La sicurezza sul lavoro può assorbire la disoccupazione (e le morti bianche)

Un ventaglio di professioni eterogenee e una richiesta di professionalità trasversali: quello della sicurezza sul lavoro, spesso snobbato, è in realtà un campo serio e “dinamico” che offre ampie prospettive lavorative. Anche e soprattutto per le donne

Qualche giorno fa il fantasma delle morti sul lavoro è tornato a disturbare il sonno dell’opinione pubblica. Il caso è noto: la morte per intossicamento di quattro operai di un’azienda milanese specializzata nelle lavorazioni dell’acciaio. La “Lamina Spa” è stata descritta come un’azienda modello, dove sempre è stata alta l’attenzione per la sicurezza. Eppure qualcosa è andato storto. Si parla di due guasti: l’allarme che non avrebbe suonato – o che non sarebbe stato ascoltato – alla base della buca , e un guasto che avrebbe permesso all’argon di liberarsi nell’aria. Come sottolinea anche il Corriere della Sera, questa “è un’inchiesta complicata: deve affrontare, per cominciare, l’eventuale «sottovalutazione» del rischio da parte degli operai caduti”, ma senza sminuire la tragica rilevanza della casualità.

Ora nel registro degli indagati per omicidio colposo plurimo, c’è il titolare dell’azienda. Ma forse non sarà l’unico: la catena delle responsabilità potrebbe includere anche altre figure; capo della sicurezza e tecnici che hanno monitorato nel tempo le condizioni dell’impianto in primis.

Sicurezza sul lavoro: è questo il tema chiave su cui tornare a riflettere nell’Italia di questo inizio 2018. Ma questa volta planiamo sull’argomento partendo da lontano, lontanissimo, osservando la realtà da una prospettiva desueta: quella della disoccupazione.

Non c’è dubbio che la pletora di giovani senza lavoro e le morti bianche siano a loro modo due grandi problemi italiani. E se le due cose si potessero eliminare a vicenda, sarebbe così assurdo? Forse, no.

La realtà è che il mercato della sicurezza sul lavoro è estremamente ampio e variegato: le aziende, così come la pubblica amministrazione, necessitano per legge di figure professionali ben precise che si occupino di sicurezza. Una materia questa, spesso snobbata, o semplicemente poco conosciuta. Poco “di moda”. Eppure è evidente: c’è grande richiesta per una serie di professioni legate alla sicurezza, etichettate a priori come non coinvolgenti o poco accattivanti, mentre in realtà sono dinamiche e molto, molto serie.

Lo assicura a Linkiesta.it la direttrice del master in “Sicurezza e Prevenzione nell’Ambiente di Lavoro” dell’Università degli Studi di Bologna Patrizia Tullini:

«Confermo che questo tipo di professione è molto ricercata dalle aziende. Lo dico “a ragion veduta”, perché vengo costantemente contatta da aziende in cerca di giovani ragazzi da inserire come stagisti, ma anche per vere e proprie assunzioni – spiega la Tullini -. L’offerta è amplia perché la normativa si adatta a diversi settori: ha il campo di applicazione più vasto possibile, nel privato, come nel pubblico – dalle amministrazioni comunali, alle carceri, ai ministeri, fino alle industrie metalmeccaniche e alle università etc. Un’altra dimostrazione è che per sua natura un master, se non ha risultati in termini di presenza di studenti sul mercato, chiude. Non è un corso di laurea, non riceve finanziamenti dall’ateneo e quindi la sua sopravvivenza dipende dai risultati. È da tredici anni che il mio master viene riconfermato, indice del fatto che il mercato continua ad assorbire i laureati».

Le professionalità che lavorano nel campo della sicurezza sul lavoro sono molte e svolgono compiti ben precisi. Ma non è stato sempre così. In Italia il quadro delle professioni è stato definito solo in tempi recenti, dopo anni di incertezze. È infatti nel 2008 che entra in vigore il “Testo Unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro”. L’81/08 è un testo normativo importante, perché recepisce una serie di direttive a livello europeo: se infatti la Comunità europea ha iniziato negli anni ‘70 a emanare direttive, l’Italia ha impiegato svariati lustri per recuperare il ritardo.

