Viktor Orban ha rivinto le elezioni in Ungheria. Anzi le ha stravinte: ha di nuovo ottenuto circa i due terzi dei voti, abbastanza anche per cambiare la costituzione. Abbiamo visto una ripetizione anche della tendenza osservata in tutta Europa e negli USA: la capitale vota in modo diverso dal resto del paese. Le piccole città sono quelle che hanno premiato il partito di Orban, Fidesz, mentre Budapest ha votato principalmente per l’opposizione: socialdemocratici, fermatisi al 12%, e verdi, al 7%. Si conferma quindi anche il forte ridimensionamento di una sinistra la cui base storica sembra sempre più preoccupata dall’immigrazione che dai temi dei diritti civili e dell’ecologia, che vengono percepiti sempre più come appannaggio delle élite urbane che, appunto, votano diversamente dagli altri. Orban viene dipinto come un euroscettico, ma la storia non è ovvia come sembra. Teniamo conto che il secondo partito è Jobbik, decisamente schierato molto più a destra di Fidesz. Fin quando non è stata sciolta, aveva anche un’organizzazione paramilitare con divise che ricordavano episodi centro europei che credevamo tutti di aver lasciato alle nostre spalle. Jobbik, per la cronaca, ha ottenuto il 20% dei consensi.
Orban viene dipinto come un euroscettico, ma la storia non è ovvia come sembra. Teniamo conto che il secondo partito è Jobbik, decisamente schierato molto più a destra di Fidesz
Ricordiamo poi che Orban è un politico consumato e molto scaltro, e sicuramente una spanna sopra a tutti i populisti europei come istruzione e credenziali cosmopolite. Pochi ricordano che il buon Viktor ha studiato a Oxford grazie ad una borsa di studio pagata dalla fondazione Soros (ironia della sorte).Si era laureato con una tesi su Solidarnosc, il sindacato polacco guidato da Lech Walesa che ha contribuito a far crollare il comunismo. Il giudizio euroscettico su Orban si basa su due cose: la sua avversione all’immigrazione e la sua supposta opposizione ad un’ulteriore integrazione europea. Riguardo al primo punto c’è poco da dire: tutti i Paesi del V4 (Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia e, appunto, Ungheria) si oppongono all’immigrazione e ai piani di redistribuzione dei migranti.
È però anche vero che Orban si è dimostrato più scaltro dei suoi colleghi anche su questo tema: mentre infatti tuonava contro l’immigrazione, parte importante del successo elettorale appena conseguito, nel 2017, alla zitta, ha accettato 1300 rifugiati: l’avreste mai detto? Un colpo da maestro, che ha permesso a Fidesz di giocare la parte del poliziotto buono con l’Europa all’interno del V4. Oltretutto l’argomento usato da Budapest è stato doppiamente intelligente: il governo ha dichiarato che l’Europa chiede una distribuzione di richiedenti asilo il cui status non è ancora stato accertato, e qui il governo dice di no, ma in presenza di uno status di rifugiato è la magistratura che decide in base alla convenzione di Ginevra.
E’ però anche vero che Orban si è dimostrato più scaltro dei suoi colleghi anche su questo tema: mentre infatti tuonava contro l’immigrazione, parte importante del successo elettorale appena conseguito, nel 2017, alla zitta, ha accettato 1300 rifugiati: l’avreste mai detto?
Tra i Paesi del V4, infatti, ci sono dubbi abbastanza fondati sul tentativo di Polonia e Ungheria di accentrare tutti i poteri nelle mani del governo, senza rispettare il sistema di pesi e contrappesi che caratterizza le democrazie moderne ed avvicinandosi a modelli russi o cinesi. Sia in Ungheria che in Polonia, infatti, si sta cercando di mettere la magistratura sotto il controllo del governo. La cosa non piace nelle città, che sono anche a livello globale le vere beneficiarie della crescita economica, mentre nelle campagne si dà più peso ai bonus bebé elargiti dai partiti al potere.
In entrambi i Paesi, infatti, durante la scorsa legislatura sono stati approvati schemi generosi per chi ha figli. Il motivo ufficiale è ovviamente quello di fermare il declino demografico, che avviene lì come altrove in Europa. Si sospetta però da parte dell’opposizione che ci sia piuttosto la voglia di comprare consenso con i soldi di tutti. Finché il debito è relativamente basso questo si può anche fare, tanto il conto lo pagheranno quei figli che stanno nascendo e che per ora, ovviamente, non hanno l’età per votare. Evidentemente l’Italia degli anni 80 ha fatto scuola e il momento in cui verrà presentato il conto è ancora lontano.Insomma Orban è un politico di razza che potrebbe voler difendere i confini europei, oltre a quelli ungheresi, ed è profondamente convinto, come tutto il V4, che l’Europa sia casa sua, molto più della Russia o della Cina, che anche se investe miliardi in Ungheria non può avvicinarsi agli scambi con l’UE, che restano ben superiori alla metà del totale. Peggio ancora la Russia, che nemmeno investe in infrastrutture in Europa Centrale, ma ha la leva del gas. Inoltre Fidesz è decisamente meglio dell’alternativa più vicina, appunto una destra estrema come quella di Jobbik.
Insomma con Orban si può ragionare, insieme a Babiš, che anche lui ha studiato all’estero (Francia e Svizzera), sono i due leader più cosmopoliti e preparati del V4. Ne avessimo in Italia di populisti così: pragmatici e con buoni studi!
Tutto il V4 capisce benissimo che l’unico modo per essere al sicuro è l’ombrello atlantico, ma con gli Stati Uniti che abdicano al loro ruolo globale la difesa europea è la miglior cosa che possa loro capitare: non a caso si sono precipitati a firmare l’accordo di collaborazione militare con l’Europa. Infine il V4 si oppone ad un’ulteriore integrazione più che altro perché ha paura di sparire per motivi demografici: solo la Polonia ha una popolazione superiore a 30 milioni (38 per l’esattezza): gli altri stati superano a malapena i 10, mentre la sola Germania ha 85 milioni di abitanti. Bisogna capire le preoccupazioni in caso di voto europeo capitario. La quadra però si può trovare con un sistema di tipo confederale, sul modello svizzero, in cui difesa e politica estera sono comuni e molto del resto è lasciato ai singoli cantoni.
Insomma con Orban si può ragionare, insieme a Babiš, che anche lui ha studiato all’estero (Francia e Svizzera), anche se quest’ultimo non ha ancora la fiducia del Parlamento: sono i due leader più cosmopoliti e preparati del V4. Ne avessimo in Italia di populisti così: pragmatici e con buoni studi.