Gli oggetti d’arte italiani valgono il 10% del Pil ma non sappiamo sfruttarli

Francia e Inghilterra sono in grado di valorizzare da 4 a 7 volte di più i propri asset culturali. L‘Italia è ancora lontana dal saper sfruttare appieno il proprio immenso patrimonio artistico

ANDREAS SOLARO / AFP

La giornata d’autunno del Fondo Ambiente Italiano (Fai) si terrà domenica 15 ottobre. È l’occasione per chiedersi quanto valgano i beni del patrimonio culturale e ambientale italiano. Una risposta arriva dalla Ragioneria Generale dello Stato, che lo ha stimato in 174 miliardi di euro, ossia il 10,4% del Pil. A fronte della ricchezza del patrimonio culturale italiano ci sono però criticità: il nostro Paese è al penultimo posto (dietro la Grecia) per quota di spesa pubblica destinata alla cultura (1,4% contro il 2,1% medio nell’Unione europea). Inoltre non sappiamo sfruttare il nostro patrimonio, come emerge dal confronto con Francia e Regno Unito sul ritorno degli beni culturali.

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Gli “oggetti d’arte”, classificati come beni mobili di valore culturale, biblioteche ed archivi (beni storici, beni artistici, beni demo-etno-antropologici, beni archeologici, beni paleontologici, beni librari, beni archivistici), valgono 174 miliardi di euro (il 10,4% del Pil)

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