferiori. Eliminare e destituire Kim Jong Un pare sia una strada che i servizi cinesi avevano ipotizzato di seguire negli anni passati. Il dittatore nord coreano è stato tuttavia abile – e sembra aiutato da quinte colonne nell’apparato cinese – a prevenire il pericolo, eliminando gli uomini di contatto tra il suo regime e quello cinese (incluso uno zio) e i potenziali candidati alla sua poltrona (incluso un fratello, ucciso col gas in aeroporto pochi mesi fa). Dunque la possibilità di un cambio al vertice “indolore” (per Pechino) sembra impraticabile. Questo lascia aperte solo alternative inefficaci, come si sono rivelate le sanzioni, o evidentemente troppo indigeste per il regime cinese, come un intervento militare diretto o un completo stritolamento economico (che potrebbe avere ricadute caotiche).
Dall’inazione delle due superpotenze, Usa e Cina, discende la domanda “perché una Nord Corea dotata di atomica è tutto sommato accettabile?”. I cinesi probabilmente ritengono che il regime di Pyongyang, una volta ottenuta la garanzia di sopravvivere grazie alla “polizza sulla vita” nucleare, diverrebbe più malleabile e non potrebbe comunque permettersi scarti eccessivi. Anzi, la garanzia di avere un alleato scomodo ma comunque non ostile al proprio confine, divenuto inamovibile per gli Usa, potrebbe essere una contropartita non da poco per Pechino.
Usa e Cina, entrambi pare abbiano troppo da perdere a intervenire per prevenirlo oggi e sperano forse di poterlo governare domani. Proprio qui è stata – finora – l’abilità di Kim Jong Un
Gli Stati Uniti avrebbero di contro la scusa per poter spostare ancor di più il proprio baricentro strategico-militare verso il Pacifico, l’area dove secondo la maggior parte degli esperti si decideranno i futuri equilibri di potere del pianeta. Ci staremmo insomma dirigendo verso una nuova guerra fredda, con una ulteriore diffusione degli armamenti nucleari anche nei Paesi alleati delle superpotenze, e questo della Nord Corea non sarebbe che il primo atto. Seguirebbe probabilmente una corsa alla deterrenza atomica anche per i Paesi che si sentirebbero minacciati da Pyongyang. Per quanto non sia uno scenario positivo né per gli Usa né per la Cina, entrambi pare abbiano troppo da perdere a intervenire per prevenirlo oggi e sperano forse di poterlo governare domani. Proprio qui è stata – finora – l’abilità di Kim Jong Un.