Cos’è la viola da gamba, lo strumento dimenticato a metà del ’700

Torna in auge nell’ondata di recupero della musica colta, ma la sua storia, antica, si conclude prima dei capolavori della musica classica. Il suo suono particolare, il suo carattere ibrido la rendono, ancora oggi, uno strumento unico

Non è un violino, non è un violoncello, non è nemmeno una chitarra. È la viola da gamba, che c’entra un po’ con tutti gli strumenti nominati ma che mantiene una sua specifica autonomia. Si suona appoggiata a terra (per questo si dice “da gamba”) come un violoncello, ma ha ha sei corde come una chitarra (a volte anche sette, almeno a giudicare da un dipinto del Domenichino), che vengono legate allo strumento come uno liuto.

È diventata famosa negli ultimi giorni a causa della denuncia della musicista israeliana Myrna Herzog, che ha visto il suo strumento distrutto, dopo un viaggio in aereo, dalla scarsa cura del personale aeroportuale. #AlitaliaHatesMusician, ha twittato, e il mondo si è scatenato. Certo, a parte la scontata solidarietà, il dubbio che in fondo anche la musicista sia stata imprudente (in particolare non prenotando un posto in aereo per la viola da gamba, come fanno tutti i suoi colleghi) è inevitabile. Ma tanto basta: si parlava della viola, non dei danni in aeroporto.

A dispetto del nome, del resto, la viola non appartiene alla famiglia dei violini: ha un dorso piatto, anziché curvo, presenta i capotasti per distinguere i semitoni (su violino e viola è il suonatore che individua i suoni) e ha sui lati buchi a forma di “c” e non, come i violini, a forma di “f”. Ha un sistema di accordatura particolare, un manico piegato e vanta diverse varianti.

La sua popolarità tocca l’apice nella musica di gruppo (con altri strumenti affini) nell’Inghilterra elisabettana, cioè intorno al XVI secolo, per poi andare a spegnersi (esclusi i recuperi moderni) intorno alla fine del 1600, con le musiche di Henry Purcell. In Francia conoscerà un’altra sorte, distinguendosi come strumento solista. Molto apprezzata dal re Luigi XIV, diventerà protagonista di una fitta serie di composizioni, imponendosi come strumento di moda.

Per viola da gamba scrissero autori come Johann Sebastian Bach, o Georg Philipp Telemann. Questi, forse, è l’ultimo a utilizzarla, nella sua celebre raccolta di Dodici Fantasie del 1735.

Il suo tempo era agli sgoccioli, il suo utilizzo era sempre più raro. Il mondo stava scoprendo (amando) gli archi e non aveva né tempo né orecchio per queste sonorità del passato. Giorno dopo giorno, anche la viola da gamba venne travolta dal passaggio del tempo. Solo qualche secolo dopo sarebbe stata travolta anche dalla mancanza di delicatezza degli scaricatori degli aeroporti.