Il primo approccio con la scienza avviene a scuola, nel momento in cui il professore insegna ai propri alunni le leggi che regolano l’universo. L’insegnante, quindi, è una figura importante: educa, insegna cosa sia vero, e mostra come riconoscere il falso. La posizione dell’insegnante è estremamente influente: è lui, di fatto, a decidere cosa sia vero e cosa no. E se il professore, di sua iniziativa, iniziasse a proporre ai propri studenti teorie non riconosciute dalla maggioranza della comunità internazionale? Uno scenario distopico, ma non inverosimile.
Potrebbe facilmente essere successo infatti nell’America di Trump, dove a marzo del 2017 circa trecentomila professori americani di scienze hanno ricevuto un libro con annesso DVD: il titolo del libro era “Why Scientists Disagree About Global Warming”. Il testo in questione è una pubblicazione dell’Heartland Institute, un think tank libertario americano, noto sostenitore dell’idea che i cambiamenti climatici non siano causati dall’uomo, quanto invece da fenomeni naturali. L’istituto, conosciuto per aver lavorato con la Philip Morris negli anni ’90 mettendo in discussione le teorie che collegano il fumo passivo ai rischi per la salute, così come per la rumorosa fuga di notizie del 2012, ha anche ricevuto fondi dal miliardario conservatore Charles Koch e dall’industria dei combustibili fossili. Stiamo parlando di un gruppo che ha rilasciato un piano d’azione in 34 punti per la futura amministrazione Trump giusto qualche settimana successiva all’elezione del nuovo presidente, quest’ultimo palesemente scettico sul fatto che il cambiamento climatico sia antropogenico. «Il neopresidente Trump ha l’occasione, unica in una generazione, di rovesciare l’ondata del debito, della regolamentazione eccessiva, e del socialismo clientelare che sta inghiottendo la nazione dal momento in cui il presidente Obama è stato eletto nel 2008», ha dichiarato Joseph Bast, presidente dell’istituto, a novembre del 2016.
E così buona parte dei professori americani di scienze si è ritrovata per le mani un opuscolo non richiesto, che invita i professori, e quindi i rispettivi studenti, a riflettere in merito al cambiamento climatico sotto punti di vista differenti da quelli riconosciuti dalla maggioranza della comunità scientifica internazionale. E forse, questo, è un problema. Soprattutto in un Paese dove “mentre la maggior parte degli insegnanti di scienze include la scienza del clima nei loro corsi, la loro insufficiente conoscenza del tema può ostacolare un insegnamento efficace”.
E così buona parte dei professori americani di scienze si è ritrovata per le mani un opuscolo non richiesto, che invita i professori, e quindi i rispettivi studenti, a riflettere in merito al cambiamento climatico sotto punti di vista differenti da quelli riconosciuti dalla maggioranza della comunità scientifica internazionale
Come scriveva il New York Times ad Aprile, i professori potrebbero ritenere corretto presentare agli studenti anche il punto di vista dell’Heartland per una questione di bilanciamento delle opinioni, in particolare in quegli Stati dove la legge permette l’insegnamento di interpretazioni alternative dell’evoluzione e del cambiamento climatico nelle scuole pubbliche.
Se la prima versione del libro è stata pubblicata nel 2015 a ridosso della conferenza di Parigi sul clima, la seconda edizione è stata rilasciata quest’anno assieme ad un DVD esplicativo. Un libro, questo – scaricabile in Pdf dal sito dell’istituto – che si apre subito con il tono particolarmente fazioso delle accuse dirette alle politiche del presidente Obama da parte di Marita Noon, direttore esecutivo della Citizens’ Alliance for Responsible Energy. Ma già l’introduzione può dare un’idea del titanismo libertario insito nella pubblicazione: “Probabilmente la rivendicazione più ampiamente diffusa nel dibattito sul riscaldamento globale è che ‘il 97% degli scienziati è d’accordo’ sul fatto che il cambiamento climatico derivi dall’azione dell’uomo e sia pericoloso. Questa rivendicazione non è solo falsa, ma la sua presenza nel dibattito è un insulto alla scienza”.
Questa, insomma, è l’America di Trump: politicamente scorretta, che sfida l’establishment della comunità scientifica ed entra a piedi pari nelle coscienze dei propri professori. Come arginare questa emorragia di propaganda? Se lo sono chiesti in tanti, in America. Anche la Paleonteological Research Institution, fondata dal geologo Gilbert Dennison Harris nei primi anni ’30 del novecento, che ha repentinamente risposto all’offensiva dell’Heartland con una pubblicazione dal titolo “The Teacher-Friendly Guide to Climate Change”. La strategia è stata quella di distribuire il libro nelle scuole americane cercando di tenere il passo dei negazionisti, con una pubblicazione che si propone di esporre prove e cause del cambiamento climatico, gli ostacoli nell’affrontarlo e i motivi per insegnarlo. In un articolo uscito qualche giorno fa sul sito DeSmog, uno degli autori, Robert Ross, ha dichiarato che “all’inizio eravamo ovviamente molto allarmati (dalla diffusione del libro dell’Heartland ndr), ma il nostro secondo pensiero è stato ‘bene, ok, noi abbiamo qualcosa che può contrastarlo’”.
L’ultimo capitolo del libro è scritto nella forma delle FAQ e non esplicita in modo diretto la pubblicazione del think tank libertario. Una delle domande presenti è: “gli scienziati sono d’accordo sul fatto che il riscaldamento globale esista e che gli umani ne siano la causa?”.
A quanto pare, in America, ancora no. E se anche i professori di scienze inizieranno ad avere dei dubbi, figurarsi i propri studenti.