TaccolaIndustria 4.0, è corsa agli incentivi: le aziende sono in ritardo

Al Forum Meccatronica di Ancona il messaggio è netto: le richieste di certificazione sono arrivate dopo l’estate, senza un rinnovo in molti non potranno accedere agli incentivi. L’ipotesi di aliquote minori per l’iperammortamento. Promosso il credito d’imposta per la formazione

LOIC VENANCE / AFP

«Le aziende? Sono arrivate quasi tutte dopo le ferie, a settembre». Quando al Forum Meccatronica di Ancona si passa dal banchetto della società di certificazione Imq si ha una plastica rappresentazione di come gli incentivi del Piano Industria 4.0, seppur presentati da un anno e attivati dal primo gennaio scorso, abbiano avuto bisogno di un lungo rodaggio prima di diventare operativi. «Fino alle linee guida del Mise e dell’Agenzia delle Entrate di marzo non si è mosso praticamente nessuno. Sono poi state fatte passare le principali fiere di settore. E in seguito l’estate», spiegano dalla società. Il messaggio è confermato da osservatori esterni, come Giambattista Gruosso, docente di elettronica e automazione al Politecnico di Milano. Ma anche dalle imprese. «C’è stata grande incertezza su cosa sarebbe stato incentivato, per diversi mesi», commentano per esempio da Omron.

Se oggi le aziende stanno chiedendo le certificazioni, il rischio è che si sfori con i tempi dell’incentivazione prevista fino a oggi. Gli acquisti dei macchinari che beneficiano dell’iperammortamento al 250% (con pagamento di almeno il 20%) si possono fare fino al 31 dicembre. L’installazione può invece avvenire fino a settembre 2018 e l’interconnessione delle macchine (il momento in cui parte effettivamente l’incentivo) anche in seguito. Secondo Imq la maggioranza delle richieste di certificazione sono giunte per macchinari per i quali non era previsto l‘obbligo di legge (in quanto dal valore inferiore ai 500mila euro), perché le imprese non volevano avere sorprese.

I timori delle aziende, dovuti soprattutto ai tempi via via allungatisi per ricevere i beni dopo gli ordini, sono in parte sterilizzati dal fatto che la misura dovrebbe essere rinnovata anche nel 2018. La presentazione del Piano Impresa 4.0, da parte di Mise, Miur e ministero del Lavoro, nelle scorse settimane, è chiara sul punto. Ma bisognerà fare i conti con il Mef e con il Parlamento: ossia capire, in un anno elettorale, che cosa sarà ritenuto prioritario in una legge di Bilancio dove lo spazio per misure espansive sarà molto risicato: dei 20 miliardi di euro totali previsti per la manovra, 15 saranno dedicati a disinnescare le clausole di salvaguardia (per evitare l’aumento dell’Iva) e solo 5 alla crescita. Le indiscrezioni raccolte tra imprese sono che il rinnovo ci sarà ma probabilmente con una riduzione delle aliquote da incentivare: il superammortamento potrebbe passare dal 140 al 130 per cento del valore del bene. L‘iperammortamento dal 250% al 200 per cento. Le cifre saranno fissate solo a manovra avanzata.

Le indiscrezioni raccolte tra imprese sono che il rinnovo ci sarà ma probabilmente con una riduzione delle aliquote da incentivare: il superammortamento potrebbe passare dal 140 al 130 per cento del valore del bene. L‘iperammortamento dal 250% al 200 per cento

L’affollamento di richieste testimonia, in ogni caso, che la misura ha funzionato. Breve riassunto delle impressioni raccolte tra le aziende del Forum, che come ogni anno è organizzato da Messe Frankfurt. «L’effetto degli incentivi sul settore della meccatronica è stato evidente sugli ordinativi, così come sul supporto che i clienti ci chiedono. Sulla parte realizzativa c’è molto bisogno di supporto, a partire dalla scelta della tecnologia da adottare», ha detto Sabina Cristini presidente del gruppo Meccatronica di Anie Automazione. Spiegano invece da Lenze: «A livello internazionale il gruppo non sentirà gli effetti della ripresa, ma in Italia e nelle regioni del Centro si è sentito eccome». Rittal: «L’inizio dell’anno è stato lento. Poi si sono mossi dei pionierie gli altri, per orgoglio o per calcolo, hanno seguito». Datalogic: «C’è stata una forte risposta anche dalle Pmi. I più piccoli si sono dimostrati forse più recettivi degli altri». B&R: «Qualche indeciso ha anticipato degli investimenti che avrebbe fatto più avanti. Ma la misura non ha ampliato il perimetro delle imprese che si sono dotate dei macchinari più moderni, ha piuttosto incrementato gli investimenti di chi già li faceva».

