Si avvicina il giorno della resa dei conti in Centro Europa: l’atlantismo e l’Europa da una parte e la Russia e la Cina dall’altra. E per ora russi e cinesi stanno perdendo. Due episodi recenti danno il polso della situazione: ricorderete che qualche tempo fa il leader cinese Xi Jinping si è lanciato in una campagna contro la corruzione all’interno delle élite della politica e del business del suo Paese. Questa campagna ha anche coinvolto un certo Ye Jianming, consigliere cinese del recentemente rieletto Presidente ceco Zeman.
La presenza di Jianming a fianco di Zeman era stata fortemente criticata dagli oppositori del presidente, che avevano sempre poco in simpatia le aperture ad Est, considerando l’habitat naturale del Paese l’Unione Europea, che pur vogliono riformare. In questo senso si era fatto sentire anche Babiš che, pur senza mai nominare nessuno, aveva suggerito al Presidente una svolta pro europea tra i due turni elettorali. D’altronde il vero business di tutto il V4 (Repubblica Ceca, Polonia, Ungheria e Slovacchia) è con l’Europa, e particolarmente con la Germania.
La Cina negli scorsi anni più che investire ha fatto shopping, comprando anche una squadra di calcio (vi ricorda qualcosa?) e un birrificio. E qui i cechi si sono davvero risentiti: la birra da quelle parti è una questione di orgoglio nazionale, è universalmente riconosciuta tra le migliori al mondo e il Paese ha il più alto consumo pro capite a livello globale. Da allora i cinesi hanno tirato il freno, complice anche un rallentamento della loro economia.
La Cina negli scorsi anni più che investire ha fatto shopping, comprando anche una squadra di calcio (vi ricorda qualcosa?) e un birrificio. E qui i cechi si sono davvero risentiti: la birra da quelle parti è una questione di orgoglio nazionale
Voci di corruzione nelle transazioni milionarie dei cinesi in Repubblica Ceca (e più recentemente Ungheria) ne circolano da un pezzo, ma per adesso di prove non pare di vederne nessuna. Anche i cinesi hanno accusato il loro uomo a Praga di corruzione, ma non è chiaro se ci si riferisca a transazioni in Europa. Comunque sia, la cosa forse più eclatante è che Zeman ha ritenuto di mantenere il cinese come suo consigliere, il che anche dal punto di vista puramente diplomatico, conoscendo la mentalità cinese e visto che il Presidente Xi è praticamente eletto a vita, è un modo di fare alquanto bizzarro.
Chissà se l’intenzione di queste accuse non sia anche un segnale di distensione inviato da Xi all’Europa, che si era fatta sentire durante la visita di Macron a Pechino preoccupata dall’influenza cinese ai suoi confini orientali. Se così fosse la decisione di Zeman di restare vicino a Ye apparirebbe doppiamente improvvisa. La cosa ha chiaramente indebolito Zeman nei suoi rapporti con il Parlamento. Un Governo c’è, ma non ha ancora la fiducia della Camera. Anche così a mezzo servizio, Babiš ha sfidato apertamente il Presidente Zeman e la Russia in un episodio recente. Un hacker russo, Yevgeniy Nikulin, è stato arrestato a Praga. Nikulin era ricercato sia in Russia che in USA, ed entrambi i Paesi ne hanno chiesto l’estradizione.
Complice forse anche una recente visita del politico americano Paul Ryan, e nonostante l’aperto intervento di Zeman in favore dell’estradizione in Russia, l’hacker ha preso la via di Washington. I russi hanno manifestato il loro disappunto, ma è chiaro che i cechi sanno contare: l’83% dei loro scambi commerciali sono con l’Unione Europea, che si è schierata compatta con Washington e contro la Russia anche dopo lo scandalo delle ex spie russe avvelenate dal gas in Inghilterra.
Tra i Paesi del V4, però, restano dubbi sul tentativo di Polonia e Ungheria di accentrare tutti i poteri nelle mani del governo, senza rispettare il sistema di pesi e contrappesi che caratterizza le democrazie moderne ed avvicinandosi a modelli russi o cinesi
Intanto in Slovacchia pare che dietro l’uccisione del giornalista Jan Kuciak ci sia la ‘ndrangheta calabrese. Il giornalista investigativo si sarebbe avvicinato troppo ai supposti rapporti che il governo Fico aveva, attraverso una persona vicina al primo ministro la cui unica voce notabile di curriculum pare fosse la partecipazione a Miss Universo, con i mafiosi calabresi, che sembra abbiano lucrato su fondi europei per l’agricoltura e lo smaltimento dei rifiuti. Ma il Centro Europa non è l’Italia: invece di mettere tutto a tacere il delitto ha fatto partire proteste di piazza e il governo è caduto. Avessimo una stampa e una popolazione capace di reazioni simili e in Italia probabilmente la guerra con la mafia sarebbe stata vinta da un bel pezzo.
Tra i Paesi del V4, però, restano dubbi sul tentativo di Polonia e Ungheria di accentrare tutti i poteri nelle mani del governo, senza rispettare il sistema di pesi e contrappesi che caratterizza le democrazie moderne ed avvicinandosi a modelli russi o cinesi. Sia in Ungheria che in Polonia, infatti, si sta cercando di mettere la magistratura sotto il controllo del governo. La cosa non piace nelle città, che sono anche a livello globale le vere beneficiarie della crescita economica, mentre nelle campagne si dà più peso ai bonus bebé elargiti dai partiti al potere.
In entrambi i Paesi, infatti, durante la scorsa legislatura sono stati approvati schemi generosi per chi ha figli. Il motivo ufficiale è ovviamente quello di fermare il declino demografico, che avviene lì come altrove in Europa. Si sospetta però da parte dell’opposizione che ci sia piuttosto la voglia di comprare consenso con i soldi di tutti. Finché il debito è relativamente basso questo si può anche fare, tanto il conto lo pagheranno quei figli che stanno nascendo e che per ora, ovviamente, non hanno l’età per votare. Evidentemente l’Italia degli anni 80 ha fatto scuola, su questo se non sulla lotta alla mafia.
P. S. Le foto qui sotto sono state scattate non all’aeroporto di Shanghai ma a quello di Praga: il panda prova ad allungare le zampe.