Se mai ci fosse bisogno di una buona scusa per regalare libri, l’albero di Natale è senza dubbio una delle migliori. E magari può essere anche la volta buona per capire qualcosa in più su come evolve il mercato del lavoro, recuperando libri usciti di recente, leggendoli o facendoli leggere. Ecco i nostri dieci consigli.
Con la cultura non si mangia. Falso! Paola Dubini, docente di economia alla Bocconi, smonta per Edizioni Laterza una delle fake news più frequenti sul mondo della cultura, dimostrando come puntare su arte, paesaggio e bellezza possa far crescere l’economia e creare posti di lavoro (oltre che rendere un servizio ai cittadini). Un esempio? Nonostante noi destiniamo meno dello 0,3 per cento della spesa dello Stato in cultura, questa produce circa il 6 per cento del Pil. Non male, ma pensate cosa si potrebbe fare se gli investimenti aumentassero.
App economy. L’autore è Matteo Sarzana, CEO di Deliveroo Itala. Il libro per Egea non è un’ultima uscita (ha un paio d’anni), ma torna buono adesso proprio perché Deliveroo ha appena annunciato di aver raggiunto 30 città italiane col suo servizio, a tre anni dall’arrivo nel nostro Paese. Che c’entra Deliveroo con l’app economy? Matteo Sarzana è l’autore ideale da leggere per capire le opportunità della gig economy e per trovare soluzioni ai molti problemi che questo sistema produce, dalla precarietà dei rider fino alla loro sicurezza per strada.
Dove inizia il futuro. Il titolo del libro è una domanda ambiziosa, a cui Philip Larrey, docente di filosofia, prova a dare una risposta per Mondadori. Il tema è complesso: capire l’impatto a medio-lungo termine della trasformazione digitale sulla società. Per cercare risposte, Larrey porta nel libro le testimonianze di alcuni addetti ai lavori, da Sir Martin Sorrel, amministratore delegato di Wpp, a Eric Schmidt, vertice di Alphabet, la casa madre di Google. Più in alto di così era difficile andare.
Il lavoro che serve. Persone nell’industria 4.0 Guerini e associati pubblica un bel lavoro di Annalisa Magone e Tatiana Mazali che esplora l’esperienza italiana dell’industria 4.0, tra paura per il cambiamento e consapevolezza che, per quanto all’avanguardia, le macchine dipendono sempre dall’ingegno umano. Dalla centralità dell’uomo, o meglio, della persona – per citare il titolo – deve dunque dipendere la sfida della nuova rivoluzione industriale e da qui si parte per raccontare l’internet delle cose: storie, personaggi, voci, il modo più efficace per interpretare le analisi numeriche e economiche.
Soft Skills che generano valore. Ce lo diciamo spesso: non bastano titoli di studio e competenze, servono anche le cosiddette soft skills, quelle capacità che non si imparano ai corsi o nei banchi di scuola, ma che riguardano la capacità di risolvere problemi in fretta, di lavorare in gruppo, di gestire un team e quant’altro. Per capirne una volta di più l’importanza può essere utile questo libro curato da Marina Pezzoli per Franco Angeli: entro il 2020 più di un terzo delle soft skills che saranno maggiormente richieste dal mercato del lavoro oggi non sono ancora considerate cruciali per le imprese. Bisogna capire in anticipo quali sono e farsi trovare pronti.
Perché non approfittare delle vacanze natalizie per leggere un libro che aiuti a capire meglio il mercato del lavoro?
L’inventalavoro. Piccola licenza poetica, perché bisogna tornare al 2012 per trovare questo saggio di Andrea Sartori per Morellini. Ma vale la pena: racconta i nuovi mestieri nati in tempo di crisi, proprio dalle macerie di molti altri lavori andati in disuso. Non ci saranno più i materassai e saranno sempre meno i videotecai, ma in compenso abbiamo a che fare con personal shopper, virtual secretary, cake decorator, accompagnatori di animali domestici e tanto altro. Modi ingegnosi per inventarsi, nelle difficoltà.
La fabbrica connessa. Luca Beltrametti, Nino Guarnacci e Nicola Intini si occupano di industria 4.0 per Guerini e associati indugiando sull’aspetto che ancora fa più fatica, in Italia, a completare la trasformazione verso il digitale: il mondo delle piccole e medie imprese. Essendo la grande maggioranza delle aziende italiane, da lì bisogna partire per sperare in un cambiamento radicale che interessi tutti e non sono i (pochi) grandi. Cambiata con efficacia la loro mentalità, può cambiare il Paese.
Le riforme dimezzate. Marco Leonardi non è un politico, ma ha lavorato a Palazzo Chigi per tre anni, occupandosi proprio di lavoro. Oggi è fuori dal governo e dai partiti, insegna all’Università degli Studi di Milano (che edita il libro), dunque, la sua visione si può considerare laica. È sicuramente utile a capire meglio dove si è andati in questi anni in Italia e come funziona la macchina decisionale per le riforme, nel compromesso tra sindacati, forze politiche, addetti ai lavori.
Modelli ed esperienze di welfare aziendale. Il titolo dice tutto: il welfare aziendale, sempre più diffuso anche in Italia, assume un ruolo importante per il benessere dei lavoratori e per il clima interno al posto di lavoro. Per Giappichelli ne parlano William Chiaromonte e Maria Luisa Vallauri, che nella prima parte descrivono il quadro normativo e come sta cambiando, a livello globale, questa pratica aziendale, mentre nella seconda parte del libro si concentrano su alcuni casi specifici relativi a aziende italiane.
Il welfare del lavoro. Il ruolo dei servizi per l’impiego. Sempre più spesso negli ultimi anni si parla di centri per l’impiego, soprattutto in ottica di eventuali riforme riguardo a un reddito di base universale. Che si vada in quella direzione o meno, resta importante capire a che cosa servono i centri per l’impiego oggi e come devono migliorare per offrire un servizio che, se fosse efficace, potrebbe essere un sostegno vitale per il nostro mercato del lavoro. Un buon modo per vederci chiaro è questo lavoro a più autori, edito da Franco Angeli.
Buona Lettura!