Quest’ultima osservazione trova un’ampia condivisione, così come quella secondo cui la stragrande maggioranza degli ordinativi aggiuntivi riguarda imprese del Nord. I dati diffusi dal Mise (su dati preliminari Istat) dicoo che nei primi sei mesi dell’anno gli ordinativi di macchinari e altri apparecchi sono saliti dell’11,6%, quelli delle apparecchiature elettriche ed elettroniche del 10,7 per cento. Il professor Gruosso invita però alla prudenza, nella lettura dei dati, perché il numero preciso di chi avrà diritto all’incentivo si potrà conoscere solo con i responsi alle prossime dichiarazioni dei redditi delle imprese. Sui dati relativi alle spese di ricerca e sviluppo, anch’essi positivi (11.300 aziende hanno visto la spesa aumentare, tra cui 4.500 imprese nel 2016 non avevano speso in R&S), pure serve prudenza. Spiega Gruosso, che come ogni anno ha presentato ai visitatori del Forum i risultati di un’indagine sull’adozione delle tecnologie innovative: «Dall’analisi dei bilanci delle imprese intervistate abbiamo visto che fino a qualche anno fa non c’era l’abitudine di indicare correttamente le spese di ricerca e sviluppo nei documenti contabili. Per questo molte spese pregresse sono spesso pari a zero e la spesa incrementale è potenzialmente tutta quella che ora viene indicata come R&S».

Tra le imprese, particolarmente propensa a cogliere la palla al balzo dell’incentivo è stata Datalogic, multinazionale tascabile da 2.200 dipendenti con sede a Bologna. «È stato un vantaggio notevole, che ci ha portato a un incremento di circa il 10% dei ricercatori interni, molti vengono dalle università della zona. Non è poco se si considera che destiniamo alla ricerca circa il 10% del nostro fatturato di 600 milioni di euro», commenta Angelo Nicoletti, responsabile commerciale Italia di Datalogic, mondo manufacturing. «Visto che non c’era più spazio per i ricercatori, entro fine anno li trasferiremo in una nuova palazzina a Monte San Pietro (Bologna, ndr)».

Il Polo Meccatronica di Trentino Sviluppo a Rovereto, progetto di sistema promosso dalla Provincia Autonoma di Trento, la scorsa primavera ha inaugurato un nuovo laboratorio di prototipazione industriale da 1.500 mq, ProM Facility. Sulla spinta sia degli incentivi del Piano Calenda, sia di quelli della Provincia Autonoma – contributi a fondo perduto fino all’80% della spesa in ricerca – il Polo Meccatronica ha potuto attrarre più di 30 aziende tra startup e piccole e medie imprese, ma anche note società con base fuori dal Trentino che hanno portato nel Polo alcuni centri di ricerca. Tra queste ci sono Bonfiglioli, Zeiss, Ducati Energia.

«L’incentivo per la ricerca e sviluppo è stato un vantaggio notevole, che ci ha portato a un incremento di circa il 10% dei ricercatori interni. Visto che non c’era più spazio per i ricercatori, entro fine anno li trasferiremo in una nuova palazzina»


Angelo Nicoletti, responsabile commerciale Italia di Datalogic, mondo manufacturing

L’altro grande tema al centro delle riflessioni delle imprese è quello della formazione. Il nuovo Piano prevede un credito di imposta sulle spese incrementali in attività formative legate all’industria 4.0, per le funzioni di informatica, tecniche e tecnologie di produzione ma anche vendita e marketing. «L’incentivo è corretto nell’impostazione, le società non vedranno più la formazione come una perdita di produttività», commenta Gruosso. Il tema, sollevato anche nel recente “Libro bianco su lavoro e competenze in Impresa 4.0” di Adapt e Fim-Cisl, è evitare che tale formazione – prevista come diritto individuale nel nuovo contratto dei metalmeccanici – serva solo alle imprese e non torni utili anche ai lavoratori.

