“Gli ultimi Jedi” è il Nuovo Testamento di Star Wars

È arrivato al cinema “Star Wars - Gli ultimi Jedi”, l'ottavo capitolo della saga, che promette di spaccare in due la comunità dei fedeli: la vecchia guardia si sentirà tradita, ai nuovi adepti piacerà

Anche quest’anno ci siamo. Dopo Il risveglio della forza e Rogue One, ecco arrivato l’ottavo episodio di Star Wars, Gli ultimi Jedi, ovvero i 156 minuti più attesti del Natale cinematografico. D’altronde, difficile che possa essere il contrario per una saga cinematografica che vive da 40 anni e che, in queste quattro decadi, e quasi tre generazioni ormai, con nove film senza contare le re-release ha tirato su circa 3 miliardi e mezzo di dollari soltanto negli States, quasi 8 se si conta il mercato mondiale.

The last Jedi sta per invadere le sale di mezzo mondo e, a giudicare dall’hype, potrebbe portare un altro bel miliardino da sommare al già gonfio portafoglio di quella che è ormai a tutti gli effetti e con merito una religione laica, con milioni di adepti in ogni continente. In queste ore, nella testa di quelle milioni di persone, che ormai più che un fandom formano una vera e propria umma, una comunità di fedeli, si agita febbrile la stessa domanda prenatalizia che imperversa invariabilmente ad ogni uscita di Star Wars: “Merda spaziale o figata cosmica?”.

La notizia questa volta è che davanti a Gli ultimi Jedi la umma si potrebbe seriamente spaccare. Da una parte la prima generazione, quella dell’Antico testamento, dall’altra la terza generazione, quella del Nuovo Testamento. Nella prima schiera ci sono quelli che hanno tatuato nell’ippotalamo ogni minuto e ogni battuta della prima trilogia, che hanno guardato la seconda con orrore e a cui JJ Abrams ha ammiccato in tutto l’Episodio VII, sostanziale remake dell’Impero colpisce ancora.

Davanti a Gli ultimi Jedi la umma si potrebbe seriamente spaccare. Da una parte la prima generazione, quella dell’Antico testamento, dall’altra la terza generazione, quella del Nuovo Testamento

Si tratta della generazione Nerd, quella che era bambina all’epoca di Guerre Stellari, aveva passato da poco i trent’anni nei giorni disperati della seconda trilogia, e che ora ha sfondato i cinquanta e vedono nella sagoma incanutita di Luke Skywalker — sembra più piccolo di film in film — la propria immagine riflessa. Per questa parte del pubblico, questo nuovo episodio avrà probabilmente il gusto acre che hanno le tappe più importanti della vita quando le fanno gli altri.

E dall’altra parte? Dall’altra parte, per una volta, non ci sono i millennials, per i quali la prima trilogia aveva il sapore delle cose ereditate dai fratelli maggiori e che si sono fatti passare alti un chilometro la terrificante seconda. Eh no, dall’altra parte ci sono i ragazzini, quelli a cui occhi la prima trilogia sembra un western anni 40 colorato a mano e che ora hanno la stessa età dei loro predecessori. Sono loro che apprezzeranno di più questo Episodio VIII, che qualcuno già paragona a una serie tv, che in molti criticano — con anche qualche ragione — per défaillance di scrittura, per i dettaglini comici (che invece piaceranno ai più giovani), per effetti speciali forse un po’ al ribasso.

«Let the past die», dice a un certo punto Kylo Ren, «Kill it, if you have to. That’s the only way to become what you are meant to be». Lascia che il passato muoia. Uccidilo, se serve. È l’unico modo di diventare quello che sei destinato ad essere. E, anche se una parte dei credenti di Star Wars non lo potrà accettare, il destino dell’universo creato da Lucas è di allargarsi, di diventare ancora più ecumenico, conquistando un nuovo pubblico per continuare ad esistere.

«Lascia che il passato muoia. Uccidilo, se serve. È l’unico modo di diventare quello che sei destinato ad essere»


Kylo Ren

In una intervista del 2015, George Lucas ammise di aver la sensazione di aver venduto la sua creatura a degli “white slavers”, che in inglese identifica gli sfruttatori della tratta delle prostitute. Non certo un epiteto carino, e infatti se l’è rimangiato immediatamente. Come sempre accade, dietro quell’insulto c’era una ferita sanguinante, quella che si è aperta in Lucas quando, nel 2012, cedette la Lucasfilm alla Disney. La casa di produzione americana, per 4 miliardi di dollari, si è portata a casa un universo che, fino a quel momento ne aveva fruttati — worldwide — altrettanti.

Da Disney non hanno mai nascosto il loro obiettivo e, dopo aver visto i progetti e le idee che George aveva per gli episodi successivi, dissero a Lucas «We want to make something for the fans». Lui, almeno a quanto racconta, rispose come uno che aveva già capito tutto: «A me l’unica cosa che premeva era raccontare una storia». Ecco, diciamo che dopo Gli ultimi Jedi la cosa appare decisamente più chiara: è finito il tempo dell’Antico testamento di una religione per un manipolo scelto e puro di adepti; ora è il tempo di quello Nuovo, e di una religione ecumenica, che ha bisogno di nuovi fedeli e che sa benissimo come andarli a prendere.

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