Comici inconsapevoliMario Giordano è un fantastico clown, il problema è che crede di essere un giornalista

Voce stridula, toni drammatici, facce improponibili. Anche gli ospiti in collegamento ridono alle tirate populiste del conduttore di “Fuori dal coro”. L’unico a non accorgersi del proprio talento comico è lui. Pensa di fare giornalismo

Da una puntata di Fuori dal coro

Non so se avete mai visto una puntata di Fuori dal coro. E quindi lo dico subito: non fatelo se avete appena cenato, perché potrebbe bloccare tragicamente la digestione. Se pensate che la voce di Luciana Littizzetto sia sgradevole, se ritenete fastidioso Fabio Fazio, è perché non vi siete mai soffermati cinque minuti sulla trasmissione di Rete 4 di Mario Giordano.

È la cosa più brutta mai vista in tv, a meno che non la prendiate con spirito comico: allora è bellissima. L’ex direttore del Tg4, nelle sue arringhe populiste e accalorate – ha notato bene Renato Franco sul Corriere – è “l’unico stand-up-comedian della televisione italiana”, un genere comico che qui da noi non ha mai funzionato. Peccato che in teoria sia una trasmissione di informazione, e che lui sia un giornalista, ma fa lo stesso. La puntata che ha fatto contro il prete-anti Salvini era un capolavoro kitsch inarrivabile. Giordano criticava il sacerdote, don Paolo Farinella, di Genova, perché aveva annunciato che per protesta avrebbe chiuso la chiesa e rinunciato alla Messa. “La Messa!? La Messa”, urla Giordano, incredulo. “Un prete deve fare il prete: non può fare politica con la tonaca”.

Ma non si limita a urlare. No. Perché è la mimica facciale il tocco da maestro, insieme alla teatralità. Piagnucola, fa smorfie, frigna, entra nella parte dell’indignato, anzi del bambino a cui la mamma ha tolto i videogiochi dopo cena. “Il prete è questo qua, guardate”. E via di espressioni contrite, moine, gemiti, mani nei capelli.

“La Messa!? La Messa”, urla Giordano, incredulo. “Un prete deve fare il prete: non può fare politica con la tonaca”

L’altro giorno, l’editorialista della Verità ce l’aveva con Don Favarin, un altro prete: “Capisco tutto, ma perché prendersela con il presepe? Col preseeeepe”. Con quella “e” stridula, e poi il muso. Altro momento topico: piazza sul maxischermo dietro di lui i volti di Antonio, Freddy e Mario, tre negozianti che hanno sparato a un ladro: “Non avrebbero mai fatto male a una mosca. Se ci deve essere una tragedia, meglio che muoia il ladro, lo so la dico grossa. I ragionamenti di quelli che hanno le chiappette al caldo, nei loro salottini non valgono una mazza”. Ecco, come tutti sappiamo, non è che Mario Giordano parta avvantaggiato, con quella vocetta e con quell’aspetto, di cui non ha colpe. Il genio è stato trasformare questi tratti in un marchio di fabbrica inconfondibile. Ma un marchio di fabbrica comico.

Giordano è l’unico pezzo della vecchia Rete4 ancora rimasto in onda, l’unico baluardo populista ancora in piedi dopo la rottamazione di Paolo Del Debbio e Maurizio Belpietro. A metà tra l’arringa tribunalizia e i sermoni alla Roberto Saviano, un po’ Massimo Giletti ma dopo aver assunto qualche sostanza eccitante, Giordano con Fuori dal coro ha varato un genere unico. “Dove sono i soloni, i professori, che ci hanno dato lezioni….”, con le “o” allungate e l’espressione facciale sofferente di chi la mattina non riesce ad andar bene di corpo.

Mario Giordano sembra, praticamente, un posseduto. A Luisella Costamagna, opinionista fissa in collegamento, regolarmente scappa da ridere guardando le gesta di Giordano. Momenti magici

Il massimo eccitamento lo raggiunge quando tocca il filone “prima-gli-italiani”, grande cavallo di battaglia di questo governo. “Ho una storia pazzesca da raccontarvi”, grida, prima di lanciare un servizio più sensazionalistico delle gag di Maccio Capatonda quando imita la televisione di Barbara d’Urso. La storia arriva da Bologna: Yuri Malini, operaio, ha la casa occupata ed è costretto a dormire in garage dopo che anni fa dette la casa al comune, che però ci ha fatto una struttura d’accoglienza per immigrati. “Mi fa venire voglia di urlare, no, di più di sbattere la testa contro un muro”. È praticamente posseduto. “Paga il mutuo della casa, e vive in garaaaage”, starnazza mettendosi le mani nei capelli. Poi, all’improvviso, Mario Giordano diventa Gianfranco Funari. Si avvicina alla telecamera, guarda in camera, e si rivolge direttamente al Comune di Bologna. Il colpo di teatro.

Ovviamente ha proposto un servizio anche contro Vittorio Sgarbi, con cui di recente ha litigato brutalmente (Sgarbi lo ha chiamato “castrato”). A Luisella Costamagna, opinionista fissa in collegamento, regolarmente scappa da ridere guardando le gesta di Giordano. Momenti magici.

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