Un video uccide, un’orgia no: ecco cosa ci insegna (di nuovo) il caso di Tiziana Cantone

Le rivelazioni dell'ex fidanzato della ragazza suicida lo scorso settembre, che raccontano la loro partecipazioni a scambi di coppia, raccontano come sia cambiato il concetto di stigma sociale. Oggi, la perversione più rischiosa è girare filmati dei propri rapporti sessuali

Il caso di Tiziana Cantone ci ha insegnato qualcosa. Era il 13 settembre quando la 31enne campana si tolse la vita perché non riusciva a reggere la vergogna di comparire protagonista inconsapevole di un video porno, probabilmente veicolato dal suo fidanzato del tempo, il quarantenne Sergio Di Palo, rinviato a giudizio lo scorso 19 luglio.

Poco prima la Cantone aveva chiesto l’oblio, il cambio del nome e non li aveva ottenuti, perché per la legge italiana non era passato abbastanza tempo, e i fatti erano ancora di “interesse collettivo”. Aveva preteso il risarcimento da Google, Facebook, Yahoo, Youtube ecc e siti che avevano pubblicato la sua storia, dovendo poi pagare 20 mila euro di spese legali. Il fidanzato, benestante – di lavoro gestisce le sue proprietà – si era offerto di pagare – così almeno dice.

«Stai facendo un video? Bravo» questa frase, pronunciata dalla Cantone durante uno de sei filmati diffusi, è poi diventato un meme virale e da lì l’inizio della fine: c’era chi pensava fosse un’operazione di un’attrice porno, chi sosteneva che volesse fregare i soldi ai social network, il video era così vero da sembrare una fregatura. Ma i fatti per la coppia erano cominciati molto prima: a Cantone e Di Palo in definitiva piaceva frequentare il mondo degli scambi di coppia, e in particolare declinarli nella sottospecialità “cuckold”, cioè “cornuto” (racconta lui di lei, fonte Fatto Quotidiano: «Il suo modo di provocare mi piaceva e iniziammo il nostro“’gioco”, ci iscrivemmo sul sitowww.lamoglieofferta.com. Il nostro nickname era coupleladywant, quello di Tiziana, Carla, il mio, Massimo». È un sito per scambisti. Basta un contatto whatsapp per fissare un incontro.

Caso dopo caso sembra che il tragico suicidio di Tiziana Cantone non abbia insegnato nulla: la gente continua a farsi video, e i tribunali continuano a occuparsi di casi di estorsioni e minacce

Lo scambio di coppia è una pratica almeno in apparenza di dominazione femminile, nella realtà dipendente dal rapporto nella coppia. A lui piaceva vedere lei mentre andava a letto o praticava atti sessuali con altri uomini. E fin qui, tutto normale: gli scambisti in Italia sono almeno due milioni, i cornuti tra consapevolezza e inconsapevolezza ricoprono l’orbe terracqueo. Le occasioni di incontro moltissime: crociere per coppie aperte, spiagge scambiste (le più celebri a Cap d’Agde e Rovigno), grandi incontri e riunioni nel cattolicissimo Veneto – un collega racconta di essere stato a un evento di scambi nel Vicentino e di aver sentito una coppia dire “sbrigati che dobbiamo portare i bambini a catechismo”, rivestendosi, dopo che tutti i pertugi del mondo erano stati sondati in un’orgia.

Nessuna contraddizione, chi siamo noi per giudicare? Niente moralismi su questo punto. Il caso di Tiziana Cantone ci ha insegnato qualcosa, e non è che gli scambisti sbagliano. Ma una verità sola, questa sì, che continua a trovare conferma nei fatti di cronaca di tutti i giorni. Per quanto attraente possa essere, non bisogna mai essere protagonisti riconoscibili di questi video. Anche se si fanno con persone fidate. L’errore è la ricerca continua della rappresentazione nella memoria di un video. Ma poi il tradimento è sempre dietro l’angolo, e si può essere vittime di estorsioni, vendette, ricatti. Di questi giorni è proprio una vicenda discussa nel tribunale di Cassino che riporta l’ennesimo caso di questo tipo: moglie lascia marito e questo, per vendetta, pubblica online dei video dei due in intimità. Nel Napoletano sempre di recente è stato diffuso un video di tre adolescenti durante un menage à trois. Caso dopo caso sembra che il tragico suicidio di Tiziana Cantone non abbia insegnato nulla: la gente continua a farsi video, e i tribunali continuano a occuparsi di casi di estorsioni e minacce. Forse perché i racconti e le fantasie, quelli pieni di dettagli e senza rischi, sono ormai lontani come il telefono fisso.

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