Egregio Ministro,
visto che fior di intellettuali si permettono di darle consigli, agende e priorità su quanto la aspetta – quasi a supplire al vuoto pneumatico sull’argomento del contratto di Governo giallo verde – mi accodo anche io, umile e ultimo, visto che i consigli sono sempre gratuiti.
Primo: la scuola non coincide con il liceo: ci sono infanzia, primaria, secondaria di primo grado; istituti tecnici, centri di formazione professionali, istituti tecnici superiori. Soprattutto gli ultimi hanno bisogno, in Italia, della sua attenzione.
Secondo: le scuole non sono solo statali: sono anche regionali, comunali, private, profit o non profit e tutte contribuiscono al sistema pubblico dell’istruzione. Pertanto si ricordi, quando si tratta di legiferare e amministrare, che siamo di fronte ad un sistema articolato, dove ognuno fa la sua parte, ma dove non tutti sono finanziati allo stesso modo. Forse, una seria riflessione sui costi standard aiuterebbe.
Terzo: il primo investimento da fare è sui dirigenti scolastici: vanno scelti per capacità manageriale, dotati di autonomia, incentivati a far crescere i docenti meritevoli, resi in grado di aprire strutture e servizi alla collettività, parlare con la famiglie. Sono la vera spina dorsale del sistema formativo e spesso la più bistrattata.
Quarto: gli insegnanti non hanno bisogno di una pedana, o di rinunciare a 500 euro per la loro formazione: hanno bisogno di strumenti di aggiornamento, seria capacità di valutazione dei propri risultati, possibilità di carriera per merito, ed essere pagati secondo il loro valore, e secondo l’importanza attribuita alla loro funzione.
Quinto: il sistema di reclutamento degli insegnanti è abominevole. Non tiene conto del sistema pubblico e integrato (statale, regionale, comunale, privato, profit e non profit) della scuola italiana; non tiene conto del ricambi generazionale, non consente ai giovani di formarsi per essere insegnanti, e di accedere ai concorsi. Liberalizzi il più possibile, eliminando le graduatorie, abilitando i laureati specialistici, realizzando concorsi su base locale (regionale o di aree metropolitane), favorendo il ricambio e i giovani.
Sesto: gli insegnanti devono lavorare insieme. Non elimini le riunioni, faccia in modo che siano guidate, remunerate e servano a costruire una proposta educativa e didattica condivisa.
Settimo: le scuole funzionano se funziona l’alleanza educativa tra scuola e famiglia. Genitori e insegnati hanno un compito comune, educare bambini e ragazzi alla scoperta di sé, a diventare degli adulti.
Ottavo: i ragazzi non sono stupidi, sono in grado di elaborare proposte e, se valorizzati, assumersi la responsabilità di fare proposte culturali di livello. Eliminiamo l’autogestione e favoriamo la cogestione, in cui questa creatività, guidata, possa esprimersi.
Nono: la cittadinanza non è un reddito, ma una educazione. Aiutiamo la scuola ad aprirsi al contesto, al Paese, all’Europa, e i ragazzi a crescere in questa consapevlezza.
Decimo: sui giornali scrive chiunque: lasciamo perdere i decaloghi di Galli della Loggia, che sembra non essere mai entrato in una scuola in vita sua.