Rieccole. In Siria son tornate le armi chimiche. Sarebbero state usate contro Douma, il sobborgo di Damasco dove si sono asserragliati gli irriducibili di Jaysh al-Islam (l’Armata dell’Islam). Sarebbero cento i morti per una bomba al cloro sganciata dall’aviazione militare siriana, con il rischio che il conto delle vittime cresca ancora. Sarebbero, è giusto dire. Perché la notizia è stata data dagli Elmetti Bianchi, che lavorano solo nelle zone tenute dagli insorti, e dall’Osservatorio siriano per i diritti umani, mantenuto dal governo inglese, due agenzie molto citate ma comunque schierate contro Bashar al-Assad. E poi, naturalmente, dagli uomini di Jaysh al-Islam, gruppo ribelle che gli Usa hanno sempre rifiutato di inserire nella lista nera delle organizzazioni terroristiche ma che nondimeno sono responsabili di una lunga serie di attentati contro obiettivi civili in Damasco, di violenze nella stessa Douma contro i civili che chiedevano la resa per evitare altri bombardamenti, dell’uso di civili come scudi umani e di tante altre piacevolezze simili.
Dall’altro lato della barricata, l’uso di armi chimiche viene ovviamente negato. Da settimane russi e siriani annunciano una provocazione sul tema “armi chimiche” da parte delle residue sacche di resistenza ribelle (il che, di per sé, sarebbe anche un ottimo sistema per poi usarle davvero), e in queste ore negano che esse siano state impiegate contro Douma. Manca quindi una fonte terza, sicura, affidabile.
Per moltissima buona e brava gente dell’Occidente Putin e Assad sono già due mostri, dei criminali di guerra che andrebbero sbattuti sotto processo, e ancora sarebbe poco. Come dice Trump: Assad è un “animale”. Quella buona e brava gente si può pure capirla. Chi andrebbe a cena con qualcuno anche solo sospettato di essere uno stragista?
Però da questo punto di vista non c’è problema: per moltissima buona e brava gente dell’Occidente Putin e Assad sono già due mostri, dei criminali di guerra che andrebbero sbattuti sotto processo, e ancora sarebbe poco. Come dice Trump: Assad è un “animale”. Quella buona e brava gente si può pure capirla. Chi andrebbe a cena con qualcuno anche solo sospettato di essere uno stragista? Vero? Mica tanto. Qui la risposta giusta sarebbe: dipende. Perché con Putin e Assad non ci andrebbe nessuno, ma con altri sì, tanti, e molto illustri.
Basta osservare quanto succede negli Stati Uniti con Mohammed bin-Salman, l’uomo forte ed erede al trono dell’Arabia Saudita. Il giovane principe (32 anni), che di fatto già governa la petromonarchia, ha intrapreso un viaggio d’istruzione in Occidente, toccando le due capitali cugine: Londra e Washington. Nel Regno Unito ha pranzato con la regina Elisabetta II – mica bubbole – e ha accolto con una certa degnazione i salamelecchi della premier Theresa May, che degli investimenti sauditi (e dei loro acquisti in armi) ha bisogno come il pane.
Poi il giovane Salman è volato negli Stati Uniti e lì… sciambola! Il meglio del meglio. Ha incontrato Donald Trump, che gli ha da poco venduto 200 miliardi di dollari di armi, poi Bill Clinton e i due ex presidenti Bush, il giovane e il vecchio. È stato a Wall Street (e vabbè) e ad Harvard (pure la cultura!), ha percorso la Silicon Valley (culla del futuro, dove considerano Trump un insopportabile burino reazionario) e ha cenato con Jeff Bezos, quello di Amazon, quello che ha comprato il Washington Post per poter dir male di Trump ogni giorno, un democratico a tutta prova.
Poi, rischiando di schiantare per il colesterolo, il Principe si è spostato a Hollywood dove ha cenato con Rupert Murdoch (Sky e molto altro, gran difensore dell’Occidente liberale) e i grandi capi di Disney, Warner e Universal, presenti stelle del grande schermo come Michael Douglas, Morgan Freeman e Dwayne Johnson. Il giorno dopo, super-party nella villa di Brian Grazer, produttore dal curriculum democrat impeccabile (A beautiful mind, Inside man, Changeling…), grande amico e collaboratore di Ron Howard, il biondino di Happy Days diventato ottimo regista. Lì altre stelle del cinema e il grande Kobe Bryant, titano del basket. Per finire, un incontro con 250 tra agenti, avvocati e produttori di Hollywood.
Senza contare che il giovane Mohammed bin-Salman come ministro della Difesa è anche il condottiero saudita dei bombardamenti sullo Yemen, dove sono morte già oltre 10 mila persone, in gran parte civili
Tutta brava e buona gente. Mai prenderebbero un caffè con Putin o Assad. Per questo vien da chiedersi: ma lo sanno chi è e che cosa fa Mohammed bin-Salman? O fanno finta di niente? Sanno, per dirne una, che sono i soldi del Principe e della sua famiglia a pagare le armi con cui quella stessa Jaysh al-Islam spara sui civili di Damasco e di Douma stessa?
E poi, una curiosità: questa brava gente che strilla contro le interferenze russe nelle elezioni e ha paura degli hacker, non ha dato nemmeno un’occhiatina alle mail rubate a Hillary Clinton e pubblicate da Wikileaks? Ce n’è di divertenti. Una del 30 dicembre 2009, quando la Clinton era segretario di Stato, diceva: “L’Arabia Saudita resta una base decisiva di finanziamento per Al-Qaeda, i talebani e altri gruppi terroristici, compreso Hamas… I donatori privati dell’Arabia Saudita costituiscono la più significativa fonte di finanziamento per i gruppi del terrorismo sunnita nel mondo… È una sfida senza fine convincere le autorità saudite ad affrontare il finanziamento ai terroristi che nasce nel loro Paese”. Il neretto è mio: nel mondo, badate bene.
Certo, questo va sul conto del papà di Mohammed, re Salman, che era allora primo ministro, e dello zio di Mohammed, l’allora re Abdallah. Ma nel 2016 Mohammed bin-Salman era già nei quartieri alti del potere saudita, era ministro della Difesa, segretario generale della corte e presidente del Consiglio per gli affari economici. E in quel periodo la Clinton scriveva a John Podesta, capo della sua campagna elettorale: “Dobbiamo usare tutto il nostro peso diplomatico e gli strumenti dell’intelligence per premere sui governi di Qatar e Arabia Saudita che continuano a fornire aiuto finanziario, armi e mezzi all’Isis e agli altri gruppi radicali della regione”. E qualche ideuccia su cosa facessero l’Isis e compari con quei soldi e quelle armi la buona e brava gente miliardaria di Hollywood e della Silicon Valley dovrebbe pure averla, o no?
Senza contare che il giovane Mohammed bin-Salman come ministro della Difesa è anche il condottiero saudita dei bombardamenti sullo Yemen, dove sono morte già oltre diecimila persone, in gran parte civili.
Quindi, se saltasse fuori che Putin e Assad hanno usato le armi chimiche e a voi venisse ugualmente in testa di uscirci a cena, sappiate che si può. Lo fanno i più fighi del pianeta, con gli stragisti, e tutti applaudono.