E’ ufficiale. La politica non decide più. Non si prende più responsabilità sugli argomenti più importanti, quelli che richiederebbero appunto una mediazione autorevole, forte, determinata. La sostanziale archiviazione del disegno di legge per introdurre, in Italia, lo ius soli è l’ulteriore dimostrazione di questo fenomeno. Non è solo una questione di contenuti: in un Paese democratico si deve tenere conto anche (se non soprattutto) delle perplessità, e delle paure, di chi si oppone a un certa legge. Specie se riguarda le regole per la cittadinanza. Ma nel caso dello ius soli siamo già oltre: la riforma sbandierata come certificato di garanzia di una sinistra in crisi è stata sacrificata alle ragioni elettorali. Nessuno ha più la convenienza, e quindi la forza, di difenderla.
Decideranno gli elettori, è il refrain della politica che non decide. Sull’obbligo dei vaccini – per dirne un’altra – ogni Regione sta facendo un po’ quel che vuole, guardando ciascuna ai sondaggi di casa. E’ vero: la Costituzione stabilisce che il popolo è sovrano. Peccato, però, che proprio le regole della nostra democrazia aggiungano che quella sovranità è esercitata attraverso una delega. I politici, insomma. Ne esce un cortocircuito. Sull’immigrazione nessuno in questi anni si è preso la responsabilità di una riforma vera, si è preferito perpetuare la narrazione emergenziale. Una questione di ordine pubblico, non culturale. E su questo si giocherà la prossima campagna elettorale, ormai imminente. Ma anche sulle regole di questa campagna peserà l’indecisione della politica: con quale legge elettorale gli italiani sceglieranno i prossimi parlamentari, e quindi il prossimo governo?
Decideranno gli elettori, è il refrain della politica che non decide. Peccato, però, che proprio le regole della nostra democrazia aggiungano che quella sovranità è esercitata attraverso una delega. I politici, insomma. Ne esce un cortocircuito. Sull’immigrazione nessuno in questi anni si è preso la responsabilità di una riforma vera, si è preferito perpetuare la narrazione emergenziale. Una questione di ordine pubblico, non culturale. E su questo si giocherà la prossima campagna elettorale, ormai imminente
Nessun leader politico ha l’autorevolezza per dirlo. La legge con cui si è votato nel 2013 è stata dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale. E sempre la Corte Costituzionale ha modificato la nuova legge elettorale collegata a una riforma costituzionale, quella di Matteo Renzi, bocciata sonoramente dagli elettori nel referendum del 4 dicembre scorso. Una delega via l’altra. Ai giudici della Consulta o ai cittadini. Persino su chi saranno i prossimi candidati premier la politica non è in grado di decidere. Nel centrodestra dicono che dipende da chi prenderà un voto in più fra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, il quale però aspetta di avere il permesso dalla Corte di Strasburgo. Nel centrosinistra è meglio che il tema non venga toccato. E Movimento 5 Stelle sa che il suo candidato sarà Luigi Di Maio, ma per dirlo farà delle primarie.
Decidono, anche qui, gli altri. L’importante è salvarsi la faccia.
@ilbrontolo