Politici, basta slogan irrilevanti, la campagna elettorale è finita

Le segreterie di partito erano un luogo di incontro strategico. Oggi tutto è spostato online: grazie ai social network i partiti riescono a raggiungere più facilmente la propria base elettorale. Ma solo abbondando i post-comizi su Facebook riusciremo (finalmente) ad uscire dalla campagna elettorale

Da domani, il rito del Colle. Fondamentale, per carità, almeno nel tentativo di capirci qualcosa. Eppure parliamo, bene dirlo chiaro e tondo, della facciata costituzionale della vera partita, che non può che giocarsi altrove. Una volta, l’altrove erano le segreterie di partito e gli incontri carbonari, per tessere strategie e alleanze. Oggi, le segreterie le abbiamo abbastanza riscoperte – curioso ricorso storico della sedicente Terza Repubblica alla Prima – mentre i messaggi pesanti vengono perlopiù affidati ai Social Network, utilissimi anche a tenere aggiornata (e calma) la propria base elettorale.

Nulla di cui meravigliarsi, nulla per cui si debba urlare allo scandalo. È la politica, bellezza, purché non la si mascheri per una gloriosa marcia verso il sol dell’avvenire. Qui, infatti, si rischia la commedia: mentre ci si prepara al confronto e allo scontro, i leader non riescono a evitare la seduzione dell’applauso facile.

Soprattutto chi ha (avrebbe) vinto non sembra voler uscire dalla campagna elettorale. Le promesse hanno portato voti e messo due partiti su tutti al centro della scena, ma non potranno risolvere il complicatissimo rebus che ci aspetta. Lo sanno tutti, ma gli unici temi di cui si parla restano Flat Tax e Reddito di Cittadinanza, vale a dire un complesso di provvedimenti che non potranno essere la base di un accordo politico. Perché inconciliabili, nella loro forma più pura, oltre che politicamente impresentabili, per le rispettive basi di riferimento di cui sopra. Eppure, si batte sempre lì, con l’aggiunta nelle ultime ore dei sempiterni vitalizi. Il perché è evidentissimo: garantiscono applausi facili, facilissimi. Anche la ola, basta chiederla.

Che poi tutto questo sia semplicemente irrilevante, nell’ottica dei problemi, che il Paese dovrà affrontare nei prossimi 36 mesi, sembra non preoccupare nessuno. Ci sarà tempo, deve essere il ragionamento dei leader, per fare i conti con la realtà.

Quando e se avremo un governo politico, sarà interessante seguirne le prime mosse e lo storytelling, con cui verranno presentate. Oggettivamente impegnativo, dopo aver solleticato il pubblico per mesi, chiesto l’applauso e indicato una rivoluzione copernicana della politica, dover molto più prosaicamente cercare i soldi, per non far scattare l’aumento dell’Iva. Meno sexy, ma dannatamente utile, peraltro.

E si torna alla domanda delle domande: quando usciremo – sul serio – dalla campagna elettorale? Quando abbandoneremo i post-comizi via Facebook e Twitter? Quando cominceremo a dire la verità ai cittadini, a costo di prenderci qualche fischio? Le claque sono un vizio antico delle corti dei potenti e non hanno mai portato bene.

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