Prospettive italiane, società, economia, scelte d’impresa: i temi al centro dell’assemblea annuale di Ibc, Associazione Industrie Beni di Consumo cui aderiscono oltre 30 mila imprese alimentari.
“C’è grande confusione sotto il cielo. La situazione è ottima”. La famosa frase di Mao è risuonata nel corso dell’assemblea Ibc dedicata a “Prospettive italiane, società, economia, scelte d’impresa”.
Il filo rosso che unisce queste prospettive è il ritardo e la distanza che separa l’Italia dagli altri paesi industrializzati, pur in un quadro di moderata ripresa dell’economia e dei consumi.
Le ragioni di questo ritardo sono ormai storiche – il peso della burocrazia, il farraginoso funzionamento della giustizia, la scarsa concorrenza, la pressione fiscale elevata, il sistema educativo che fa acqua – e a esse si aggiunge la situazione politica contraddistinta dalla difficoltà a interpretare il paese se non attraverso slogan. Un contesto confuso, insomma, ma con margini di opportunità per le imprese. «Abbiamo bisogno di una politica economica che crei condizioni favorevoli all’attività produttiva, tenga conto del ruolo strategico dei consumi per il Paese e introduca provvedimenti capaci di restituire dinamicità a una domanda dall’andamento ancora troppo debole e discontinuo», afferma il presidente Ibc, Aldo Sutter.
Un gap di innovazione
Se questo è per sommi capi il quadro di contesto, sul fronte più strettamente economico, l’Italia continua a rimanere l’ottava potenza economica per il Pil, ma è al quarantatreesimo posto quanto a competitività e, osserva Pierpaolo Mamone, responsabile consumer good & retail Monitor Deloitte Italia, «è superata in questa classifica con distacchi significativi soprattutto nell’ambito di innovazione, istituzioni, mercato del lavoro e sistema finanziario».
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