La Sicilia? Una terra irrecuperabile (ma con 101 cose da vedere)

Lontana da tutto. Animata da un caos immobile. Per molti non si può salvare. Ma la Sicilia resta una meta alternativa irrinunciabile. E un libro spiega perché

“Si dovrebbe prendere la società ai quattro angoli della tovaglia e buttar tutto in aria”, consigliava Victor Hugo a chi avesse voluto fare una rivoluzione. Nel caso della Sicilia gli angoli della tovaglia sono tre, almeno dal punto di vista geografico. Ma i commensali della “grande abbuffata” non mollano il loro posto a tavola. E di rivoluzioni all’orizzonte non se ne vedono. Si succedono le portate, le stagioni politiche costringono a qualche camaleontico cambio d’abito, ma certi grumi di potere sono duri da scardinare nell’isola-paradiso che sa farsi inferno irredento e forse irredimibile.

ma certi grumi di potere sono duri da scardinare nell’isola-paradiso che sa farsi inferno irredento e forse irredimibile

I “101 perché sulla Storia della Sicilia che non puoi non sapere”, libro scritto dal giornalista Ulisse Spinnato Vega e appena uscito per i tipi della Newton Compton, vanno oltre la missione propria della celebre collana di guide alternative della casa editrice romana.
E sotto la cifra “pop” che invita il lettore a scoprire snodi storici, aneddoti gustosi, personaggi singolari, curiosità geografiche o miti enogastronomici della carnale Trinacria, si intravede il tentativo di andare alle radici di quella separatezza che Sciascia ribattezzò “sicilitudine” e che consente all’autore, un siculo trapiantato da molti anni a Roma, di definire la propria regione “un’isola-universo”, lontana da tutto e animata da un caos immobile, proprio come diceva il filosofo Paul Yorck von Wartenburg (non a caso citato nell’introduzione), molto prima di Tomasi di Lampedusa. Così si torna a riflettere sull’indipendentismo di Finocchiaro Aprile o sui rapporti tra i Borbone e la massoneria, sulla grande emigrazione o sui rapporti tra la vecchia mafia e gli alleati angloamericani ai tempi dello sbarco, tanto per citare qualche capitolo.

Nel volume ciascuno potrà trovare un motivo di interesse per andare o tornare in Sicilia a scoprire o riscoprire qualche angolo noto o meno noto. I “101 perché…” invitano sicuramente a compiere traiettorie alternative, fuori dalle solite rotte. Oppure ribaltano l’inquadratura oleografica di certe vedute da cartolina. Nelle oltre 300 pagine del libro c’è ovviamente di tutto. Dall’eterna disputa linguistica tra fautori di “arancina” e sostenitori di “arancino” al giallo sull’amicizia e i successivi dissapori tra gli scrittori Gesualdo Bufalino e Vincenzo Consolo.

Dal senso profondo della festa del 2 novembre che in Sicilia anticipò la colonizzazione made in Usa con Halloween alle radici del jazz, a proposito di Stati Uniti, che riportano al piccolo comune di Salaparuta, nel Belice; una storia, quest’ultima, per cui l’autore ricorre alla testimonianza eccellente di Renzo Arbore. Insomma, siamo di fronte a una lettura che può essere portata avanti dal principio alla fine o piluccando, saltando tra un capitolo e un altro. Anche a seconda dell’umore del giorno. I “101 perché sulla Storia della Sicilia…” sono la scusa perfetta per un viaggio nella nostra “piccola Africa” che sogna sempre di diventare una specie di California del Mediterraneo.