Dal “piede dell’autista” al re-routing: chi fa trasporti ha imparato a risparmiare e inquinare meno

Un insieme di accorgimenti, dallo stile di guida alla rimodulazione delle rotte, permette di abbattere consumi ed emissioni derivanti dal trasporto di merci, a parità di mezzi utilizzati. Se ne è parlato al workshop “Gestione green della supply chain” organizzato da GS1 Italy in ambito ECR Italia

JOE RAEDLE / GETTY IMAGES NORTH AMERICA / AFP

Avete mai sentito parlare del “piede dell’autista”? È il modo in cui un camionista, ma anche un automobilista, guida e può fare una grande differenza in termini di consumi e quindi di emissioni di inquinanti e gas climalteranti. Gli operatori della logistica lo hanno capito e stanno dando luogo a un fiorire di corsi, incentivi monetari, perfino campionati, dove a vincere è chi ha il piede più leggero. Merito anche della tecnologia che permette di monitorare i consumi dei singoli autisti e che è già una realtà in mezzi pesanti di case come Iveco. «Un nostro fornitore dà già le pagelle agli autisti in base allo stile di guida. Abbiamo calcolato che una guida fatta senza brusche accelerazioni e frenate permette risparmi per oltre 2mila euro all’anno». La testimonianza è di Roberto Prada di Gruppo Campari, rilasciata durante il workshop dedicato alla logistica green, ai vantaggi non solo ambientali ma anche economici di un sistema di traporto e gestione del magazzino sostenibile, organizzato da ECR Italia, l’associazione che all’interno di GS1 Italy si occupa di innovazione dei processi di filiera.

Se un cambio di passo fondamentale si potrà però ottenere con il cambio delle alimentazioni dei veicoli e con lo shift modale (leggi anche l’articolo “Dall’aereo alle grandi navi: la CO2 si abbatte con lo shift modale“) dall’incontro è emerso che sono molti altri i fattori che, a parità di mezzi, permettono risparmi e minori emissioni. Uno dei più importanti è la capacità di limitare i ritorni a vuoto dei mezzi pesanti, situazione che in Italia è particolarmente critica nei viaggi dal Sud al Nord. Anche la conformazione delle strade influenza le emissioni: più sono tortuose o in salita, più la CO2 sale. Lo stesso vale per il traffico. A modificare il bilancio ecologico intervengono però naturalmente altri fattori, legati alla merce trasportata e al parco mezzi. Se la merce al momento del carico supera la temperatura di trasporto o se lo stato della coibentazione delle pareti non è ottimale, la CO2 emessa non potrà che aumentare.

«Un nostro fornitore dà già le pagelle agli autisti in base allo stile di guida. Abbiamo calcolato che una guida fatta senza brusche accelerazioni e frenate permette risparmi per oltre 2mila euro all’anno»Roberto Prada di Gruppo Campari


Roberto Prada, Gruppo Campari

Il resto lo fanno i pneumatici: oltre alla necessità di gonfiarli alla giusta temperatura, è preferibile scegliere quelli di nuova generazione, noti come LRR, low rolling resistance, che garantiscono minor consumo grazie alla bassa resistenza al rotolamento. Una serie di test sta cercando anche di migliorare l’aerodinamica dei camion. Tra gli esempi di modifiche sui mezzi ci sono una “gobba” sul tetto del rimorchio e dei “flap” che intervengono tra la motrice e il semirimorchio.

Particolarmente efficace sul piano dei risultati è l’azione sul re-routing, lo studio dei percorsi tra più punti di consegna che permette di calcolare la saturazione media e quindi i consumi e le emissioni.

Per calcolare l’impatto di queste di queste scelte su consumi ed emissioni, GS1 Italy in ambito ECR Italia ha messo a punto un tool web gratuito dedicato agli operatori del settore. Si chiama Ecologistico2 ed è uno strumento pratico ed efficace per sviluppare conoscenza, consapevolezza e sensibilità green, sviluppato in collaborazione con GreenRouter.

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