Un giorno bisognerà fare tutti quanti un discorso sull’importanza dei festival musicali come strumento di produzione e divulgazione culturale in un paese che, anno dopo anno, di questa cultura proprio non sa cosa farsene. Soprattutto, un giorno bisognerà fare tutti quanti un discorso su quanto moltissimi operatori — a prescindere dalle dimensioni della struttura, dall’ambizione delle rispettive rassegne, e la quantità di supporto (anche economico) del pubblico — cerchino di portare avanti un discorso il più possibile di avanguardia e capace di proporre, appunto, qualcosa di innovativo e di rottura dentro un discorso abbastanza logoro e consolatorio. O forse no, forse non ce n’è bisogno. Forse a questi festival bisogna semplicemente andarci.
La musica serve a questo: a catalizzare discorsi, raccontare lo spirito del tempo, avventurarsi nelle pieghe profonde della società. E negli ultimi anni questa indagine sulla contemporaneità viene fatta con risultati eccellenti dalla musica elettronica più innovativa (anche perché a conti fatti la musica elettronica ha una storia ormai “secolare” quindi anche il discorso sulla musica “nuova” e “per giovani” andrebbe un secondo ridimensionato). Una musica capace di flirtare con il “pop” (nel senso di melodia e ambizione alla costruzione di un linguaggio il più possibile universale) e al tempo stesso di tenere lo sguardo prospettico, tendere al futuro, essere territorio di mix e sperimentazione, restare “avant”. Ecco perché da qualche anno Club To Club, uno dei più importanti appuntamenti della stagione dei festival musicali italiani (se non addirittura europei), rifiuta l’etichetta di “festival elettronico” per concentrarsi sull’“avant pop”.
Una musica capace di flirtare con il “pop” (nel senso di melodia e ambizione alla costruzione di un linguaggio il più possibile universale) e al tempo stesso di tenere lo sguardo prospettico, tendere al futuro, essere territorio di mix e sperimentazione, restare “avant”
Giunta alla diciottesima edizione, la rassegna torinese — che parte stasera con i concerti di Call Super, Tirzah e dal progetto Italian New Wave (con cui l’associazione Xplosiva, che organizza il festival, supporta i più interessanti progetti “avant” di casa nostra) — continua il suo percorso di contaminazione e indagine su cosa rappresenti, oggi, l’“avant pop” e permette di trovare sullo stesso palco un idolo ormai a suo modo classico come Aphex Twin (vero pezzo forte della tre giorni) e gruppi dall’assetto più tradizionale come gli Iceage (tra i più interessanti a usare le chitarre in questo periodo storico), gruppi indie capace di riempire i main stage dei festival di mezzo mondo come i Beach House, artisti più di rottura come Yves Tumor e Blood Orange, fino a Jamie XX, che fa della sperimentazione tra generi, mischiando alto e basso, la sua cifra stilistica.
Punta dell’iceberg di un movimento diffusissimo che si sviluppa tutto l’anno in tutte le città italiane con festival molto più piccoli ma che hanno una cifra stilistica ben definita, con rassegne altamente innovative e sperimentali che fanno capire come la cultura meno legata al mainstream sia viva, stia benissimo e sia in grado di fare quello che deve fare (appunto, cercare un punto di rottura e tensione con i “canoni”), Club To Club è la vetrina autunnale per entrare dentro questo mondo in continua mutazione e continuo movimento. Parte oggi e finisce domenica, lo fanno a Torino, e trovate tutte le informazioni su logistica, eventi gratuiti, concerti a pagamento e biglietti ancora disponibili qui.