La batosta elettorale ha lasciato il segno. Svanite le speranze di giocare un ruolo da protagonista, la sinistra italiana deve fare i conti con la sconfitta. Qualche leader si è dimesso, molti parlamentari hanno perso il posto. A Montecitorio e Palazzo Madama resta solo una piccola pattuglia, quattordici deputati e quattro senatori. Testimonianza dei fasti di un tempo. L’analisi della disfatta rimane impietosa: l’esperimento di Liberi e Uguali è stato sbagliato, nei tempi e forse anche nei modi. È stato un errore puntare sulla debole leadership di Pietro Grasso. Intanto molti elettori hanno abbandonato il progetto per seguire i Cinque Stelle.
Esiste ancora un futuro per la sinistra? Per non scomparire, è il momento di riorganizzarsi. Non a caso tra pochi giorni sarà celebrato il congresso di Possibile, uno dei tre movimenti che hanno dato vita alla sfortunata scommessa di LeU. Il momento è ovviamente difficile. Dopo le elezioni il leader ha lasciato il campo: davanti all’evidente insuccesso Pippo Civati ha preferito fare un passo indietro. Mancata la rielezione alla Camera – l’unico deputato confermato è Luca Pastorino – si è preso una pausa dalla vita politica. Come ha spiegato ai suoi, rimarrà nel movimento come semplice attivista. «Avevamo tante cose da dire, ma non una storia da raccontare» ha spiegato qualche settimana fa, annunciando le dimissioni da segretario. «Non ho saputo dare una speranza al Paese e per questo mi dimetto senza problemi e senza angosce». Ora si apre una nuova fase, Possibile deve trovare un altro leader. Il congresso dovrà dimostrare che la piccola formazione di sinistra può proseguire il cammino anche senza il suo fondatore. A fine aprile sono iniziate le discussioni nei comitati territoriali. Dal 7 all’11 maggio gli iscritti voteranno sulla piattaforma online del partito. Tra una decina di giorni saranno proclamati i risultati e il nuovo gruppo dirigente. Sono due le mozioni in campo. La principale fa capo agli ex deputati Beatrice Brignone e Andrea Maestri. Nel solco di diversi partiti progressisti europei si è deciso di valorizzare la parità di genere fin dalla guida del partito, con la proposta di un doppio segretario. La linea di continuità con la vecchia leadership è evidente. Si riparte dalle campagne politiche di Possibile in tema di diritti dei lavoratori, migrazioni e diritti umani, ma anche di contrasto alla diffusione delle armi. E il progetto ha già incontrato il sostegno “esterno” di Rossella Muroni, deputata di LeU e già presidente di Legambiente e Lucio Cavazzoni, fondatore dell’azienda Alce Nero, tra i protagonisti del bio in Italia. La seconda mozione, animata da altri militanti, si propone invece di “reinventare la sinistra”. Un documento collegato alla candidatura a segretario di David Tozzo.
La batosta elettorale ha lasciato il segno. Svanite le speranze di giocare un ruolo da protagonista, la sinistra italiana deve fare i conti con la sconfitta. Qualche leader si è dimesso, molti parlamentari hanno perso il posto. A Montecitorio e Palazzo Madama resta solo una piccola pattuglia, quattordici deputati e quattro senatori. Testimonianza dei fasti di un tempo
Il futuro di Possibile si lega inevitabilmente al destino di Liberi e Uguali. Il soggetto politico nato in occasione delle ultime elezioni diventerà un partito? La riflessione è aperta. Il timore di dare vita all’ennesima struttura priva di anima e radicamento è evidente. A sinistra non sarebbe la prima volta. «Se vorrà continuare, il progetto di Liberi e Uguali non potrà essere ingessato in uno sbrigativo congresso fondativo utile solo al bisogno di nuove mostrine per generali che hanno già perso troppe battaglie, e ad assicurarsi una presenza alle prossime (forse imminenti) elezioni politiche senza bisogno di raccogliere firme» si legge nella mozione Brignone. «Al contrario, è ora più che mai necessaria una sburocratizzazione di LeU: trasformarla in uno spazio politico inclusivo, non esclusivo, non in una ridotta». Diverse sensibilità si riflettono in differenti strategie. Il 3 per cento raccolto alle ultime Politiche obbliga ciascuno a ripensare il significato del progetto originario. Accade anche dentro Mdp-Articolo 1, il movimento fondato da fuoriusciti del Partito democratico come Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema. Una parte dei dirigenti adesso spinge per proseguire l’esperienza di LeU, con l’idea di dar vita a un polo di sinistra alternativo ai dem. Ma c’è anche chi sogna una riunificazione con il partito del Nazareno. Un passaggio obbligato, spiegano, nel momento in cui il Pd avrà preso definitivamente le distanze dalla leadership di Matteo Renzi.
Intanto si continua a fare i conti con la realtà. Alle regionali in Molise LeU ha confermato il magro risultato delle Politiche, conquistando il 3,2 per cento. Il Pd si è fermato all’8,7 per cento. «Si sta consolidando un nuovo bipolarismo senza la sinistra» ha lanciato l’allarme il coordinatore di Mdp Roberto Speranza. «È sempre più chiaro che l’unica strada per evitarlo è azzerare quello che c’è e ricostruire tutto». È una riflessione in corso anche tra gli elettori, almeno quelli che sono rimasti. Scottata dal risultato del voto, la base ormai non nasconde i propri dubbi. L’appuntamento per tutti è a metà maggio, quando sarà convocata l’assemblea di Mdp. E poi c’è Sinistra Italiana, la terza protagonista dell’avventura di Liberi e Uguali. Ad aprile si è tenuta la prima assemblea nazionale dopo le elezioni. Una seduta di analisi collettiva per riflettere sul disastro del 4 marzo. Il segretario Nicola Fratoianni, erede di Nichi Vendola, ha rimesso il mandato, ma le dimissioni sono state respinte. La linea resta favorevole al progetto di LeU e contraria a una convergenza con il Partito democratico. Ma ancora una volta le sensibilità sono diverse: se una parte di SI ragiona ancora guardando al centrosinistra, non sono pochi quelli che preferiscono volgere l’attenzione verso Potere al Popolo. La strada verso la rinascita della sinistra è ancora lunga.