Fermi tutti: Asia Argento non si chiama davvero Asia

Il vero nome dell’attrice è un altro: all’anagrafe è registrata come "Aria" Argento, è non si tratta di un refuso dell’impiegato ma degli effetti di una vecchia legge

Allo scoppio del “caso Weinstein” i media e i social italiani hanno cominciato a dibattere sulle dichiarazioni di Asia Argento, attrice e figlia del noto regista Dario Argento, che ha raccontato di essere stata, tra le altre, anche lei vittima delle molestie del produttore americano. Ha fatto bene a dirlo? Ha fatto male? Poteva/doveva dirlo prima? Vent’anni di silenzio sono tanti/troppi/ininfluenti? Ha avuto coraggio? Ne ha approfittato? A LinkPop interessa un altro aspetto della questione: il nome.

Come forse non tutti sanno, Asia Argento non si chiama davvero Asia Argento. Il suo vero nome, almeno per come è registrata all’anagrafe, è Aria (Maria Vittoria Rossa) Argento. Proprio così: con la “r”, non la “s”. Colpa di un errore di un addetto distratto? No. Colpa, sembra, di un Regio Decreto del 1939.

All’epoca della nascita di Asia/Aria, cioè il 1975, era quella la legge che regolava i nomi all’anagrafe. Al comma 72 era presente il divieto, scritto in modo molto chiaro, di assegnare ai figli nomi geografici – oltre al nome del padre, della madre, del fratello e della sorella: in Italia il concetto di “junior”, molto noto in Usa, non esiste. I genitori furono perciò costretti a ripiegare su un nome simile, ma non geografico: Aria. Tutti però continuarono a chiamarla Asia, a segno che una cosa è l’uso e un’altra le scartoffie, anche se era noto che il suo vero nome era diverso.

(Non è per caso, si deduce, che Morgan, all’epoca, intitolò una canzone Aria. Cantando, per la precisione, “Voglio Aria, niente come lei; ho un desiderio per aria, voglio aria)

Tutto risolto? Non proprio. Come si spiega qui, lo stesso episodio si ripeterà nel 1997 a Oliena, provincia di Nuoro: anche in quel caso i genitori volevano chiamare la figlia “Asia”, ma il rigoroso impiegato dell’anagrafe, regolamento alla mano, si oppose. Ne nacque un piccolo caso che finì perfino sui giornali nazionali. E a un’analisi più attenta, si scoprì che la questione si rivelò più complicata.

Non solo, dicevano, si era sempre dimostrata una certa tolleranza, negli ultimi sessant’anni, per nomi come Europa e America. Ma perfino Asia, si fece notare, non era soltanto il nome di un continente. Anche una ninfa della mitologia greca, figlia di Oceano e Teti e madre di Prometeo, si chiama Asia. In questo caso, si deduceva, si sarebbe potuto aggirare il divieto sui nomi geografici: Asia è anzi un richiamo storico, colto e classicheggiante.

E insomma, con un po’ di mestiere, anche quell’impiegato dell’anagrafe di Roma che registrò la nascita di Asia Argento avrebbe potuto rivelarsi più flessibile. E invece no: non fece sconti alla piccola Asia. Cosa che, del resto, anche adesso fanno in pochi.

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