Su Netlfix spopola la serie cult Stranger Things, nella quale un gruppo di giovani ragazzini in bicicletta di una piccola cittadina americana si trovano a vivere avventure extra- ordinarie quando scoprono, involontariamente, la tetra dimensione parallela del “sotto-sopra”: un luogo popolato da “demogorgoni” nel quale ogni tanto sprofondano attraverso pavimenti, muri e fessure. A vedere le immagini di Via Livio Andronico e della voragine che si è aperta in mezzo alla strada, nel quartiere di Roma Balduina, viene da domandarsi se anche in questo caso non sia colpa di qualche strano mostro o di un misterioso “sottosopra balduino” Invece, dalle prime ricostruzioni, di mostro certamente trattasi, ma non demogorgone: pare l’ennesimo iellato esempio di malagestione e incompetenza comunal-municipale unita a vispi palazzinari, il tutto concentrato nel quartiere forse a maggior rischio idrogeologico di Roma.
La ditta del cantiere di via Lattanzio ha raso completamente al suolo una scuola di ingenti dimensioni, il Santa Maria degli Angeli, che per anni è stato un punto di riferimento per il quartiere. La maggior parte delle persone che hanno vissuto da decenni a Balduina e dintorni, hanno frequentato almeno un ciclo scolastico in quella scuola privata, tanto che prima della demolizione ci si interrogò sulla possibilità di definire la struttura un edificio storico. Quel che è certo è che la struttura – pur semplice – era solida, piacevole esteticamente, con godibili spazi esterni ed era certamente riconvertibile in altro senza raderla al suolo. A patto di non voler “strafare” chiaramente. Già che c’erano, è stata buttata giù anche la chiesa in cemento armato, che Dio solo sa, in questo caso letteralmente, quanto occorra trafficare tra fondamenta e demolizione per eliminarla. In effetti, già dalle prime demolizioni, erano iniziati i problemi. Cascate di acqua e tubi rotti nella stessa via Lattanzio, con perdite che arrivavano quasi fino alla vicina scuola pubblica Chiodi. Ci sono voluti diversi giorni prima di riuscire a individuare la falla e rattoppare la strada.
Qualsiasi municipio e comune responsabile, dopo numerose preoccupazioni esposte da cittadini e inquilini dei palazzi limitrofi al cantiere, avrebbe fermato i lavori, procedendo con le opportune verifiche. Il municipio XIV che racchiude appunto Balduina è amministrato dal Movimento 5 stelle, così come il Comune del resto. Poco dopo la sfiorata tragedia sono andati a constatare l’enorme disastro sia la Sindaca Virginia Raggi che il Presidente del Municipio: «I colpevoli pagheranno», ha annunciato la sindaca in un sussulto di originalità. Dimenticandosi, forse, che negli scorsi mesi molti cittadini avessero contrastato la demolizione della scuola, contestato i lavori e segnalato problemi, scricchiolii sospetti, perdite d’acqua.
Attualmente sul crollo dell’intera via, i danni alle auto posteggiate, oltre che all’evacuazione delle famiglie degli immobili più a rischio, si possono leggere – anche online – alcune dichiarazioni del responsabile della ditta del cantiere di via Lattanzio, che attribuisce una buona fetta delle responsabilità ad Acea, per via di tubature corrose che, perdendo acqua, avrebbero appesantito la parte di terreno che i piloni non avrebbero retto; la Acea, a sua volta, come immaginabile, rimanda, sdegnata, le accuse al mittente.
Ma nel rimpallo di responsabilità o nel concorso di colpa tutto da accertare, il fatto emblematico che testimonia l’incuria del Comune e del municipio competente si può rilevare facendo riferimento alle parole del Consigliere del Partito Democratico e Presidente della Commissione Trasparenza del Municipio XIV, Julien Colabello, che fin dallo scorso ottobre aveva presentato ben tre accessi agli atti al Dipartimento urbanistica del Comune di Roma, per verificare quanto nel dettaglio si stesse combinando a via Lattanzio. In una sua nota di queste ore, dichiarava: «Alla terza richiesta di accesso agli atti in Comune il 5 febbraio il Dipartimento urbanistica mi ha riposto che “i documenti di cui si invoca l’ostensione sono detenuti nell’Archivio di questo dipartimento. Mi chiedo come sia possibile che siano state archiviate le carte di un cantiere ancora in corso, proprio a un passo dalla frana avvenuta». Negli anni passati, precisamente appena 100 metri più in basso, alcuni palazzi sono stati rinforzati, sembra, proprio per problemi statici. Per non parlare delle frane sotto Monte Mario e dei danni nel quartiere Trionfale (“a valle”), per via dell’ incuria, delle piogge ingenti, di diversi abusi, di box nati intorno e dentro Monte Ciocci. Che dire poi dei “fanghi termali” di via Simone Simoni, che alle prime piogge diventa tutt’oggi un set perfetto per Indiana Jones?
