Da un giorno all’altro, l’eczema da stress che mi spuntava sulla caviglia ogni volta che cambiavo lavoro, firmavo un contratto nuovo o avviavo una nuova collaborazione mi si è trasferito in faccia. Non bastavano il tic all’occhio, la gastrite e l’ansia: il mio organismo ha deciso che stavo dando veramente poca attenzione al suo benessere, e ha deciso di piazzarmi una specie di post-it in faccia con scritto: ANCHE MENO.
Il problema di qualunque adulto impiegato nel settore della comunicazione e dei servizi alle aziende è sempre lo stesso: lo stress. C’è chi lo regge meglio, chi peggio e chi schioppa e se ne scappa a vivere in un villaggio di pescatori asiatico a scelta, ma lo stress non risparmia nessuno. Il problema è sempre quello: troppe cose da fare, troppo poco tempo, e se uno è freelance si aggiunge anche una certa dose di rischio d’impresa, per cui se le cose non vanno bene il lavoro lo perdi tu. Sbagliare non è consentito, sforare neanche. E tutto deve essere fatto contemporaneamente.
Altro che dermatite. C’è da restarci secchi. Come sopravvivere a un male così intrinsecamente Terzo Millennio come quello dello stress da multitasking? La prima cosa da capire, quella fondamentale, è questa: solo i medici del Pronto Soccorso lavorano al Pronto Soccorso, e per loro la tempestività può fare la differenza fra la vita e la morte. Tutti gli altri, no. E per quanto sia fondamentale fare il proprio lavoro con il massimo della cura, può capitare di sbagliare, di prendere un buco, di non essere sul pezzo. Chi lavora nel digitale, in particolare, è sempre esposto agli errori da fretta: la cosa più comune sono refusi ed errori di ortografia, ma quando si gestisce più di un profilo social può capitare di sbagliarsi, di far andare online post che dovevano essere programmati per un altro orario o di sbagliare l’orario di messa online di un post.
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