Basta perdere tempo su internet (e non fatevi distrarre dalle pubblicità)

Perdiamo troppo tempo su internet? E' colpa della distrazione. Ma con un pizzico di buona volontà possiamo diventare più efficienti

Qual è la risorsa più importante dell’epoca contemporanea? Ci potrebbero essere diverse risposte a questa domanda ma una molto plausibile è: il tempo. Viviamo vite frenetiche, ritmi sempre accelerati e cerchiamo sempre di guadagnare tempo: treni e aerei sempre più rapidi, fibre ottiche sempre più performanti, binge watching per ottimizzare la visione televisiva ecc. Eppure siamo comunque in affanno e le perdite di tempo sono il vero spauracchio di qualsiasi attività lavorativa (e, a volte, perfino ricreativa).

La verità è che le occasioni di perdere tempo sono esponenzialmente moltiplicate dalla nostra costante esposizione alla rete. Che sia quando siamo di fronte al computer o quando estraiamo continuamente dalle tasche o dalle borse il nostro smartphone, le distrazioni sono numerosissime e tutte dietro l’angolo: i vari giochi, i video su YouTube, i commenti sui social, gli eterni botta e risposta su Whatsapp ecc. In particolare per chi svolge lavori creativi, poi, il “pericolo” delle distrazioni è moltiplicato dal fatto che quegli stessi canali devono essere monitorati costantemente per ragioni professionali: essere aggiornati su quello che viene pubblicato sui social network, sui canali di videocondivisione, sulle voci di Wikipedia o anche sui siti delle più importanti testate è fondamentale per molte professioni, ma allo stesso tempo è facile perdersi in un loop di clip, link e altre amenità.

Non ci sarebbe nulla di male se si avesse sempre il tempo di recuperare quei preziosi minuti persi in modo assolutamente randomico. Invece per molti di noi questo può diventare un vero problema: di concentrazione, di rendimento, di efficacia e rispetto delle scadenze. Qualche minuto di distrazione non ha mai fatto male a nessuno, tuttavia l’esposizione sempre più massiccia a una mole crescente di stimoli informativi è dimostrato scientificamente che porti a una diminuzione progressiva del nostro spettro di attenzione. D’altronde il nostro cervello è programmato così: appena nota una variazione nell’ambiente che ha di fronte si allerta, e questo era sicuramente uno strumento utilissimo per i nostri antenati cacciatori che dovevano difendersi dalle minacce o procacciarsi delle prede. Il problema, per noi Homines technologici, è quando questi motivi di allerta sono centuplicati all’interno di uno schermo.

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