Storie di ordinari cannoni, ancora vietati in un paese retrogrado

Si intitola “Gli stonati”, è una raccolta di racconti curata da Alessio Romano e pubblicata da Neo Edizioni e contiene racconti di alcuni dei migliori scrittori italiani contemporanei uniti. C'è un unico intoppo: esce a poche ore dal fallimento della proposta di legge sulla legalizzazione

Sono passate poche ore dal capitolo finale della vita travagliata di un progetto di legge, quello promosso da 220 parlamentari due anni fa riguardante la legalizzazione della marijuana, che, malauguratamente per il livello di modernità e di civiltà del nostro paese, è stato sostanzialmente smantellato, stralciando totalmente la parte sull’uso ricreativo e portando addirittura il relatore Daniele Farina, a dimettersi dall’incarico.

Contemporaneamente, a qualche centinaio di chilometri di distanza, in Abruzzo, una piccola ma gagliarda casa editrice, la Neo Edizioni, quasi per caso, o forse per una troppo ottimista speranza in un finale diverso, ha mandato in stampa un libro speciale. Si intitola Gli stonati, è una raccolta di racconti scritti da alcuni dei migliori scrittori italiani contemporanei, una sfilata di nomi che contiene, tra gli altri, Alessandro Berselli, Yasmin Incretolli, Gianluca Morozzi, Melissa Panarello, Renzo Paris, Piergiorgio Pulixi, Massimiliano Santarossa, Luca Scarlini, Paolo Zardi e la partecipazione straordinaria, con stralci editi gentilmente concessi — o meglio, con svuotini d’autore — da Gaetano Cappelli, Sandro Veronesi, Marco Vichi.

Spiace doversi leggere questi contributi proprio nei giorni in cui l’insulsa piccolezza di una classe politica lontana anni luce dal paese reale affossa una legge importante

Al di là del valore letterario del libro, che per inciso in alcuni racconti è veramente molto alto — merita una menzione speciale il meraviglioso Il papavero, di Renzo Paris, che apre la raccolta — quel che svetta di questa operazione è la dimensione civile. A partire dalla dedica del curatore, Alessio Romano, a Marco Pannella, fino alla donazione totale dei diritti d’autore degli autori e del curatore all’associazione Luca Coscioni, in prima linea da anni per portare all’attenzione nazionale il dibattito sulla legalizzazione delle droghe leggere attraverso la campagna Legalizziamo.

Spiace, quindi, doversi leggere questi contributi, che ogni tanto hanno il sapore quasi dell’outing, ogni tanto di nostalgici ricordi, ogni tanto perfino di dichiarazione d’amore, proprio nei giorni in cui l’insulsa piccolezza di una classe politica lontana anni luce dal paese reale affossa una legge importante, sia socialmente che economicamente, continuando a criminalizzare l’uso ricreativo di una pianta, rinnovando il pluridecennale favorone alle mafie di tutto il paese che su marijuana e affini ci fanno cifre mastodontiche.

Spiace, e molto, perché a quasi un secolo dal fallimento delle politiche proibizioniste sull’alcol che afflissero gli Stati Uniti e mentre proprio negli States si amplia sempre di più il numero degli stati che hanno iniziato un processo di legalizzazione, siamo ancora una volta costretti a constatare come nessuna delle grandi battaglie civili della nostra epoca riesca ad attecchire in questo paese sempre più chiuso, vile e provinciale, che ha paura di una pianta che fa ridere e sognare e che, in generale, non riesce ad accettare i diritti degli altri.

E un libro cosa può fare? Un bel niente, chiaro. I libri non cambiano il mondo, ma magari una persona ogni tanto la fanno riflettere.

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