Turismo, la Lombardia è diventata una calamita di turisti stranieri

In Lombardia dal 2008 al 2016 gli arrivi di turisti stranieri sono cresciuti del 50%, il doppio del resto d’Italia. In provincia di Como il 75% degli arrivi coinvolge stranieri. Meglio i 4 e 5 stelle e chi ha investito molto

MARCO BERTORELLO / AFP

C’è una regione che una volta non si associava al turismo e che invece ora è diventata una calamita per turisti stranieri. I dati sulla Lombardia diffusi lunedì 28 novembre da uno studio di Intesa Sanpaolo mostrano come dal 2008 al 2016 le presenze (cioè le notti passate negli esercizi ricettivi) di turisti stranieri siano salite a un ritmo più che doppio rispetto all’Italia nel suo complesso: +50,3% contro il +23,3% della media nazionale. Merito dell’Expo ma anche di diverse province sono riuscite ad attirare turisti stranieri nonostante la regione non abbia da molti anni un hub di una compagnia aerea.

A tirare su i numeri è stata soprattutto Milano (+65%), che ha potuto beneficiare di un evento come Expo 2015. Un effetto che non è svanito con la fine dell’esposizione universale. Se si guardano i dati Istat del 2016 sui movimenti turistici, si vede come la Lombardia abbia avuto un calo di presenze (-1,8%), ma esclusivamente per la componente nazionale (-7,6%), mentre ha continuato a salire quella straniera, del 2,6 per cento.

Anche altre province hanno fatto la loro parte: tra queste Brescia (+45,7%, pari a 2,25 milioni di presenze, la maggiore grazie ai comuni del Garda), a Como (+36%.+573mila), Varese (+73%, +556mila) e Bergamo (+48,6%, +278mila). In province come Como e Brescia le presenze straniere sono oltre il 70% del totale (la media italiana è prossima al 50%).

In Lombardia le presenze di turisti stranieri siano salite a un ritmo più che doppio rispetto all’Italia nel suo complesso: +50,3% contro il +23,3% della media nazionale

Che cos’è successo? «L’Expo incide in particolare sul dato della provincia di Milano – risponde il capo economista di Intesa Sanpaolo, Gregorio De Felice, in un incontro sul turismo in Lombardia a Cernobbio (Como) – . Ma la crescita in Lombardia dei turisti stranieri è stata più del doppio del resto d’Italia. La regione è all’avanguardia nel nostro Paese non soltanto dal punto di vista del manifatturiero ma anche del turismo».

Un’indagine della banca sulle caratteristiche e sul potenziale di sviluppo del settore alberghiero regionale dà altre indicazioni. Secondo gli albergatori intervistati hanno giocato un ruolo piuttosto marginale il lavoro sui canali di vendita e il marketing. Decisamente superiori sono state le indicazioni circa la qualità del servizio, la location e la capacità gestionale. Quanto alla tipologia di albergo, emergono tassi di occcupazione delle stanze maggiori per gli alberghi a quattro o cinque stelle, rispetto a quelli a una o due. Altrettanto vale per gli alberghi di grandi dimensioni, sopra le cento stanze, «che si rivelano anche più in grado di fare leva su una clientela straniera e con una maggiore capacità di spesa». Dal sondaggio la differenza è lampante: tra le strutture con più di 100 camere il 77% si aspetta margini in crescita nel triennio 2018-2020, contro appena il 30% di chi gestisce da 21 a 40 camere.

La differenza tra grandi e piccoli è nettissima: tra le strutture con più di 100 camere il 77% si aspetta margini in crescita nel triennio 2018-2020, contro appena il 30% di chi gestisce da 21 a 40 camere

Una differenza sembra farla la capacità di investire. A sentire gli investitori intervistati, solo il 15% non ha fatto investimenti nel triennio 2015-2017, mentre il 38% ha effettuato investimenti elevati e il 46% moderati. I soldi sono andati nella riqualificazione delle stanze, ma anche nelle strutture di wellness e, in misura minore, nelle spese di marketing.

Uno dei risultati più significativi riguarda le attese per il triennio 2018-2020. Sia sul fronte dei fatturati che dei margini, le attese sono nettamente superiori presso chi ha investito di più negli scorsi anni. «È scontato dirlo, ma è la prova provata che investire è utile sia per il territorio sia per l‘attività imprenditoriale di chi la persegue. La differenza fatta dagli investimenti è estremamente importante», nota De Felice.

Eppure Nel prossimo triennio proprio il dato sugli investimenti è tra i più contraddittori. A sentire le intenzioni degli albergatori, sembra dimezzarsi la quota di chi farà investimenti elevati e questo perché un quarto delle imprese alberghiere non ha ancora deciso se investirà, un dato letto come «un campanello da allarme» da De Felice. Un altro problema non ancora risolto è quello della stagionalità, che rimane altissima. Così come è problematico il rapporto con le agenzie di viaggio online, Ota. Se la quasi totalità degli albergatori, di tutte le dimensioni, vede con favore le prenotazioni tramite internet (e sarebbe difficile immaginare il contrario), meno della metà ha un giudizio positivo sulle varie agenzie online come Booking, eDreams, Trivago eccetera. «Gli imprenditori si sentono strozzati, presi per il collo dagli Ota – commenta De Felice -. O per dirla in altro modo, gli Ota sono importanti per i fatturati ma tirano giù i margini».

Sono tesi i rapporti tra alberghi e agenzie di viaggi online. Se la quasi totalità degli albergatori, di tutte le dimensioni, vede con favore le prenotazioni tramite internet, meno della metà ha un giudizio positivo sulle varie agenzie online come Booking, eDreams o Trivago

Il messaggio del capo economista di Intesa è che, in ogni caso, il settore del turismo va visto come un fattore che sta contribuendo alla ripresa economica in atto e lo farà anche in futuro. «Ovviamente il turismo è un fattore di grande crescita – risponde a una domanda de Linkiesta -, rappresenta il 7-8% del Pil dell’Italia. È un driver di successo che va alimentato per riportare la crescita del nostro Paese verso quello che un obiettivo a mio modo raggiungibile, cioè una crescita a livello turistico, attorno al 2 per cento. Il turismo assieme al pharma e alla cura del benessere è uno dei settori che ha la domanda in crescita futura per i prossimi vent’anni».