Durante l’ultima campagna elettorale, la rete ha avuto soprattutto il compito di veicolare messaggi già diffusi altrove, sulla stampa e soprattutto in tv. Il Web, più che uno strumento di coinvolgimento e un canale di interazione e dialogo con la base, ha assunto soprattutto le sembianze di una enorme vetrina per gli attori politici. Secondo Massimiliano Pananari su La Stampa dello scorso 4 marzo, l’indiscussa protagonista resta la televisione, con i social network rilevanti per determinare l’agenda del discorso pubblico ma non in termini di impatto sul voto. Molti tuttavia, hanno evidenziato che i partiti politici, con meno risorse a disposizione, hanno utilizzato in maniera massiccia la rete per diffondere i propri messaggi, soprattutto perché gli Italiani usano anche Internet per informarsi. Secondo il Rapporto sul consumo di informazione dell’Agcom, reso noto lo scorso febbraio e stilato in base ai dati relativi al 2017, il 41,8% della popolazione per essere aggiornato ogni giorno usa la rete, il secondo canale per frequenza di accesso dopo la televisione e prima della radio e dei quotidiani. I partiti politici dunque, non potevano trascurare la comunicazione digitale, ma come se la sono cavata? Vincenzo Cosenza, attraverso Blogmeter ha raccolto i dati fino al 3 marzo e ha scoperto che Facebook ha raccolto il 60% dei messaggi in rete e il 91% delle interazioni. Il politico che ha ricevuto più citazioni è stato Matteo Salvini. I partiti con più like, commenti, retweet e condivisioni sono stati il Movimento 5 Stelle (39,8% di tutte le interazioni), il PD (15%), la Lega (14,7%), Fratelli d’Italia (10,3%), Forza Italia (8,9%), +Europa (6,4%), LeU (3,3%). Tra Facebook, Twitter, Instagram e YouTube, Salvini ha raggiunto 4,6 milioni di interazioni, seguito dal leader del M5S con 3,7 milioni e da Giorgia Meloni con 1,6 milioni. Renzi non raggiunge il milione, pur avendo molti follower, soprattutto su Twitter e mostrando quindi una minore facilità di coinvolgimento online.
Diverse sono state le analisi delle performance dei principali attori politici in rete, una delle più complete è quella di Alice Blangero e Mariagrazia Carbotti per MR & Associati. Qui scopriamo molti aspetti interessanti. Berlusconi dal proprio account Facebook ha diffuso, con messaggi formali e dai toni mai accesi, card e video sugli interventi delle trasmissioni televisive a cui ha partecipato. La leader di Fratelli d’Italia invece, si è rivolta a 813 mila utenti di Facebook e 641 mila su Twitter. Giorgia Meloni ha risposto ai commenti e ha dedicato video di 2 minuti per spiegare i propri temi tra i quali ha trovato ampio spazio l’immigrazione. Contrariamente a Berlusconi, i post pubblicati ogni giorno sono stati molti, una decina, una dozzina invece quelli pubblicati dal suo partito, soprattutto per diffondere i punti del programma e attaccare gli avversari. Salvini ha usato molto i social network, con una ventina di contenuti pubblicati ogni giorno e con il coinvolgimento degli utenti, basti pensare al contest “Vinci Salvini” dove mettendo like ai suoi post è possibile vincere telefonate, foto e un incontro con il leader della Lega. L’hashtag prevalente è stato #andiamoagovernare. Da MR & Associati è stato notato anche che la Lega ha quotidianamente inserito l’articolo più letto dai propri utenti.
La rete non è stata usata per coinvolgere gli utenti ma soprattutto per mobilitare l’elettorato di riferimento e per rendere le persone partecipi di notizie rese già note su altri canali
Per questa campagna elettorale, il Movimento 5 Stelle ha attuato una forte la personalizzazione attorno alla figura di Luigi di Maio, che ha 1.323.922 follower su Facebook e 290 mila su Twitter. I post pubblicati dal M5S ogni giorno al milione a 209 mila utenti circa (i follower su twitter sono 603 mila), sono stati una quindicina tra tappe del rally, card, video e post ripresi dal blog delle stelle con immancabile call to action. Peraltro anche lo slogan usato “partecipa, scegli, cambia” è un coinvolgimento diretto e immediato per l’elettore. Come ha evidenziato Pietro Raffa, rispetto alla strategia comunicativa delle elezioni Politiche del 2013, la televisione non è stata evitata ma al contrario, usata con frequenza, mentre centrale resta la rete, adoperata abilmente non solo dagli esponenti del movimento ma anche dagli iscritti che condividono a cascata i contenuti.
A usare poco Twitter è stato il leader di Liberi e Uguali, Pietro Grasso che per i suoi 613 mila follower ha pubblicato soprattutto foto, card e interviste. I numeri del partito sono più modesti sui social, dove ampio spazio è stato dato ai temi della campagna, come lavoro, immigrazione o giustizia sociale, ma soprattutto lotta alla mafia, sottolineando così il passato da magistrato di Grasso. La novità di questa campagna elettorale sui social è rappresentata dalla lista Più Europa di Emma Bonino, non tanto per i numeri, quanto piuttosto per il fatto di aver sposato un tema su tutti, ovvero l’Europa e aver declinato tutti gli altri in base ad esso. I colori, le card e l’hashtag #staibonino hanno accompagnato queste settimane gli utenti dei social, in particolare su Twitter è stato usato anche #VogliamoPiùEuropa, proprio a rimarcare la differenza principale con le altre proposte politiche.
E, a proposito di Twitter, il suo monitoraggio è stato effettuato anche da Social Recap, un progetto di Marco Borraccino, che ha esaminato gli account dei leader e dei partiti, riportando quelli con le performance migliori. Proprio grazie a Social Recap scopriamo che nell’ultimo giorno di campagna elettorale l’hashtag #VotoPDperchè era tra i trending topic. Nell’ultimo periodo però nei flussi di Twitter il segretario del PD non era ai primi posti. A confermare la tendenza è stato anche Pietro Raffa che ci fa sapere che tra gennaio e febbraio i leader con più menzioni su Twitter sono stati Berlusconi e Salvini, con Renzi terzo. Nella nostra panoramica sui principali partiti politici manca proprio il Partito Democratico. Dall’analisi di MR &Associati emerge che il PD ha pubblicato molti contenuti, compresi video e card, sia su Facebook sia su Twitter, usando come hashtag #ScegliilPD #squadraPD. Inoltre, è stato dato meno spazio rispetto al passato a Renzi. Borraccino di Social Recap ci ricorda poi, che nonostante il segretario dem abbia molti follower (oltre un milione su Facebook e oltre 3 su Twitter), i tweet dal 28 dicembre al 15 febbraio, sono stati solo 150, pur essendo secondo per rtw solo a Salvini.
In generale dunque nell’ultima campagna elettorale, la rete non è stata usata per coinvolgere gli utenti ma soprattutto per mobilitare l’elettorato di riferimento e per rendere le persone partecipi di notizie rese già note su altri canali.