In circolazione ormai da qualche anno, le scatole nere montate sulle auto sono da poco tornate al centro dell’attenzione pubblica. A luglio 2018, il Ministero dei Trasporti ha messo online la bozza del decreto che fissa le caratteristiche tecniche di questi dispositivi, ricevendo diverse osservazioni. Al centro, oltre che l’attendibilità di questi sistemi che posseggono lo status di “piena prova” in caso di sinistro, c’è la loro precisione ai fini degli sconti di entità obbligatoria che, per la legge 124/2017 (decreto concorrenza), le assicurazioni potranno offrire sulla Rc auto. Un argomento molto caro ai guidatori. Soprattutto quelli più prudenti, che vedrebbero così certificata la loro attenzione al volante. A patto di capire come funzionino.
Sostanzialmente, la scatola nera è un dispositivo elettronico dotato di un localizzatore gps che, una volta installato su un veicolo, permette il monitoraggio e la registrazione delle informazioni inerenti il mezzo di trasporto e il comportamento del suo conducente. Nello specifico, permette di registrare la posizione e la velocità dell’auto sulla quale il dispositivo satellitare viene installato con la conseguenza, in caso di sinistro, di rendere possibile la riscostruzione della dinamica dell’incidente in maniera molto precisa.
«Secondo i dati prodotti da Ivass e relativi al quarto trimestre 2017, i contratti assicurativi con scatola nera o telematici sono il 20,5% del totale, oltre 5 milioni, una percentuale quasi doppia rispetto all’11% circa di fine 2013. I dispositivi proposti dalle compagnie di assicurazione sono di vario tipo, dai più semplici, cosiddetti autoinstallanti ai più sofisticati. Variano anche i dati rilevati e i protocolli informatici utilizzati», spiega Emanuele Anzaghi, vice presidente di Segugio.it. A livello geografico, le black box sono più diffuse nelle aree dove l’Rc auto è più costosa, in particolar modo in alcune provincie del Sud. Per fare un esempio, se a Bolzano la penetrazione di questi dispositivi è del 3,7%, a Caserta è del 59,7% e a Napoli del 53,3%. «La diffusione», sottolinea Anzaghi, «è legata al fatto che la scatola nera è un sistema antifrode e di selezione del rischio, nel senso che un cliente che ne accetta l’installazione è tendenzialmente un guidatore consapevole di essere tracciato nei suoi comportamenti di guida e, quindi, intrinsecamente meno rischioso». Niente sindrome da Grande Fratello dell’assicurazione, però. La scatola nera, infatti, si rivela molto utile anche nel rintracciare i veicoli rubati.
Per i guidatori ancora dubbiosi e preoccupati di un possibile, ulteriore costo da sobbarcarsi, basterà sapere che i costi di installazione sono a carico della compagni assicurativa, mentre il consumatore finale paga attraverso il premio della polizza. «A parità di altri fattori», conclude Anzaghi, «una polizza con scatola nera può costare fino al 25-30% in meno di una senza. Ovviamente questo vale per profili/aree rischiose. Per i profili a basso rischio il costo del dispositivo, installazione e gestione sarebbero maggiori dei benefici, per cui le compagnie di assicurazione tendenzialmente non propongono neppure questo tipo di prodotto. Oltre all’effetto di selezione del rischio già citato, la scatola nera in caso di sinistro consente alle compagnie di assicurazione di verificare, o contestare, le dichiarazioni del conducente, contribuendo a contenere i costi».