Come lavorare da remoto senza farsi prendere dalla malinconia

Per alcuni non dover più andare in ufficio può sembrare una gran cosa. Ma stare a casa a lavorare non è per tutti. Anzi: serve una disciplina ferrea

Abbandonare l’ufficio e lavorare da un chiringuito sulle spiagge thailandesi. Bello, no? Solo all’apparenza. Per molti è allettante l’idea di sottrarsi agli obblighi del tran tran casa-lavoro per gettarsi in quelli del tran tran casa-casa, ma spesso – dopo un primo periodo di rodaggio – subentra la noia. Gli ambienti sono sempre gli stessi, non si incontrano né amici né colleghi, si rischia di passare intere settimane senza uscire di casa. Lavorare da remoto può essere efficace, ma bisogna sapere come si fa.

Questa breve guida di The Entrepreneur dà alcune dritte fondamentali. La questione, sostiene, è da affrontare prima di tutto a livello psicologico. Tutto verte intorno all’abilità di creare confini, sia spaziali che temporali. Servono, insomma, zone specifiche da dedicare al lavoro e – soprattutto – orari specifici. L’ordine deve prevalere su tutto altrimenti si confonde la vita in casa con quella del lavoro, e i risultati sono disastrosi.

Per prima cosa, allora, è proibito lavorare in pigiama. Bandite (a maggior ragione) le mutande, da evitare in ogni modo qualsiasi outfit troppo comodo. È importante stare bene, certo ma la divisa da lavoro (che non deve essere per forza la giacca con la cravatta) lo è ancora di più. Chi è casa deve dimenticare di essere a casa.

Per lo stesso motivo, serve scegliere una zona della casa dedicata. Meglio se non è il letto (anzi: non deve proprio essere il letto). Aiuta a creare una routine, anche mentale. Del resto un poeta come Giovanni Pascoli aveva una scrivania apposita per la poesia latina, quella italiana e per la saggistica dantesca.

La casa, poi, andrà decorata per diventare più gradevole. Meglio mettere del colore (perché non quadri e foto?), qualche pianta e delle sedie comode. È l’occasione – più unica che rara – di modificare a piacimento il proprio posto di lavoro. Meglio non farsela sfuggire.

In ogni caso, visto che la casa diventerà il luogo in cui si vive e quello in cui si lavora, diventa ancora più importante imporsi di uscirne. Può essere per un corso, per un’attività sportiva (anche quella consigliatissima, visto che si passerà tutto il giorno seduti), per prendere aria fresca e/o fare la spesa. Il mondo spesso è creato a immagine e somiglianza dei commuter, cioè di chi al mattino e alla sera si sposta per andare e tornare dal lavoro. Esserne tagliati fuori può creare scompensi. Servirà allora cercare compensazioni.

Al tempo stesso, è importante anche mantenere i rapporti con i colleghi. Sia che siano in un ufficio, sia che si trovino sparsi ai quattro angoli del mondo, esistono mezzi tecnologici ormai sufficienti (dalle chat di Whatsapp a quelle, più adatte ancora, di Slack) con cui si può rimanere aggiornati ora per ora con tutto quello che serve sapere per lavorare.

Insomma, tutta questione di disciplina. Interiore e casalinga. A dimostrazione che chi sceglie di lavorare da remoto, in un certo senso, dovrà faticare di più rispetto a chi va – come fanno quasi tutti – in ufficio.