Oddio, siamo tutti fascisti (oppure il Fascistometro è rotto)

Il test per determinare il quoziente di fascismo legato al libro di Michela Murgia offre risultati imbarazzanti. E fa capire molti argomenti e ragionamenti considerati fascisti fanno parte in modo radicato dei valori e delle idee di sinistra

Il Professor G.C., uno che studia storia dell’Urss da tutta la vita e non nasconde la nostalgia per l’Est prima della caduta del Muro, ammette di essere ai limiti: punteggio 15,2, la soglia che divide i «democratici incazzati» dai fascisti. Il compagno A.D.L il limite l’ha superato e sta a 28,6, cioè pronto per il fez e l’orbace. B.C.

Ha in bacheca foto di Che Guevara e però sta a quota 17, «neofita o proto-fascista», e viene ammonito: «Sei consapevole di quanto il metodo fascista sia efficace ma lo consideri un’opzione tra le altre». Il test allegato all’ultimo libro di Michela Murgia (“Istruzioni per diventare fascisti”, Einaudi, pp. 112, euro 12) suscita più apprensione a sinistra che a destra perché, cliccando sulle 65 domande riproposte dall’Espresso online, anche i più tenaci democratici scoprono di coltivare segrete pulsioni autoritarie e nostalgie innominabili.

Il questionario è effettivamente illuminante. Leggendolo, è chiaro che una volta stabilito l’assioma populismo = fascismo, toccherà promuovere a Quadrumviri un buon numero di democratici doc. «Lo stupro è più inaccettabile se lo commette uno straniero»? La prima a dirlo fu Debora Serracchiani, all’epoca governatrice Pd del Friuli. «Le indennità parlamentari sono un insopportabile privilegio»? Opinione largamente condivisa da Leu a Fratelli d’Italia. «Rottamiamoli»? Sicuramente Made in Matteo Renzi. «Le quote rosa sono offensive per le donne»? Lo pensano soprattutto i deputati del Pd, furono loro nel 2014 ad affossare il capitolo dell’Italicum che le prevedeva.

«Le quote rosa sono offensive per le donne»? Lo pensano soprattutto i deputati del Pd, furono loro nel 2014 ad affossare il capitolo dell’Italicum che le prevedeva.

Insomma, a guardare il Fascistometro, «Vogliamo i Colonnelli» lo gridano un po’ tutti, destra, sinistra, centro. Persino sul tema degli stranieri, cartina al tornasole dei tempi, l’eventuale consenso all’espressione «aiutiamoli a casa loro» mette insieme affondatori di barconi e terzomondisti convinti, simpatizzanti del Ku Klux Klan e vecchi supporter della guerriglia del Frelimo, per non parlare di Marco Minniti e di Matteo Salvini, entrambi convinti della validità dell’opzione. Tutti fascisti, nessuno fascista o cosa?

Il paradosso della situazione è che la sinistra, per demolire la narrazione della maschia gioventù dovrebbe scavalcarla proprio sul piano della fascisteria. Terre incolte in concessione per vent’anni alle famiglie? Il fascismo le terre diede in proprietà ai braccianti, dopo aver espropriato il latifondo ai principi, abbiate il coraggio di fare altrettanto. Premi alla natalità? Tirate fuori un’Opera Maternità e Infanzia, una tassa sul celibato, un prestito matrimoniale a tasso zero, un premio di natalità per tutte (500 lire, un mese di stipendio di un impiegato qualificato).

Grandi opere? Non basta un ponte, una pedemontana, un tunnel per farsi belli, fateci vedere una bonifica pontina. Ma ovviamente questo incasinerebbe ulteriormente le cose perché i signori G.C., A.D.L. E B.C., con i loro trascorsi sicuramente democratici e progressisti, si ritroverebbero a polemizzare col fascismo alle vongole in nome del fascismo storico. Roba da psichiatra.

l’eventuale consenso all’espressione «aiutiamoli a casa loro» mette insieme affondatori di barconi e terzomondisti convinti, simpatizzanti del Ku Klux Klan e vecchi supporter della guerriglia del Frelimo, per non parlare di Marco Minniti

Qualche giorno fa in un editoriale molto discusso Paolo Mieli, giusto in coincidenza con la fatal data del 28 ottobre, invitava a riflettere sull’uso improprio delle accuse di fascismo, nel tempo rivolte da sinistra a qualsiasi avversario: da Gronchi a Segni, e in seguito anche Saragat, Leone, Cossiga, Fanfani e persino Scelba (quello che firmò la legge che vietava la ricostituzione del Pnf), per non parlare di Andreotti, Craxi, Berlusconi e ogni leader straniero non-amico a cominciare da Charles De Gaulle, che pure guidò la resistenza francese al nazismo.

Attenzione – concludeva Mieli – ad agitare fantasmi, si rischia di non capire «la specificità di movimenti nuovi che vanno individuate in ogni epoca senza indulgere alle evocazioni facilone». A quel tipo di pericolo se ne aggiunge adesso uno nuovo. A furia di allargare la definizione di fascismo, di estenderla a ogni manifestazione dell’autorità che non ci piace, ecco, tra un po’ scopriremo che è fascista pure il fidanzato appena tornato dalla convention di Zingaretti, la moglie andata in piazza con “Tutti per Roma”, per non parlare dell’amica del cuore che cento volte ha scritto sulla sua bacheca «Vi ricordo che questa gente vota» (voce n. 40 del Fascistometro).

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