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10 Luglio 2018

Ascoltare? Sembra facile ma nessuno lo fa (e può danneggiare il tuo business)

Alessandra Colonna

Sembra una cosa facile e ovvia da farsi. Trito e ritrito come consiglio, campeggia nelle prime pagine di ogni manuale di management. Ma oggi l’ascolto manca, eccome

Sembra una cosa facile e ovvia da farsi. Trito e ritrito come consiglio, campeggia nelle prime pagine di ogni manuale di management. Ma oggi l’ascolto manca, eccome. Quindi non è scontato tornarci su.

Ascoltare, lontanissimo parente del sentire, è una capacità e lo è di pochi, per non dire di nessuno.

Il mea culpa possiamo farlo anche noi genitori. Al parco, quando ci vantiamo da pavoni dei progressi dei nostri figli, nessuno dice “Sono contento, mia figlia ascolta, un bel progresso!”. Al contrario facciamo a gara per chi ha il pargolo che vocalizza indecorosamente o parla per primo.

Francesco Torralba stigmatizza il pregiudizio e le nostre personali valutazioni come freno all’ascolto e muro tra noi e gli altri. Nel suo libro, L’arte di ascoltare, racconta il famoso aneddoto del pagliaccio di Kierkegaard “significativo per comprendere fino a che punto l’immagine che ci costruiamo di qualcosa e di cui poi non accettiamo neppure di dubitare, può renderci sordi all’ascolto dell’altro”.

L’aneddoto Torralba lo racconta così. “All’interno di un circo scoppia un incendio, il pagliaccio esce precipitosamente e va a chiedere aiuto nel villaggio vicino. Nell’udire il pagliaccio informarli dell’incendio, invocando il loro aiuto, i vicini pensano si tratti di uno scherzo e che il pagliaccio si stia sforzando di rendere veritiero il suo racconto. Gli abitanti del villaggio non gli credono e il circo viene completamente distrutto dalle fiamme”.

Per potere ascoltare, e farne chiave di reciproca comprensione, ci sono molte tecniche. Una superiore alle altre per efficacia. Si deve superare il pregiudizio dell’immagine che ci siamo costruiti di qualcuno.

Perlomeno è doveroso aprirsi e predisporsi al dubbio, non quello semplificatore e opinionista di oggi, ma mediato dalla conoscenza, dall’approfondimento e dal tacere una volta tanto.

Senza ascolto non ci può essere dialogo, giusto qualche sterile monologo, magari anche ben calibrato e d’effetto, ma che produce bagliori e rischia di accecare.

Senza contraddittori consapevoli e approfonditi si producono solo ondate opinioniste e non si nutre nessun terreno affinché diventi fertile area di confronto, per potere imparare dall’altro anche quando tuo “dichiarato” nemico.

Per potere ascoltare, e farne chiave di reciproca comprensione, ci sono molte tecniche. Una superiore alle altre per efficacia. Si deve superare il pregiudizio dell’immagine che ci siamo costruiti di qualcuno

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