Diritti d’autoreSoundreef: “Ora ci aspettiamo che il governo gialloverde metta fine all’impero Siae”

“Dopo la decisione dell’Antitrust, ci aspettiamo un emendamento al decreto fiscale. Abbiamo incontrato diversi esponenti di governo e le aperture ci sembrano positive. La liberalizzazione era nel programma. Poi servirà una legge come si dev​e“. Parla Davide D’Atri, ad di Soundreef

Hanno aspettato quattro anni dalla direttiva europea Barnier, ma il provvedimento dell’Antitrust dello scorso 25 ottobre potrebbe essere la crepa definitiva che fa cadere a pezzi il monopolio Siae, aprendo definitivamente il mercato dei diritti d’autore ai rivali di Soundreef. Ora, come promesso nel programma, toccherà all’esecutivo gialloverde completare la liberalizzazione che il governo Gentiloni aveva lasciato solo a metà. «Ci aspettiamo un emendamento al decreto fiscale», dice Davide D’Atri, amministratore delegato di Soundreef, che in Italia gestisce già 14mila tra autori ed editori, tra cui Fedez, J-Ax e Gigi D’Alessio. «Non si può entrare nel 2019 di nuovo con le stesse incertezze. Abbiamo incontrato diversi esponenti di governo e le aperture ci sembrano positive. Poi servirà una legge come si deve».

Intanto, dice D’Atri, «ci aspettiamo che la Siae si adegui entro 60 giorni al provvedimento dell’Antitrust, che ha accertato l’abuso di posizione dominante. Finora, nonostante le segnalazioni di appropriazione indebita di alcuni compensi, non abbiamo proceduto penalmente perché pensavamo fosse corretto aspettare la decisione dell’Authority. Da adesso in poi non aspetteremo più e chiederemo i danni».

D’Atri, quali sono gli abusi che avete denunciato e che l’Antitrust ha riconosciuto?
Per prima cosa, Siae non potrà più appropriarsi anche dei diritti degli autori che hanno dato disdetta e si sono iscritti a Soundreef, come fatto finora. Ci sono poi le prove che agli utilizzatori dei diritti, come Google e Live Nation, è stato chiesto di pagare a Siae anche quanto che invece spettava a noi. La Società degli autori ha continuato essere l’unico interlocutore per gli organizzatori di eventi e concerti, riscuotendo anche quanto invece doveva essere corrisposto a noi. E quando un’opera era in comproprietà tra un iscritto Siae e un non iscritto, veniva chiesto di dare a Siae la totalità dei diritti. Senza dimenticare che Siae non aveva affatto il monopolio anche sulle opere straniere che erano nel nostro catalogo, come invece dichiarava. L’Antitrust ha condannato le condotte della Siae su questi quattro punti, dandoci ragione su tutto.

Quali sono state le conseguenze sugli autori in questo scontro?
A essere penalizzati sono soprattutto i piccoli. I grandi nomi iscritti a Soundreef, come Fedez, possono rilasciare interviste e fare battaglie. Ma i piccoli autori, con piccoli compensi, hanno difficoltà a ribellarsi e a mettere in mezzo gli avvocati.

È così che si turba il mercato. Viene fuori una gravissima negazione della libertà degli autori di scegliere i propri rappresentanti. Gli artisti ci chiedevano: “Cosa mi iscrivo a fare se poi i soldi li raccolgono altri?”.

Ora, dopo il provvedimento dell’Antitrust cosa succede?
Il provvedimento è immediatamente efficace: Siae deve ovviare agli illeciti individuati entro 60 giorni.

Siae però ha già detto che farà ricorso.
Le decisioni dell’Antitrust si devono rispettare. È inaccettabile che si possa pensare di non farlo. Qualora la dirigenza della Siae non dovesse rispettare la decisione dell’Antitrust, c’è anche la possibilità di un commissariamento parziale mirato al rispetto della sentenza.

Ci aspettiamo un emendamento al decreto fiscale. Non si può entrare nel 2019 di nuovo con le stesse incertezze. Abbiamo incontrato diversi esponenti di governo e le aperture ci sembrano positive. Poi servirà una legge come si dev​e


Davide D’Atri, amministratore delegato di Soundreef

Qualcuno degli autori in questi anni ha fatto causa a Siae?
Sì, lo ha fatto ad esempio il noto compositore Maurizio Fabrizio, iscritto a Soundreef.

E Soundreef si è mai rivolta alla Procura?
Abbiamo presentato un esposto alla Procura della Repubblica per il caso di presunto spionaggio ai nostri danni di cui ha parlato L’Espresso. Per il resto finora, nonostante le segnalazioni di appropriazione indebita di alcuni compensi, non abbiamo proceduto penalmente perché pensavamo fosse corretto aspettare la decisione dell’Authority. Da adesso in poi non aspetteremo più e chiederemo i danni.

Ma a che punto è la liberalizzazione del mercato in Italia?
Il governo Gentiloni, con l’ex ministro Enrico Franceschini, si era espresso a favore del monopolio Siae, poi su spinta della Commissione europea e delle proteste sulla stampa ha parzialmente liberalizzato a denti stretti, stabilendo però che solo le non profit possono fare concorrenza a Siae. A gennaio 2018 è stata creata l’associazione Lea, Liberi editori autori, che riscuote i compensi sul territorio italiano. Ma è una liberalizzazione a metà, che non rispetta in toto la direttiva Barnier.

Cosa vi aspettate ora dal nuovo governo? I Cinque Stelle hanno più volte dichiarato di voler rompere il monopolio.
L’attuale governo aveva nel programma la liberalizzazione di questo mercato. Abbiamo incontrato diversi esponenti e le aperture ci sembrano positive. Ci aspettiamo che entro la fine dell’anno si faccia qualcosa, cominciando dalla presentazione di un emendamento al decreto fiscale. Poi serve una legge come si deve. C’è una proposta di legge in merito presentata dall’onorevole dei Cinque Stelle Sergio Battelli. Ma non si può entrare nel 2019 con le stesse incertezze di prima!

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