Alzi la mano chi sa che cosa prevede la nuova direttiva Mifid 2. Domanda di riserva? Eccola: alzi la mano chi sa quando entra in vigore. La risposta alla seconda domanda è: molto presto, dal 3 gennaio 2018. Alla prima è all’incirca questa: una tutela rafforzata per l’investitore nella scelta dei servizi di investimento, principalmente grazie a una maggiore trasparenza.
In estrema sintesi, le banche e gli altri intermediari finanziari non potranno più prevedere incentivi che inducano gli operatori a consigliare alcuni strumenti finanziari rispetto ad altri più aderenti alle esigenze dei clienti. Le autorità di vigilanza europee e nazionali (cioè Banca d’Italia e Consob) potranno vietare o limitare la distruzione di alcuni prodotti finanziari, valutandone il merito. Ci sarà, soprattutto, trasparenza sui costi, che dovranno essere indicati in modo aggregato, in modo che la loro somma sia più chiara a chi investe. Inoltre viene disciplinata e legittimata la consulenza indipendente.
Tutto bene? Per i consumatori sì, perché la trasparenza favorirà la concorrenza e l’abbassamento dei costi. Per le banche meno, perché l’applicazione della nuova direttiva vorrà dire meno fatturato da commissioni e più costi. Per questo c’è da temere una reazione difensiva del sistema bancario e dei regolatori e un’applicazione solo parziale delle nuove regole europee, come già avvenuto per la Brrd, in nome di un presunto eccezionalismo italiano nel Continente. È questa una delle tesi che è stata espressa da Oscar Giannino nella redazione de Linkiesta, nell’ambito di uno degli incontri del ciclo “Redazione Finanza”, organizzati con la società di consulenza finanziaria indipendente Moneyfarm, rappresentata dal suo head of Sales & CRM, Sebastiano Picone. A moderare l’incontro il direttore de Linkiesta Francesco Cancellato.
«La direttiva Mifid 2 è fondamentale perché è un altro pilastro della trasparenza del mercato di fronte alle libere scelte dell’investitore – ha esordito Oscar Giannino -. A oggi il risparmiatore paga due punti di Pil di costi impropri nella gestione dei propri risparmi, di trasparenza che manca».
Sarà una regolamentazione, ha aggiunto, che entrerà in vigore in un un orizzone regolatorio in fortissima accelerazione. Segue di poco la Brrd (la direttiva che ha introdotto il bail in, ndr) e precede la direttiva PSD2 sulla portabilità dei dati degli intermediari e la . Tra due anni sarà la volta di Basilea IV e l’integrazione dei mercati dei capitali tramite la Capital Market Union. Secondo il conduttore di Radio24 (24 Mattino, La Versione di Oscar, I Conti della Belva) e commentatore di varie testate tra cui Il Messaggero e Panorama, «quella della Mifid 2 è una regolamentazione vera se la si prende sul serio. E questo è il primo bias per l’Italia che non sul serio prende la regolamentazione».
La Mifid 2 è una tutela rafforzata per l’investitore nella scelta dei servizi di investimento, principalmente grazie a più trasparenza. Tutto bene? Per i consumatori sì, questo favorirà la concorrenza. Per le banche meno, perché avranno meno fatturato da commissioni e più costi. Per questo c’è da temere una reazione difensiva del sistema bancario e dei regolatori e un‘applicazione solo parziale delle nuove regole
Questo è quel che è successo nei ultimi due anni di crisi bancaria, a partire dal novembre 2015, quando scoppiarono le crisi delle quattro banche popolari “risolte” (Etruria, Marche, Chieti e Ferrara) e l’Italia diede l’impressione di arrivare impreparata di fronte alle nuove imminenti regole europee. «Da allora – ha spiegato – noi da gatti minoritari abbiamo condotto una battaglia perché l’Italia attuasse la Brrd, che pure ha approvato nel 2014. I regolatori invece, quelli stessi che dicevano che avevamo un sistema bancario solidissimo, se ne sono fregati: hanno miserabilmente bollinato le emissioni di obbligazioni subordinate delle banche che poi sono fallite, strumenti che non sarebbero dovuti andare mai ai retailer, proprio alla luce di quello che prescrive la Brrd». Il motivo è che «vendendo agli investitori istituzionali – in grado di prezzare il rischio – le emissioni di obbligazioni sarebbero costate di più e i regolatori hanno creduto fosse di loro interesse abbassare il costo del funding bancario, infischiandosene di quello che sarebbe potuto accadere ai risparmiatori».
Sarà diverso ora? « Mi auguro – risponde – che ora i regolatori italiani prendano sul serio questa nuova cornice regolatoria. Ma non ci credo, perché la somma della Mifid 2, della PSD2 e della Capital market union per un Paese banco-centrico come il nostro implica una rivoluzione a cominciare dalle banche. E poi reti e consulenti finanziari».
