A proposito della sinistra, delle sue parole e soprattutto delle sue azioni in materia di diritti umani e immigrazione.
Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ieri ha approvato una risoluzione storica nella quale, per la prima volta, si indicano con nome e cognome alcuno dei più pericolosi criminali protagonisti del traffico di esseri umani dall’Africa all’Europa.
Tra questi Ahmad Dabbashi, detto “lo zio”, capo della milizia libica di Sabratha, con il quale lo Stato italiano, nella figura dell’allora ministro dell’Interno Minniti, è sceso a patti per frenare l’afflusso di migranti e richiedenti asilo sulle coste nostrane.
Di questo, dei dettagli dell’accordo e del probabile ingente passaggio di denaro abbiamo parlato Stefano Catone ed io in un libro pubblicato all’inizio dell’anno con Manifestolibri e intitolato L’uomo nero-La guerra ai migranti di Minniti, prefazione di Giuseppe Civati.
Degli stessi sporchissimi accordi parla diffusamente lo stesso Civati nel suo ultimo libro Voi sapete-L’indifferenza differenza uccide, edito da La nave di Teseo a febbraio.
Un libro inchiesta e un libro denuncia, nati dal lavoro di Possibile, dentro e fuori dal Parlamento in materia di diritti umani e politiche migratorie: parole scritte, parole che restano, mobilitazioni culturali e quindi politiche nel senso più genuino, perché – come ci ricorda Umberto Eco nel libro postumo Il fascismo eterno – “Solo le parole contano, il resto sono chiacchiere”.
E azioni concrete, come il conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato sollevato da Andrea Maestri, Giuseppe Civati, Beatrice Brignone e Giulio Marcon davanti alla Corte Costituzionale in difesa delle prerogative del Parlamento, cui il Governo non sottopose lo sporco accordo con la Libia per la ratifica.
La Corte si pronuncerà il prossimo 4 luglio e sarà prezioso ascoltare la voce della Costituzione su una vicenda che ha segnato il tradimento più grave e flagrante dei valori solidaristici e umanitari di cui la sinistra si è fatta storicamente interprete.
Non solo denuncia (doverosa e coraggiosa), non solo pars destruens, tuttavia, ma anche la proposta.
Voglio ricordare il prezioso lavoro della nostra deputata al Parlamento europeo, Elly Schlein sul tema della non rinviabile riforma del Regolamento di Dublino, che ha portato al testo di riforma approvato il 16 novembre 2017.
E ancora, nella XVII legislatura Possibile ha dato vita ad un tavolo di co-legislazione, coinvolgendo le migliori competenze ed esperienze in materia di immigrazione (dall’Asgi – associazione di studi giuridici sull’immigrazione al Cestim – centro studi immigrazione – dai sindacati al Naga) ed ha depositato alla Camera un progetto di legge di riforma organica del Testo Unico sull’Immigrazione.
Un testo che corregge tutte le micidiali e costose barriere della Bossi-Fini, reato di clandestinità che limita e vanifica il perseguimento dei reati più odiosi commessi dai trafficanti di esseri umani, la disciplina degli ingressi per ricerca di lavoro, la convertibilità dei permessi di soggiorno, il diritto all’unita’ familiare, i diritti di minori e vittime della tratta, le tutele per i lavoratori stranieri sfruttati e ridotti in schiavitù.
Un cambio di paradigma basato su regole nuove, serie, umane, efficaci.
Non smetteremo mai di ricordare che se oggi abbiamo oltre mezzo milione di cittadini stranieri in condizione di irregolarità è perché è in vigore tuttora la vera grande fabbrica di clandestinità: la Bossi-Fini, con cui il nuovo ministro dell’interno qualche familiarità dovrebbe avere.
Modificare radicalmente la legislazione vigente, ispirata al proibizionismo migratorio e’ il presupposto per evitare di caricare impropriamente sul sistema dell’asilo e dell’accoglienza situazioni il cui movente sia la ricerca di un’esistenza più dignitosa, libera dal bisogno.
C’è, dunque, una sinistra che con metodo, serietà e ostinazione lavora per costruire un modello diverso in materia di politiche migratorie.
È una sinistra oggi solitaria e forse minoritaria ma che si spende con generosità e coraggio nelle battaglie giuste: sarebbe utile e bello unire le forze e unire le voci.
(* co-segretario di Possibile)