I seggiolini salvabebé? Una legge per un’emergenza che non esiste

La Commissione dei Trasporti della Camera ha approvato la proposta di rendere obbligatori i seggiolini salvabebé, ma i casi registrati in Italia negli ultimi anni sono pochissimi, di media uno all'anno, e l'investimento statale — in sgravi fiscali — sarebbe di decine di milioni di euro

BORIS HORVAT / AFP

In Italia abbiamo tanti problemi. Uno tra questi pare essere la capacità della politica di capire quali siano i reali problemi del Paese per intervenire puntualmente e migliorare le nostre vite, evitando magari di perdersi dietro a delle inutili idiozie dettate più dal sensazionalismo di qualche titolo giornalistico improbabile piuttosto che da un problema reale.

Ed è proprio a questo proposito che oggi ci tocca commentare una decisione presa dalla Commissione Trasporti della Camera. Scrive l’ANSA: la Commissione «ha approvato il disegno di legge che prevede l’obbligo di montare i seggiolini salva bebè, con dispositivi acustici che ricordino la presenza del bambino a bordo dell’auto». Sì, è esattamente quello che sembra: seggiolini obbligatori che suonano o ti mandano messaggi sullo smartphone per avvisarti che ti stai chiudendo dietro la macchina con dentro tuo figlio.

Il progetto di legge, che prevede di modificare l’articolo 172 comma 4 del Codice della Strada, se dovesse essere approvato anche al Senato potrebbe partire con l’obbligo dell’installazione dal 1 gennaio del 2019, e renderebbe, leggiamo sempre sul sito dell’ANSA, «obbligatoria l’installazione dei sensori anti abbandono sui seggiolini auto dei bambini». Obbligatoria, immaginiamo, per tutti i bambini al di sotto dei 12 anni o che non abbiano superato il metro e mezzo di statura, così come la legislazione sui seggiolini prevede anche oggi.

Ma la grande riforma che salverà i nostri piccoli non si fermerebbe qui, potrebbe addirittura prevedere, come spera e annuncia il ministro Toninelli, un contributo economico statale di 200 euro per permettere a tutte le famiglie interessate di sostenere i costi dell’installazione, che ad oggi, leggendo le schede dei pochi prodotti in commercio, si aggira intorno ai 250-300 euro. Sicuramente un bell’affare per i produttori, ma una spesa senza senso per le famiglie, soprattutto quelle di chi i figli in macchina non se li dimentica che, stando alle statistiche ufficiali, sono circa tutte tranne 8 in 20 anni.

Di casi mortali di bambini abbandonati in auto, nella sola penisola italiana e negli ultimi 20 anni, ne abbiamo registrati 8. Otto. Non ottomila. E nemmeno ottocento. Otto.

Le parole sono importanti, va bene, ma anche i numeri ogni tanto bisogna guardarli. E a guardare i numeri di questa operazione, voluta fortemente dal ministro, viene qualche dubbio sul senso di realtà della commissione, che starebbe infatti potenzialmente staccando un assegno di diverse decine di milioni di euro, visto che si parla di 200 euro di sgravio fiscale, e contate che di bambini sotto i 12 anni in Italia ne vivono svariati milioni. E il tutto per cosa? Per obbligare milioni di famiglie a dotarsi di uno strumento di cui non hanno bisogno, un cicalino serve a ricordargli che, ehm, hanno dei figli. Anche quando guidano, non sia mai che l’ebbrezza di stare in coda per cercare parcheggio glielo faccia dimenticare.

E c’è anche un altro numero che dovrebbe far riflettere e convincerci ancor di più dell’inutilità di questo provvedimento. Si tratta del numero dei casi mortali di questo tipo dimenticanza, quegli 8 di cui sopra. Insomma, a sentire le parole del ministro sembra infatti che la norma sia di una urgenza paragonabile alla messa in sicurezza del territorio, o delle decine, se non purtroppo le centinaia, di morti sul lavoro che ogni anno insanguinano l’Italia, o ancora, della disoccupazione giovanile o della discriminazione di genere sui luoghi di lavoro. Tutte piaghe che affliggono, in Italia, diversi milioni di individui.

E invece, di casi mortali di bambini abbandonati in auto, nella sola penisola italiana e negli ultimi 20 anni, ne abbiamo registrati 8. Otto. Non ottomila. E nemmeno ottocento. Otto. Il che significa che rischiamo di obbligare i genitori di quasi 8 milioni di ragazzi a spendere la modica cifra di circa 300-350 euro — di cui 200 detraibili dalle tasse — a figlio per non rischiare di lasciarlo cuocere in macchina mentre fanno la spesa. E ripetiamolo, a fronte di una mortalità media che in Italia è attestata a mezzo bambino all’anno.