Il perché di questa rivoluzione è presto spiegato. «La Mifid obbliga produttore e distributore a una rivoluzione organizzativa, di performance, di abbattimento di costi, di amplificazione trasparenza. Queste quattro cose, vista la tradizionale opacità del canale bancario italiano di raccolta dell’amministrato, rappresenteranno per le banche italiane una rivoluzione, anche se in questi due anni dalla sua approvazione non l’hanno considerata una priorità, perché avevano altro per la testa, dagli aumenti di capitale, agli stress test».
Molto del compito spetta ancora ai regolatori e in particolare alla Consob, che dovranno imparare le lezioni del Regno Unito, dove una normativa simile è già in vigore e dove pure ci sono stati dei problemi, perché ci sono state forme di aggiramento della trasparenza.
«La direttiva Mifid 2 è fondamentale perché è un altro pilastro della trasparenza del mercato di fronte alle libere scelte dell’investitore. A oggi il risparmiatore paga due punti di Pil di costi impropri nella gestione dei propri risparmi, di trasparenza che manca. Mi auguro che i regolatori italiani prendano sul serio questa nuova cornice regolatoria. Ma non ci credo»
Lo scetticismo di Oscar Giannino comprende anche la difesa che le banche faranno di fronte alla rappresentanza e della voce data alla consulenza indipendente. «Il lavoro del Parlamento mi rende estremamente perplesso – sottolinea -. Le banche e le reti hanno messo un muro sul riordino delle norme sulla consulenza. Se sarà approvata così la normativa, e secondo me sarebbe un disastro, ci saranno dei vincoli nella definizione di chi è consulente indipendente anacronistici, cioè basati sul tempo che un consulente passa in un posto fisso. Questo vuol dire semplicemente “statevene nel vostro angolino”».
Il punto chiave è alla fine uno. «Per le banche significa guagagnare meno in un momento in cui i bilanci ora li stanno facendo con le commissioni, non con i margini di intermediazione. Noi Faremo il nostro mestiere di giornalisti, combattendo e avendo gli altri colleghi allineati con il potere che ci daranno addosso».
Concorda, sulla necessità delle nuove regole e sul loro impatto sulle banche, anche Sebastiano Picone di Moneyfarm. «La Mifid 2, se verrà recepita in maniera corretta, darà dignità a uno dei mestieri più importanti nell’ambito dei servizi finanziari, ossia la corretta gestione del risparmio – premette -. La corretta gestione del risparmio può avere un beneficio sociale. A fronte di questo ci potrebbero essere però delle perdite di posti di lavoro nel sistema bancario. Questo è il trade off su cui ragionare a livello politico».
Infatti, «sulle banche nel 2018 rischia di abbattersi la tempesta perfetta – aggiunge – . Perché con alla Mifid 2 avranno molti costi da sopportare e dovranno adeguare le procedure e i processi interni. Ci sono tanti operatori più snelli che utilizzano la tecnologia e che potrebbero avere una flessibilità maggiore. Sarà inoltre in arrivo la direttiva PSD2, secondo la quale i dati bancari non saranno più proprietà delle banche ma saranno dei clienti: li potranno dare a chi vorrano, anche a un consulente indipendente».
«La Mifid obbliga produttore e distributore a una rivoluzione organizzativa, di performance, di abbattimento di costi, di amplificazione trasparenza. Queste quattro cose, vista la tradizionale opacità del canale bancario italiano di raccolta dell’amministrato, rappresenteranno per le banche italiane una rivoluzione, anche se in questi due anni dalla sua approvazione non l’hanno considerata una priorità»
Come finirà? Il punto chiave per Giannino è il ruolo dei regolatori. «La Banca d’Italia in questi ultimi 3-4 anni è stato il più duro alfiere della contestazione alle regole europee», sottolinea. «Banca d’Italia e Consob credo continueranno nella loro tenace azione di rinviare, diluire, attenuare, negare: sono le quattro cose con cui dal 2015 in poi hanno cercato di fronteggiare le 13 risoluzioni e i 64 miliardi di euro andati in fumo. Il Paese ha incassato questa perdita senza protestare perché la colpa è stata addossata all’Europa».
«Non credo che ci sarà una tempesta perfetta – aggiunge – perché l’economia sta andando bene in Cina, Usa ed Europa. Credo che però bisognerà molto vigilare perché in Italia questa collusione tra classe dirigente italiana, mondo dell’Impresa, della finanza, della politica e dei regolatori tenderà il più possibile a diluire l’effetto e l’impatto che queste norme hanno a tutela del risparmio, della trasparenza del risparmio e del taglio dei costi impropri che gravano sulla raccolta e gestione del risparmio. Perché questo implica un impatto forte sugli intermediari che sono al centro del nostro sistema».
«Banca d’Italia e Consob credo continueranno nella loro tenace azione di rinviare, diluire, attenuare, negare: sono le quattro cose con cui dal 2015 in poi hanno cercato di fronteggiare le 13 risoluzioni e i 64 miliardi di euro andati in fumo»