Il senatore del Movimento 5 Stelle Nicola Morra è stato eletto nuovo presidente della Commissione parlamentare Antimafia. Morra, che succede a Rosy Bindi, era stato scelto dai 5 Stelle dopo un voto interno tra i componenti pentastellati della commissione, battendo per due soli voti il collega Mario Giarrusso (9 a 7), e determinando così una spaccatura nel Movimento. È ritenuto appartenente all’area “ortodossa” del M5S, cioè quella più critica nei confronti della dirigenza pentastellata.
Di certo, si può affermare che Morra faccia parte del filone dell’antimafia mainstream. Quello che trova la sua ragion d’essere nel più banale politicamente corretto, agganciato dogmaticamente ad alcuni simboli della lotta alla mafia e per questo incapace di distanziarsi da un nocciolo duro di convinzioni secolari, né tantomeno di mettere in discussione alcuni limiti dell’antimafia professionista e militante (e di fronte ai casi Saguto e Montante ce ne sarebbero di riflessioni da fare).
Quello di Morra è il filone dell’antimafia dei sospetti, delle mezze verità, delle condanne mediatiche basate su semplici indagini o sentenze non ancora definitive. Quello su cui si costruiscono impalcature interpretative di carattere storico-politico che non ammettono smentite. È il fronte che auto-alimenta i propri convincimenti informandosi esclusivamente attraverso alcuni oracoli selezionati: dal Fatto Quotidiano (non a caso mostrato da Morra più volte durante le sue dirette Facebook) alle interviste e ai libri dei pm pubblicamente più esposti e divenuti intoccabili (Nino Di Matteo, Roberto Scarpinato, Nicola Gratteri).
Quello di Morra è il filone dell’antimafia dei sospetti, delle mezze verità, delle condanne mediatiche basate su semplici indagini o sentenze non ancora definitive. Quello su cui si costruiscono impalcature interpretative di carattere storico-politico che non ammettono smentite
Con Morra siamo nell’antimafia del mistero, dei complotti e delle regie occulte. Convinta di poter individuare rappresentanti delle più alte istituzioni persino dietro le peggiori stragi della storia italiana.
Così può capitare che in seguito alla sentenza di primo grado del processo sulla cosiddetta “trattativa Stato-mafia”, e alla battuta fatta da Silvio Berlusconi sulle dubbie capacità di governo dei grillini («Li manderei a pulire i cessi»), lo scorso aprile Morra pubblichi un tweet in cui afferma: «Meglio vivere onestamente, magari grazie al ‘pulire i cessi’, piuttosto che accordarsi con la mafia, capito Silvio?», dando, in altre parole, del mafioso a Berlusconi, peraltro neanche imputato nel processo in questione. Concetto pure ribadito in un altro status su Facebook: «Un presidente del Consiglio che si lasciava ‘suggestionare’ da alcune vallette come avrebbe potuto tener testa alla mafia?».
Allo stesso tempo, sfogliando le pagine social del nuovo presidente della Commissione Antimafia può capitare di imbattersi, tra un rimando a un’intervista di Di Matteo e un video di Travaglio, in un’altra profonda riflessione sulla sentenza sulla “trattativa” (ricordiamo, solo di primo grado): «Tanto letteratura non deve essere stata, se è vero che potrebbe essere stata all’origine di stragi che oggi commemoriamo…».
O ancora un commento a un’intervista di Scarpinato: «Quasi tutte le indagini sulle stragi italiane sono state depistate da apparati deviati dello Stato’. Il magistrato Scarpinato dice con ASSOLUTA CHIAREZZA cose che tanti sanno e che molti non vogliono sentire ripetere».
Con Morra siamo nell’antimafia del mistero, dei complotti e delle regie occulte. Convinta di poter individuare rappresentanti delle più alte istituzioni persino dietro le peggiori stragi della storia italiana
E come dimenticare, poi, l’attacco che nel gennaio 2015 Morra sferrò nei confronti di Sergio Mattarella, di cui allora si ipotizzava l’elezione a capo dello Stato, dicendo che egli «proviene simbolicamente da una tradizione che in relazione alla mafia ha tanto da chiarire e farsi perdonare», ignorando probabilmente il fatto che il fratello del futuro presidente della Repubblica (Piersanti Mattarella) era stato ucciso proprio dalla mafia.
Le redini del tempio di San Macuto passano quindi nelle mani di Morra, che dopo l’elezione ha immediatamente ribadito il suo approccio, citando nientedimeno che Paolo Borsellino («Dobbiamo far trionfare definitivamente quel fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità») e individuando le priorità del lavoro della Commissione Antimafia nella trattativa e nella massoneria: «Si recupererà la memoria attraverso l’indagine sulla trattativa Stato Mafia e si cercherà di capire come la massoneria venga ad essere spesso un fronte in cui le criminalità di stampo mafioso si insediano».
Dunque, auguri a Morra, ma soprattutto a noi.