Contro Franca Leosini, l’icona intellettuale (e morbosa) della tv del dolore

Ormai è un culto: il suo italiano barocco e autocompiaciuto, i suoi dettagli pecorecci, il suo distacco ironico da storie tragiche: c’è chi la adora, fino a farne un oggetto di culto. Ma siamo sicuri non sia solo vanagloria?

Se le stesse cose uscissero dalle bocche di Matteo Salvini o Vittorio Feltri, sarebbe roba da “seminatori d’odio” o beceri sessisti. Se le dice – come ha fatto – Franca Leosini, sono cool. Perché lei è donna, ha proprietà di linguaggio, ha la messa in piega perfetta ed è oggetto di un culto cieco e adorante.

Ogni volta che la “Signora Omicidi” va in onda con Storie Maledette su Raitre, Twitter impazzisce; i “Leosiners” sbavano per il suo italiano barocco, per “gli ardori lombari”, i “questuante dell’amore”, godono quando umilia e ridicolizza gli intervistati, e va anche bene perché sono degli omicidi e avanzi di galera; chissà se apprezzano anche il Leosini-pensiero su faccende politiche, come quelle trattate nell’intervista che la loro eroina ha rilasciato a Libero sulla legittima difesa. “Credo che chi si ritrovi un ladro in casa e spari, abbia il diritto di farlo – risponde – specie se in pericolo di vita. E l’ idea che chi ha sparato per difendersi possa essere processato per omicidio, mi terrorizza. Certo, se il ladro scappa e gli spari alle spalle cambia tutto. Ma in genere mi inquieta la discrezionalità del giudice”. Se l’avesse detto Salvini, ci sarebbe la fila dei Saviano, Cecilia Strada, e Rolling Stone pronti a urlare allo scandalo. Ma se lo dice Franca è figo. È pur sempre una conduttrice della Rai e, nonostante sia normale sentirsi il Padreterno dopo tanta adulazione, dovrebbe limitare i suoi interventi su questioni politiche.

La conduttrice di Storie Maledette, 69 anni, laurea in filologia romanza, un marito finanziere e due figli, non risparmia nell’intervista particolari morbosi e pecorecci, anzi proprio pornografici, che ha trattato in tv. Parlando del delitto di Avetrana, ricorda la sua memorabile puntata, dettagli zozzi che hanno nutrito il mito-Leosini: “Quando penso al ragazzo di Sabrina Misseri, Ivano, che fa sesso, io vedo proprio il sedere che fa tuc tuc, e la parola evocata è ‘ardori lombari’. Per spiegare il lieve sfaldamento epiteliare – scusa la brutalità – nella vagina di Meredith Kercher ho usato ‘dito birichino’ riferito a Guede, che è diventato virale”.

Ora. Se Vittorio Feltri parla di “leccatine” di Harvey Weinstein ad Asia Argento è uno schifoso e merita orde di attiviste che urlano #metoo; invece quella di Franca è letteratura. Se un quotidiano racconta i dettagli violenti e raccapriccianti (contenuti nei verbali della polizia) dello stupro di gruppo Rimini, interviene l’Ordine dei giornalisti contro il cronista e il direttore della testata; se la Leosini parla della vagina di una ragazza morta, vince un Oscar della tv e un’altra mezza dozzina di premi. Punti di vista.

Se Vittorio Feltri parla di “leccatine” di Harvey Weinstein ad Asia Argento è uno schifoso e merita orde di attiviste che urlano #metoo; invece quella di Franca è letteratura. Se un quotidiano racconta i dettagli violenti e raccapriccianti (contenuti nei verbali della polizia) dello stupro di gruppo Rimini, interviene l’Ordine dei giornalisti contro il cronista e il direttore della testata; se la Leosini parla della vagina di una ragazza morta, vince un Oscar della tv e un’altra mezza dozzina di premi

Non so voi, ma io vedo l’orrore nel fare dell’ironia su casi di omicidi in cui ci sono famiglie distrutte e minorenni stuprate e uccise. Perché Franca cerca la risatina del pubblico, e nemmeno lo nasconde, quando si trova davanti a Sabrina Misseri, in carcere per l’omicidio di Avetrana, che dice di aver studiato ed essersi diplomata come estetista e la Leosini ribatte: “Adesso anche per spremere un foruncolo sembra che ci voglia un master”. Immaginiamo se l’avesse detto Barbara d’Urso, accusata (giustamente, eh) in ogni occasione di fare tv del dolore. Non vedo cosa ci sia di eccitante (per i fan) quando a Luca Varani, l’avvocato che ha fatto sfregiare in volto la sua ex, Lucia Annibali, domanda: “Le leggerò una poesia di Wislawa Szymborska, conosce?”. E sfodera un sorriso compiaciuto quando lui risponde “no”. O fare battute alla Selvaggia Lucarelli quando il contesto non lo consiglierebbe: “Ivano è talmente bello che Brad Pitt al confronto sembra un bipede sgualcito”. A cosa serve?

Ma Franca può tutto, perché va su Raitre, fa tv di qualità, lavora 10 ore al giorno e ai detenuti, per invitarli in trasmissione, scrive lettere di suo pugno e non email mandate al computer. “Quando scrivo ai miei interlocutori (non li chiamo “detenuti”) per chiedere l’intervista, ogni lettera è manoscritta e sulla busta ometto la parola “carcere” o “casa circondariale”; il pc è freddo, e l’ interlocuzione è empatia, è una questione di rispetto”.

Franca è ormai un’icona intoccabile. Non nasconde più quanto si piace, quanto pettini l’ego a ogni ghirigoro lessicale, a ogni “inforcamento di mutanda”. “Io le parole non le uso, le posseggo. Sono state fatte anche tesi di laurea sul mio lessico”, gongola.

Dobbiamo dare ragione alla non sempre simpatica Roberta Bruzzone, che parlando della Leosini ha afferrato il punto: “Dopo il “ditino birichino” di Rudy Guede, mi aspettavo una maggiore sobrietà. Alcuni passaggi e alcune scelte lessicali le ho trovate discutibili, considerato che è morta una ragazzina di 15 anni”. E riguardo al faccia a faccia con Sabrina Misseri: “Perché andare a sbandierare una cultura che questa persona non ha? Perché metterla in difficoltà? Qual è l’obiettivo?”.

Vantarsi non è molto elegante. Chi la paragona a una Lady Violet di Downton Abbey versione partenopea, smorzi gli entusiasmi.

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