L’aumento di capitale di Carige, totalmente coperto nonostante tutti i dubbi sull’operazione. E poi ancora, il ruolo della commissione banche, gli errori dell’Italia nel gestire la crisi finanziaria, e la necessità di cambiare narrazione sul sistema del credito italiano «che funziona» e i cui guai sono figli «della scarsa competitività delle nostre imprese». Ne ha da dire, il senatore Luigi Grillo, una lunga carriera parlamentare a cavallo della prima e della seconda repubblica, in buona parte dedicata proprio alle leggi di riforma del sistema bancario italiano: «Il caso di Carige andrebbe raccontato bene – spiega a Linkiesta – perché è la prima volta da anni che una banca in difficoltà esce dalla crisi con mezzi propri, con un aumento di capitale, senza aiuti di Stato, senza contributo del fondo Atlante, essenziale per salvare le venete, e senza il fondo interbancario che ha agito per salvare le altre piccole banche, come Etruria. È un successo per la banca e per il sistema bancario italiano. E di questo va dato merito a Paolo Fiorentino».
Senatore Grillo, non è un po’ presto prima di parlare di successo del sistema bancario? In fondo Carige era un’altra banca che rischiava di saltare per aria…
Rischiava perché c’è stata titubanza da parte di alcuni grandi azionisti a investire nuovamente nella banca.. Quando però il consorzio di banche garanti, Credit Suisse, Deutsche Bank e Barclays hanno minacciato un passo indietro, con il rischio concreto di perdere tutto, sono stati in primis i grandi azionisti, e soprattutto la famiglia Malacalza, a sottoscrivere l’aumento per il bene della Carige e dell’economia ligure. Il resto ha seguito: voglio ricordare che il capitale di Carige è per il 50% nelle mani di piccoli azionisti, 73% dei quali in Liguria.
C’è voluto coraggio, dice lei. In effetti, dopo tre aumenti di capitale in pochi anni…
Questa volta è diverso, però. Perché Paolo Fiorentino ha scommesso sull’aumento di capitale dopo che era andata a buon fine la conversione dei bond, la vendita degli asset e quella degli Npl che, dopo un iniziale interessamento dei fondi americani e inglesi, sono stati ceduti al Credito fondiario. L’aumento di capitale, questa volta, era solo la quarta gamba del risanamento. Adesso bisogna alienare le filiali al Sud e gestire il prepensionamento dei dipendenti. In questo senso Fiorentino sta gestendo in modo accorto e rispettoso delle parti sociali riscontrando l’atteggiamento responsabile dei sindacati.
Quindi questa volta sarà diverso?
Carige è in generale una storia a sé, rispetto a tutte le altre banche. Io sono convinto che la banca si possa riprendere: c’è stato un momento in cui stava diventando una delle prime dieci banche nazionali. Ancora oggi può dire la sua nel nord e può dire la sua nelle regioni più sviluppate e ricche d’Italia, dove c’è un importante consolidamento della ripresa.
Quindi, basta crisi bancarie?
Questo non lo so, ma quel che è certo è che nel leggere quel che è successo negli ultimi anni è stato dato troppo poco peso ad alcuni elementi di analisi fondamentali.
Ad esempio?
Parto da un rilievo del Governatore Visco, che nella sua ultima relazione ha detto che siamo ancora dentro la più grande crisi finanziaria degli ultimi 150 anni, quella che nasce dalla crisi del sistema finanziario americano. Là sono fallite più di 100 banche. E ricordo agli smemorati che il governo Americano ha speso 2300 miliardi per salvarle, così come il governo Inglese ha speso 1100 miliardi di sterline per salvare le banche britanniche e il governo Tedesco 450 miliardi. Il nostro sistema è l’unico che non si è salvato grazie agli aiuti di Stato, nessuno mai lo ricorda.
Il secondo motivo della crisi?
Non si può pensare che in un sistema produttivo in crisi, le banche prosperino. Sarebbe paradossale. È la nostra scarsa competitività che purtroppo si ripercuote sul sistema bancario.
«Non si può pensare che in un sistema produttivo in crisi, le banche prosperino. Sarebbe paradossale. È la nostra scarsa competitività che purtroppo si ripercuote sul sistema bancario»
Quindi è colpa dell’economia reale, se le banche vanno male? Non c’entrano niente Bankitalia e Consob, la vigilanza mancata, le scelte sbagliate del management…
Io stimo molto la Banca d’Italia. Li conosco e li frequento da molti anni, sono un punto d’eccellenza che il mondo intero ci invidia. Di fronte ai rilievi che sono stati sollevati in commissione parlamentare, spero si metta mano a modifiche legislative per rivedere i rapporti tra Bankitalia e Consob. Così come spero che una volta per tutte si faccia chiarezza sulla vigilanza in capo alla Bce che non funziona.Come non funziona? Scusi, tutti i casi di malgoverno di questi anni sono stati scoperti dopo che Francoforte ha cominciato a mettere il naso nei bilanci delle banche italiane…
Ciò non è assolutamente vero. I giovani funzionari della BCE che svolgono l’attività di vigilanza non conoscono le nostre banche e il nostro territorio e fanno interventi assurdi. Basta interpellare i nostri banchieri in merito: non ce n’è uno che non glielo confermerà.Era meglio la vigilanza di Bankitalia, allora? Quella che parlava di Popolare di Vicenza come di un istituto solido, quello con cui le banche in crisi dovevano fondersi?
Bankitalia ha prodotto relazioni negative su Popolare di Vicenza al momento giusto. Io sono curioso di vedere cosa dirà il Governatore Visco quando sarà interpellato. Da cent’anni a questa parte, chi ha portato una lira in banca non è mai stato tradito. Purtroppo, c’è questa vicenda dei bond senior, ma sono episodi marginali..I consigli a fondersi con PopVi in quelle condizioni? Marginali pure quelli?
Non mi risulta siano mai stati dati. Io sono arrivato in parlamento nel 1987 e fino al 1997 ho seguito da vicino il processo riformatore del nostro sistema bancario. Proprio in quei 10 anni sono state fatte leggi importanti per modernizzare il sistema. Il Governatore Fazio ha gestito 486 aggregazioni e da 3500 banche che erano siamo passati a 1000. Quindi sì, se qualche banca ha tradito la fiducia, con le attenuanti della crisi finanziaria ed economica, su mille che ce ne sono, questo non vuol dire che il sistema bancario sia marcio. E che su 500 fusioni qualcuna non è andata bene, anche se è tutto da dimostrare, è fisiologico pure questo.A proposito: che ne pensa della commissione banche?
Io ho ritenuto fin dall’inizio un errore politico aver istituito alla scadenza della legislatura quella commissione. Più che una commissione d’indagine sulle banche, è una commissione in cui si cercano colpevoli. E anziché coi banchieri ce la si prenda con Banca d’Italia. Ho apprezzato l’On. Casini quando ha dichiarato che non va fatto processo ai guardiani, ma ai ladri.