Il luogo letterario dove vorrei traghettare la mia vecchiaia si chiama Zembla. Zembla è il cuore sinistro del più eccentrico romanzo del Novecento. Lo ha scritto Vladimir Nabokov. S’intitola Fuoco pallido. Anno di grazia 1962. Il romanzo, di fatto, si snoda attraverso le note redatte da Charles Kinbote al poema, in 999 versi, del celebrato lirico americano John Shade, che s’intitola Fuoco pallido, appunto. Kinbote è l’erede del re di Zembla, “mia amata patria”, “una regno di pace e di eleganza”, dove “fiorirono le arti gentili e le scienze pure” e “armonia, sì, era questa la parola d’ordine del regno”. Nella geografia nabokoviana, Zembla adombra l’Eden russo prima della Rivoluzione. Risposta banale.Questa “remota contrada nordica” con il nome di Nuova Zembla è censita nei reperti geografici dell’era dei lumi. “Gli Olandesi pretendono di essere stati i primi a scoprire questa Terra nel 1594 cercando il passaggio per l’Oceano Settentrionale per andare per là nel Giappone, e della Cina, ma ne furono impediti dai ghiacci” (Istruzioni di Commercio e suo stato antico, e moderno, Napoli, 1804).
2 Febbraio 2018