Il mercato della sicurezza sul lavoro è estremamente ampio e variegato: le aziende, così come la pubblica amministrazione, necessitano per legge di figure professionali ben precise che si occupino di sicurezza. Una materia questa, spesso snobbata, o semplicemente poco conosciuta. Poco “di moda”. Eppure è evidente: c’è grande richiesta per una serie di professioni legate alla sicurezza, etichettate a priori come non coinvolgenti o poco accattivanti, mentre in realtà sono dinamiche e molto, molto serie

Questo Decreto legislativo è essenziale perché è il primo tentativo di testo esaustivo in materia: cerca di raccoglie la maggioranza delle normative prevenzionistiche e ne dà i caratteri generali, che poi vengono declinati nei differenti settori produttivi. E soprattutto identifica alcune figure essenziali:

«Le figure più note che sono entrate nel nostro ordinamento sono quelle di Responsabile del Servizio Prevenzione e Protezione (RSPP) e di Addetto al Servizio di Prevenzione e Protezione (ASPP)-sottolinea la professoressa Tullini -. Ma non sono le uniche. Assieme a loro c’è il medico competente in igiene e salute nei luoghi del lavoro, e il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, che spesso è un rappresentante sindacale, ed è la figura di riferimento per i lavoratori. Così si viene a formare un vero e proprio team composto da un certo numero di professionisti della sicurezza. Queste sono le figure base. Poi entrano in gioco altre professionalità, che possono essere maggiormente sfaccettate».

Parliamo di un ventaglio di professioni eterogenee: formatori, consulenti, project manager etc. Quelle richieste, sono professionalità trasversali che vanno dal mondo tecnico, a quello umanistico, a quello comunicativo-relazionale. In poche parole: una gustosa occasione per trovare lavoro.

Ma esattamente, un giovane interessato a questo tipo di specializzazione quali percorsi formativi può intraprendere?

Secondo la Tullini la laurea è sempre fondamentale. «Se un ragazzo è interessato al tema fin dalle scuole superiori, ci sono corsi di laurea triennali che preparano per svolgere questo tipo di professione». In realtà il tema della sicurezza è spesso inflazionato, ed esiste un sottobosco di corsi di formazione in materia. «Lo fanno in molti, dalle associazioni di categoria ai sindacati. L’offerta è amplissima, ma non tutti i corsi sono abilitanti».

Come in ogni professione però, più alta è la formazione, maggiori sono le prospettive. Soprattutto in un campo dove normative e aggiornamenti professionali si susseguono senza sosta. «Il master – ci tiene a sottolineare la Tullini – ha successo perché quello della sicurezza è un settore molto dinamico, per via dei continui aggiornamenti delle tecnologie e della produzione normativa. L’Europa infatti non sta mai ferma, i piani d’azione e le direttive sono quasi all’ordine del giorno. Ne consegue che le imprese sono sempre più alla ricerca di professionalità adeguate».

Ad osservare i team che si occupano di sicurezza sul lavoro si ribaltano anche i pregiudizi di genere. Si sta costruendo un modello positivo che si sta conquistando il suo spazio di diritto. Anche se onusto sotto il macigno culturale del Paese delle “quote rosa”.

C’è un trend che vede negli ultimi anni un’accresciuta presenza delle donne nel settore. Invertendo così una tendenza diffusa che è quella di premiare le professioni tecniche e di sesso maschile. Penso di essere l’unico direttore di sesso femminile di un master di questo genere in Italia. Dopo tredici anni ho dimostrato che non solo per me, ma anche per le ragazze ci sono ottime opportunità in questo campo


Patrizia Tullini, direttrice del master in “Sicurezza e Prevenzione nell’Ambiente di Lavoro” dell’Unibo

Ed è proprio la prof.ssa Tullini a raccontarci questo interessante «trend che vede negli ultimi anni un’accresciuta presenza delle donne nel settore. Invertendo così una tendenza diffusa che è quella di premiare le professioni tecniche e di sesso maschile. Penso di essere l’unico direttore di sesso femminile di un master di questo genere in Italia. Dopo tredici anni ho dimostrato che non solo per me, ma anche per le ragazze ci sono ottime opportunità in questo campo».

Dopo il periodo di formazione, si entra nel mondo del lavoro vero e proprio. Ma qui non si scherza, le attività da svolgere sono molte e il carico di responsabilità è pesante. Il pilastro della prevenzione aziendale è il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR). Inoltre, il Servizio di Prevenzione e Protezione si occupa di tutta la parte di formazione e informazione in materia di sicurezza. Al Servizio giungono anche tutte le segnalazioni, da parte dei dipendenti e dei lavoratori, di quelle che sono le perplessità rispetto alla sicurezza in azienda: potrebbero infatti essere individuate delle criticità che devono essere indicate al Servizio per essere corrette.

In definitiva, c’è un punto estremamente importante, su cui anche la Tullini vuole far luce: malgrado l’interesse verso questo campo guidato dall’offerta di posti di lavoro «in questo settore non si improvvisa. Certo, i praticoni ci sono dappertutto. Ma chi è dentro al settore capisce subito cosa sia improvvisato e cosa sia un lavoro serio. Qui si può barare poco. Conta quello che si sa fare. Anche perché un’azienda, su questi temi, rischia e rischia molto. Un risparmio sulla professionalità del consulente, espone il datore di lavoro a rischi penali e civili».

Come il titolare della “Lamina Spa” e gli addetti alla sicurezza, che ora si trovano a fare i conti con la morte di quattro persone sul luogo di lavoro. È l’ennesima morte bianca che, forse, si poteva evitare.

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