Di certo le imprese della componentistica presenti al Forum Meccatronica hanno lamentato una carenza di competenze presso molti dei loro clienti. Una su tutte vale la testimonianza di Ivano Toffoletti, managing director di SD Proget, società di progettazione di software industriale per il settore dell’elettrotecnica, di Almese (Torino). «La maggioranza dei clienti si ferma a una sola giornata dimostrativa del software. Servirebbe un corso di 8-9 giorni. Noi proponiamo un corso da tre giornate ma ugualmente non partecipano. Così iniziano a usare male i software. Chi però si è fatto affiancare per capire come sfruttare al massimo le potenzialità ha avuto un’accelerazione spettacolare. La Cerrato di Beinasco (Torino) è passata da due giorni a una quindicina di minuti per la progettazione degli impianti. Quella della formazione è una carenza che non si vede nella meccanica ma che è evidente nel settore dell’elettrotecnica».

Le figure più ricercate, oggi, dalle imprese, non sono in ogni caso semplici operai da formare. Da un breve sondaggio effettuato presso i rappresentanti di Nidec, Sick, Phoenix Contact, Sd Proget, B&R, emerge un vendetto chiaro: servono programmatori, sviluppatori, analisti di dati. In una parola ingegneri. Sul tema della formazione si muovono, oltre che diverse società specializzate, anche quelle pubbliche, come la Marchet, realtà figlia della Camera di Commercio di Ancona che fino a ieri si occupava soprattutto di internazionalizzazione delle imprese.

«L’incentivo alla formazione è corretto nell’impostazione, le società non vedranno più la formazione come una perdita di produttività»


Giambattista Gruosso, Politecnico di Milano

Il rischio di una sovrapposizione tra più soggetti istituzionali è uno dei più avvertiti, oggi, dagli operatori del settore della meccanica. Mentre dei Competence Center non c’è ancora traccia (è in arrivo un bando per individuarli), si sono per ora costituiti 12 Digital Innovation Hub – gestiti da varie espressioni territoriali di Confindustria – sui 19 previsti. Dovranno fare formazione agli imprenditori su come sfruttare le potenzialità e gli incentivi legati all’Industria 4.0, mentre i Competence Center si dovrebbero più concentrare sulla formazione ai dipendenti delle imprese. La sfida sarà quella di raggiungere una complementarietà e non un accavallemento dei ruoli delle diverse realtà figlie delle Regioni e delle Camere di Commercio.

Una delle priorità, secondo Marco Vecchio, segretario di Anie Automazione, è fare luce su quel che si intende per Impresa 4.0, termine che nel piano governativo per il 2018 ha sostituito la dizione di Industria 4.0. «È giusto che si incentivi non solo chi ha un macchinario e opera strettamente nella manifattura. È sacrosanto tenere conto della servitizzazione in atto sempre più nel manifatturiero. Ma il nostro timore è che se gli incentivi si allargheranno troppo e perderanno il focus originario, si rischi una dispersione delle risorse». Secondo Gruosso l’aver allargato il raggio di azione ai servizi è comunque fondamentale, perché i servizi hanno acquisito sempre più peso nelle filiere, a seguito delle maggiori esternalizzazioni delle grandi imprese. Inoltre il 60% del Pil italiano viene dai servizi e per l’occupazione si passa sempre più dal settore terziario.

Il Forum Meccatronica 2017 ha raccolto quest’anno 624 partecipanti, un risultato che per Francesca Selva, vice president Marketing and Events della società espositiva, è stato al di sopra delle aspettative. «La decisione di investire sulle Marche si è rivelata vincente, abbiamo incontrato un tessuto industriale preparato e ricettivo – ha dichiarato -. Siamo molto soddisfatti di come si sta sviluppando questo appuntamento annuale e di come si stanno sviluppando tutti i nostri interventi sul territorio per la diffusione di una cultura 4.0. Il Forum Meccatronica tornerà nel 2018 a Torino».

«La maggioranza dei clienti si ferma a una giornata dimostrativa di un giorno del software. Così iniziano a usarlo male. Chi però si è fatto affiancare per capire come sfruttare al massimo le potenzialità ha avuto un’accelerazione spettacolare»


Ivano Toffoletti, managing director di SDProget

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