Ci mancava solo lo stallo politico. A un anno dal commissariamento, si prolunga ancora l’agonia di Alitalia. E proroga su proroga, si continuano ad aggiungere milioni su milioni agli oltre 7 miliardi di euro del conto pubblico già pagato per il salvataggio della ex compagnia di bandiera. Rinviato a ottobre il termine per la presentazione delle offerte vincolanti, ora l’azienda ha anche chiesto il rinnovo di altri sei mesi della cassa integrazione straordinaria (la cui scadenza è prevista per il 30 aprile) per 1.680 dipendenti. Aggiungendo altri 200 lavoratori di terra ai cassintegrati attuali, nonostante con l’arrivo della stagione estiva serva in realtà più personale operativo. A erogare i soldi è il Fondo del trasporto aereo, l’unico che pesa sulla collettività con il balzello di tre euro sui biglietti pagato dai passeggeri che atterrano o decollano da ogni aeroporto italiano.
Impossibile dire con precisione quanto altro carburante dovrà essere sborsato per la cassa di Alitalia. «Parliamo comunque di un costo aggiuntivo di diverse decine di milioni di euro», spiega Andrea Giuricin, docente di Economia dei trasporti all’Università Bicocca di Milano. «Ma il costo maggiore è il costo-opportunità, ossia il mancato sfruttamento strategico del prestito ponte da 900 milioni di euro concesso dal governo Gentiloni». Senza un investitore alle spalle, il calcolo di Giuricin è che solo nei primi due mesi dell’anno Alitalia abbia perso 2 milioni di euro al giorno: 120 milioni in soli 60 giorni. «Nonostante ci sia un aumento dei ricavi, l’azienda continua a perdere», ribadisce.
Informazioni su come il prestito ponte venga speso e gestito non ne arrivano. Né dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, né dal trio dei commissari. Dall’ultimo bilancio disponibile, viene solo fuori che tra giugno e ottobre 2017, nel periodo estivo, la compagnia ha perso 31 milioni di euro.
Solo nei primi due mesi dell’anno Alitalia abbia perso 2 milioni di euro al giorno. Il costo maggiore è il costo-opportunità, ossia il mancato sfruttamento strategico del prestito ponte da 900 milioni di euro concesso dal governo Gentiloni
All’orizzonte al momento si stagliano tre offerte, tra Lufthansa, Easyjet e Wizzair. Ma i commissari prendono ancora tempo e spostano il traguardo in avanti. La nuova richiesta per la nuova cassa integrazione straordinaria, che dovrebbe valere dal 1 maggio al 31 ottobre, terminerà alla scadenza per la presentazione delle offerte. A essere coinvolti, secondo la procedura avviata dall’azienda, saranno 1.230 dipendenti del personale di terra, 90 comandanti e 360 assistenti di volo. «C’è un aumento di 200 unità nei numeri del personale di terra coinvolto, nonostante avessimo richiesto all’azienda di rivedere i numeri al ribasso», spiega Fabrizio Cuscito, coordinatore nazionale del trasporto aereo della Filt Cgil. Il tavolo aziendale, per i comparti terra e volo, è convocato per giovedì 19 aprile. E poi il 23 seguirà un altro incontro al Mise.
Con molta probabilità, la decisione finale sarà rimandata a fine anno. Il futuro della ex compagnia di bandiera dipenderà molto dal colore del governo che si formerà. Così Alitalia vivrà ancora un’altra una stagione estiva “ad ali spezzate” rispetto alle compagnie concorrenti, continuando a perdere e a far crescere i costi pubblici.
Secondo i calcoli di Giuricin, dal fallimento del 2008 ad oggi, Alitalia è costata oltre 6 miliardi di euro alle casse dello Stato. Solo la cassa integrazione speciale che hanno ricevuto i dipendenti Alitalia per dieci anni è pesata quasi un miliardo e mezzo di euro al contribuente e ai viaggiatori italiani. Che ora contribuiranno ancora, per altri sei mesi, con l’addizionale comunale sui diritti di imbarco. Il tutto per garantire l’erogazione di prestazioni pari all’80% degli stipendi lordi, senza il tetto massimo per la cassa di 1.168 euro a cui devono sottostare i lavoratori comuni. Quelli che il presidente dell’Inps Tito Boeri ha chiamato “ammortizzatori privilegiati”. Ma qui parliamo di Alitalia: dal 1974 a oggi per tenerla in vita lo Stato italiano, secondo uno studio di Mediobanca, ha già pagato un conto di oltre 10 miliardi di euro.