Terminato il piagnisteo nazionalpopolare? Lui ha la soluzione. Dati Istat: in Italia non facciamo più figli. Trombiamo (si spera), ma non procreiamo. “Nell’arco di 8 anni – dal 2008 al 2016 – le nascite sono diminuite di oltre 100 mila unità”, dice plumbeo l’istituzione nazionale delle statistiche. Precisando: “le donne italiane hanno in media 1,26 figli” e i figli si fanno sempre più tardi. E allora? Apriti cielo. Un Paese senza figli è un Paese sull’orlo della barbarie, preda dei barbari: adottiamo una ‘politica per le famiglie’, con assegni per il bebè e magari un dipendente pubblico che inietti gli spermatozoi di papà nell’ovulo sacro di mammà. Fermi tutti, state tranquilli. Un filosofo ha la soluzione per tutti i nostri mali riproduttivi. Lui si chiama David Benatar, 51 anni, prof e guida del dipartimento di filosofia dell’Università di Cape Town, Sudafrica. Il tipo è un pizzico sociopatico – non si fa fotografare, si fa vedere poco in giro – ed è il guru degli anti-natalisti. Che vuol dire? Questo: “Mentre le brave persone fanno ogni cosa per risparmiare la sofferenza ai propri figli, pochi di loro hanno capito che il modo migliore per prevenire le sofferenze dei figli è non metterli al mondo”.Semplice, rotondo, ovvio. Per non soffrire non occorre ritirarsi in monastero a fare i gargarismi con Siddharta; non bisogna far nascere i figli. Se c’è il nulla, non c’è il dolore. Il pensiero nitido e letale – corredato da sentenze come questa: “al contrario di quello che molti pensano, la qualità della vita umana è piuttosto terrificante” – è espresso in Better Never To Have Been, il libro del 2006 con cui Benatar, in modo piuttosto stupefacente, è salito sugli altari della filosofia. Ora queste idee sono sintetizzate in The Human Predicament: A Candid Guide to Life’s Biggest Questions (Oxford University Press, pp.288, $ 24.95), dove il filosofo parte in quarta: “Nasciamo, viviamo, soffriamo per poi morire – obliati per il resto dell’eternità. La nostra esistenza è soltanto un bagliore nel tempo e nello spazio cosmico. Non è sorprendente, allora, chiedersi: ‘perché tutto questo?’”
11 Dicembre 2017