Liberiamo le città dalle automobili (l’invenzione più rivoluzionaria che usiamo da idioti)

Serve a spostarsi velocemente, su grandi distanze, in emergenza e in tanti, ma invece noi la usiamo il più delle volte per restare fermi, in coda in città, quotidianamente e da soli, rendendo invivibili le nostre città

Se organizzassimo un grande sondaggio in tutto il Mondo per identificare quale sia l’invenzione più importante della storia dell’umanità, probabilmente la gran parte delle persone risponderebbe: l’automobile. E probabilmente non avrebbero nemmeno tutti i torti. L’automobile. Trovatelo voi un altro oggetto che riesca a mettere insieme metalli, plastiche, tessuti, circuiti, algoritmi, sensori e che, in 5-6 metri cubi di spazio, sia capace di concentrare così tante tecnologie.

L’automobile. Ancora più importante per la vita di un uomo medio occidentale di quello che era stato il cavallo per tutta la storia dell’umanità. L’automobile, il più impressionante simbolo dell’ingegno umano, ma anche della sua più grande e indelebile macchia d’imbecillità: l’egoismo. Per moltissimi motivi, infatti, l’automobile è la più geniale e rivoluzionaria invenzione della storia dell’umanità: ci permette di spostarci velocemente e in tanti percorrendo lunghe distanze, di trasportare cose voluminose, di trasportare in pochissimo tempo chi ha bisogno di assistenza negli ospedali, ci permette di spostarci in zone prive di trasporti comuni, di trasportare pesi impressionanti, e persino di rendere autonome tutte le persone disabili che altrimenti sarebbero condannate all’immobilità.

Eppure, resta ancora l’invenzione che usiamo nella maniera più idiota. La maggior parte delle autovetture, infatti, non le usiamo né come ambulanze, né come servizio pubblico di trasporto, né per trasportare cose voluminose, né per muoverci in spazi altrimenti non percorribili con mezzi di trasporto collettivi, né, ahimé, per consentire alle persone disabili di vivere una vita normale.

La maggior parte delle automobili, infatti, le usiamo per spostare noi stessi, da casa a lavoro, da casa alla palestra, da casa al supermercato, da casa alla scuola dei nostri figli. La maggior parte delle volte che saliamo in una automobile e accendiamo il motore, attiviamo un sistema che usa litri e litri di carburante per creare moltissime energia, energia che sprechiamo letteralmente spostando diverse tonnellate — il peso della macchina — solo per spostare le nostre chiappe di poche centinaia di metri, in zone cittadine ad alta densità di servizi pubblici e, visto che non siamo certo gli unici, ci ritroviamo quasi tutte le volte in fila, fermi, in coda, sprecando energia, inquinando l’ambiente e non riscendo nemmeno a compiere l’obiettivo minimo di tutto quell’investimento di acciaio, plastica, carburante e calore: spostare noi stessi, una cosa per cui la natura ci ha dotato di muscoli, tendini e ossa che funzionano alla grande.

Ancora peggio, poi, perché sia che tutto quel traffico sia attivo e sbuffante idrocarburi e polveri sottili per le vie delle nostre città, sia che quell’immenso ammasso di metallo e plastica se ne resti fermo sui lati di quelle stesse strade, il risultato è lo stesso, grottesco: in pochi decenni abbiamo trasformato le città — che sono quelle robette dove ci siamo rintanati per uscire dal medioevo — in giganteschi e puzzolenti parcheggi.

Se vi trovate in città, magari per strada, fermatevi un attimo e guardatevi intorno: ci sono solo, o quasi, automobili. Tonnellate e tonnellate di acciaio scuro: automobili ammassate quasi una sull’altra, messe in ogni modo, in ogni verso pur di occupare 5-6 metri quadrati di spazio pubblico. E per farne che? Nulla. Assolutamente nulla. Per lasciarle lì ferme, a prendersi le intemperie, a occupare spazio che potremmo usare per altre attività, spazio che abbiamo interamente asfaltato per farle scorrere meglio, queste automobili, ma spazio che ormai è morto.

Avere una automobile non è un diritto. Quanto meno non lo è di più che avere, che ne so, un elicottero. E anche spostarsi in automobile non è affatto un diritto o, se lo era, se lo sono dimenticati nella lista dei diritti umani.

Avere l’automobile può essere importante, decisivo in alcuni contesti in cui è l’unica cosa che permette a degli esseri umani di sopravvivere. Ma non in città. In città è diventato un gesto inutile, violento, inquinante, invadente e antisociale, che fa male alla collettività e che non serve neppure più per risparmiare tempo, visto che vi vedo ogni giorno che bestemmiate in coda ai semafori, o in cerca di posto dove lasciare le vostre tre tonnellate di acciaio.

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