Correva l’anno 2007 e sul trono pontificio sedeva Benedetto XVI, Joseph Aloisius Ratzinger. A novembre il papa emerito fece uscire un’enciclica denominata Spe Salvi, la seconda da quando era salito in cattedra. Possiamo dire che il Papa con questo testo intende porre l’attenzione sul tema della fede vista come speranza che trasforma e sorregge la vita dei credenti. Ratzinger spiega che il messaggio cristiano non è solo «informativo», ma «performativo»; il Vangelo non è quindi soltanto una comunicazione di conoscenza, ma è una comunicazione che produce fattualità.
Benedetto XVI inizia così il suo percorso partendo dagli albori del mondo cristiano, rileggendo la storia, la società e i costumi dei tempi che furono per spiegare l’evoluzione della fede e il tema onnipresente della speranza. Quello che è uno dei più grandi teologi della storia recente non si risparmia in citazioni, e si misura con grandi uomini di pensiero: da Bacone, a Kant, ai grandi pensatori della scuola di Francoforte. Un afflato laico che forse non ci saremmo mai aspettati da un Papa che, a differenza di Francesco, trasmette molta meno empatia. Ma, a parte la lettura scorrevole e di grande interesse del testo, è impossibile rinunciare a lasciarsi coinvolgere quando si raggiunge uno dei punti più interessanti di tutta l’enciclica, ovvero quando Benedetto XVI rende conto del pensiero di Karl Marx, dandone la sua personale interpretazione.
Il ragionamento di Ratzinger risiede nel capitoletto denominato La trasformazione della fede-speranza cristiana nel tempo moderno, che inizia con una domanda: “Come ha potuto svilupparsi l’idea che il messaggio di Gesù sia strettamente individualistico e miri solo al singolo?”. Ragionando con Bacone sulla vittoria dell’arte sulla natura, passando per l’idea centrale di progresso che si basa su ragione e libertà, il papa emerito giunge alla feroce denuncia di Engels, che nel 1845 illustrò in modo sconvolgente le terribili condizioni di vita del proletariato industriale.
È proprio ora che viene chiamato in causa il filosofo di Treviri.
“Dopo la rivoluzione borghese del 1789 era arrivata l’ora per una nuova rivoluzione, quella proletaria: il progresso non poteva semplicemente avanzare in modo lineare a piccoli passi. Ci voleva il salto rivoluzionario. Karl Marx raccolse questo richiamo del momento e, con vigore di linguaggio e di pensiero, cercò di avviare questo nuovo passo grande e, come riteneva, definitivo della storia verso la salvezza – verso quello che Kant aveva qualificato come il «regno di Dio». Essendosi dileguata la verità dell’aldilà, si sarebbe ormai trattato di stabilire la verità dell’aldiquà”.
Con puntuale precisione, anche se in modo unilateralmente parziale, Marx ha descritto la situazione del suo tempo ed illustrato con grande capacità analitica le vie verso la rivoluzione – non solo teoricamente: con il partito comunista, nato dal manifesto comunista del 1848, l’ha anche concretamente avviata. La sua promessa, grazie all’acutezza delle analisi e alla chiara indicazione degli strumenti per il cambiamento radicale, ha affascinato ed affascina tuttora sempre di nuovo
E ancora: “con puntuale precisione, anche se in modo unilateralmente parziale, Marx ha descritto la situazione del suo tempo ed illustrato con grande capacità analitica le vie verso la rivoluzione – non solo teoricamente: con il partito comunista, nato dal manifesto comunista del 1848, l’ha anche concretamente avviata. La sua promessa, grazie all’acutezza delle analisi e alla chiara indicazione degli strumenti per il cambiamento radicale, ha affascinato ed affascina tuttora sempre di nuovo”.
Ricapitolando, papa Benedetto XVI elogia a carte scoperte il pensiero di Marx, che è: vigoroso; preciso e puntuale; di grande capacità analitica; di grande acutezza di analisi; e chiaro nell’indicazione degli strumenti. Certo, forse mai ci saremmo aspettati un elogio del genere nei confronti del padre del comunismo, ma ovviamente Ratzinger non è marxista, e la condanna infatti non tarda ad arrivare. Il Papa emerito spiega che se le idee erano chiare, non lo erano le indicazioni su cosa fare dopo il rovesciamento della società. “Così, dopo la rivoluzione riuscita, Lenin dovette accorgersi che negli scritti del maestro non si trovava nessun’indicazione sul come procedere”. Per Ratzinger l’errore di Marx si trova in profondità. È la concezione materialistica della storia, che nega la libertà di scegliere il bene, quanto il male.
“Marx non ha solo mancato di ideare gli ordinamenti necessari per il nuovo mondo – di questi, infatti, non doveva più esserci bisogno. Che egli di ciò non dica nulla, è logica conseguenza della sua impostazione. Il suo errore sta più in profondità. Egli ha dimenticato che l’uomo rimane sempre uomo. Ha dimenticato l’uomo e ha dimenticato la sua libertà. Ha dimenticato che la libertà rimane sempre libertà, anche per il male. Credeva che, una volta messa a posto l’economia, tutto sarebbe stato a posto. Il suo vero errore è il materialismo: l’uomo, infatti, non è solo il prodotto di condizioni economiche e non è possibile risanarlo solamente dall’esterno creando condizioni economiche favorevoli.”
Così si conclude il personale ragionamento di Benedetto XVI sul comunismo. L’analisi del pensiero di Marx contenuta in Spe Salvi adirò perfino Cacciari, che commentò dicendo: “è una critica poco fondata, una riduzione di quel pensiero a materialismo economicista. Ma questo lo si sa da più di cent’anni, da quando Giovanni Gentile pubblicò ‘La filosofia di Marx’ , nel 1899”.
Comunque il legame tra il pensiero di Marx e quello Ratzinger risale a tempi più lontani. Infatti dalla biografia di Benedetto XVI scopriamo che: «nel mio corso di cristologia avevo cercato di reagire alla riduzione esistenzialistica e avevo persino cercato di porre a essa dei contrappesi desunti dal pensiero marxista, che, proprio per le sue origini giudaico-messianiche conservava ancora degli elementi cristiani».
Insomma, sebbene la critica nei confronti del marxismo sia evidente e totale, è inutile negare che il pensiero del padre del comunismo sia stato oggetto di forte interesse da parte di Ratzinger. Due grandi pensatori a confronto. Anche se a debita distanza.