Soldi e migranti. All’interno dell’Unione Europea il monopolio del discorso pubblico sembra essersi incagliato da settimane su queste due parole. E proprio l’Italia tiene in mano le redini del dialogo, con i due vicepremier che fanno a gara ad accaparrarsi l’uscita più originale: con Di Maio che minaccia il taglio dei fantomatici 20 miliardi di contributi – cifra questa tutta da discutere– all’apogeo della vicenda Diciotti, e Salvini che incontra Orban a Milano attirandosi addosso tutta l’attenzione del paese, tra detrattori e supporter.
Mentre l’Europa dei muri si compiace nell’affermare di trovarsi vicina “a una svolta storica” tra strette di mano e peculiari espressioni di stima – “lui è il mio eroe”, ha esclamato il primo Ministro ungherese in riferimento a Salvini -, si inaspriscono le tensioni con Bruxelles con il commissario Ue al Bilancio Guenther Oettinger che torna a criticare le affermazioni del Ministro del lavoro italiano, questa volta dalle pagine del giornale Die Welt: «Tutti gli stati dell’Ue si sono assunti l’obbligo di pagare i contributi nei tempi stabiliti. Tutto il resto sarebbe una violazione dei trattati che comporterebbe penalità».
Lo scontro con la Commissione europea è aperto, e non è bastato il vertice tecnico di Bruxelles del 24 agosto per calmare le acque. Intanto nella mattinata di mercoledì è arrivato anche l’avvertimento della portavoce Natasha Bertaud che ricorda all’Italia del necessario “consenso delle persone” per inviare i migranti a bordo in Albania. Le relazioni tra il governo giallo-verde e la commissione vanno così deteriorandosi, mentre le accuse di mancato sostegno all’emergenza migratoria italiana sono all’ordine del giorno. Giunti a questo punto ci si chiede che cosa possa fare la Commissione europea a parte ridistribuire i richiedenti asilo: le risposte sono tante ma, con il pensiero che corre verso il prossimo bilancio europeo, vanno tutte nella stessa direzione: dare soldi.
Anche se la manovra è passata in secondo piano, il 21 agosto la Commissione ha assegnato 9 milioni di euro all’Italia per migliorare l’accesso all’assistenza sanitaria nelle strutture di accoglienza per i richiedenti asilo e i beneficiari di protezione internazionale
Suonerà strano, ma anche se la manovra è passata in secondo piano, la scorsa settimana è avvenuto proprio questo. Il 21 agosto la Commissione ha assegnato 9 milioni di euro all’Italia per migliorare l’accesso all’assistenza sanitaria nelle strutture di accoglienza per i richiedenti asilo e i beneficiari di protezione internazionale. Le regioni beneficiarie sono Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Toscana e Sicilia, per un totale di 42.000 persone coinvolte, con una particolare attenzione a donne e bambini. Ma questo non è neppure un caso isolato. Sono infatti più di 200 i milioni stanziati dalla Commissione per fronteggiare l’emergenza migranti in Italia, a cui si aggiungono i 653,7 milioni di euro assegnati nell’ambito del Fondo Asilo, dell’AMIF (Asylum, Migration and Integration Fund) e del Fondo sicurezza interna (ISF) per il periodo che va dal 2014 al 2020.
“Negli ultimi anni l’Italia ha subito una pressione straordinaria, e la Commissione non si darà tregua nel sostenere gli sforzi dell’Italia riguardo alla gestione della migrazione e all’accoglienza per le persone bisognose di protezione”, ha commentato il Commissario per la Migrazione, gli affari interni e la cittadinanza Dimitris Avramopoulos. Commenti di tono opposto a quelli che escono ogni giorno dalle bocche dei due vicepremier. Se l’aiuto può avvenire anche attraverso stanziamenti di denaro, come mai il focus della narrazione salviniana si concentra esclusivamente sul tema della redistribuzione? Dopo il fallimento del vertice tecnico il premier Conte aveva scritto su Facebook: “l’Europa oggi ha perso una buona occasione: in materia di immigrazione non è riuscita a battere un colpo in direzione dei principi di solidarietà e di responsabilità che pure vengono costantemente declamati quali valori fondamentali dell’ordinamento europeo”. Forse, questa volta, per evitare la propaganda bastava controllare i conti.