: «I colpevoli pagheranno», ha annunciato la sindaca Raggi in un sussulto di originalità. Dimenticandosi, forse, che negli scorsi mesi molti cittadini avessero contrastato la demolizione della scuola, contestato i lavori e segnalato problemi, scricchiolii sospetti, perdite d’acqua.
Balduina può essere tranquillamente definito l’ottavo colle di Roma di terreno di riporto, composto da anni di stratificazioni di molle argilla, sabbia e altri sedimenti. È anche un quartiere dall’urbanistica incerta, fatto di palazzi residenziali, un paio di punti nevralgici per lo shopping di zona, alcune scuole, due parrocchie principali e diversi garage scavati un po’ dove capita (meglio se sotto le chiese del quartiere, n.d.r.). Balduina si inerpica tra Monte Mario e Monte Ciocci, un parco bello e particolare, da cui si scorgono la cupola di San Pietro, le mura vaticane e si può guardare l’orizzonte fino al Terminillo. Quel parco, fiore all’occhiello del quartiere, vanta una scuola agraria unica nel suo genere, alcuni pastori con capre e pecore modello presepe urbano (davvero suggestivo), una pista ciclabile che dal parco attraversa Balduina fino a Ottavia e oltre. Monte Ciocci fu, tra le altre cose, teatro del set di “Brutti Sporchi e Cattivi”, i baraccati di Ettore Scola. Un posto che sembra fuori dal mondo, che vale una passeggiata e che affacciandosi propone in modo impietoso, con un panorama a 360 gradi, il bello e il brutto dell’urbanistica della città eterna.
Ultima novità da registrare dal Monte Ciocci, verso il lato di Via di Valle Aurelia, è un altro, enorme cantiere. A breve vedrà la luce un imponente centro commerciale, in un punto cruciale per il traffico su gomma della città, in una delle tre strade principali che uniscono l’Aurelia a San Pietro, già piuttosto congestionate. Un centro commerciale che certamente riqualificherà la zona dopo anni di stop and go nelle autorizzazioni delle varie amministrazioni romane, ma forse un pò un azzardo sia per via della nuova gestione del traffico cittadino che per l’estrema vicinanza all’ “ottavo colle”.
Roma è un cantiere perpetuo, segue una urbanistica disordinata e spesso incomprensibile. È una città nella quale si continua a costruire ovunque, perlopiù palazzi francamente brutti, ancora più brutti di quelli costruiti dagli anni ’60 in poi, senza pensare a riqualificare strutture e territorio in un modo diverso e davvero moderno. Molto, troppo, si muove sotto ai nostri occhi, senza che ne colga il senso, senza che un quartiere, una via, un palazzo, possa essere frutto, almeno oggi, dopo anni di speculazioni di ogni tipo, di un bisogno non solo privato ma anche collettivo, almeno in una ragionevole parte. Senza che il territorio e l’urbanistica rispecchi i bisogni di nuove famiglie che si creano, abitudini diverse, nuovi modi di vivere la città e nelle sue innumerevoli strade.
Sempre la stessa storia, la stessa Roma: risucchiata dal “sottosopra” dei palazzinari e dalle “strane cose” accrocchiate dalle varie amministrazioni. Anche da quelle “oneste” o che tali si professano, che siano a 5 stelle o di altri schieramenti politici. Marco Pannella in una sua sacrosanta proposta di più di 20 anni fa, rintracciò la necessità di istituire la figura del geologo di quartiere. Questa sarebbe oggi, tanto per iniziare, un buon punto da cui ripartire. Una precondizione di competenza, sicurezza, legalità necessaria ai cittadini, ai costruttori e soprattutto a questa politica.