Per combattere la povertà – la scarsità cronica di denaro – occorre cogliere il filo che la lega a tanti altri esempi di scarsità: dalla mancanza di tempo di chi è oberato dagli impegni lavorativi alla solitudine di chi si trasferisce in una nuova città. Sendhil Mullainathan e Eldar Shafir dimostrano che la scarsità influenza, a un livello subconscio, incontrollabile, le capacità cognitive e i comportamenti. Concentra tutte le energie intellettuali sulle risorse che mancano, migliorando la prontezza e l’efficienza nel rispondere alle esigenze più pressanti. Ma così facendo «cattura» la mente: se siamo preoccupati per la scarsità, abbiamo meno attenzione da dedicare a tutto il resto. Diventiamo meno intuitivi, meno lungimiranti, meno controllati: affrontare ristrettezze economiche riduce le capacità cognitive di una persona più di un’intera notte insonne. In quest’ottica non solo la povertà globale, ma anche i problemi della nostra vita quotidiana acquistano nuova luce.
Sendhil Mullainathan insegna Economia a Harvard. Nel 2002 è stato premiato con il genius grant della MacAthur Foundation. Si occupa di economia comportamentale e sviluppo economico.
Eldar Shafir insegna Psicologia e affari pubblici a Princeton. Conduce ricerche sulle scienze cognitive, i processi decisionali e l’economia comportamentale.
Un estratto da Scarcity, di Sendhil Mullainathan, Eldar Shafir (Il Saggiatore)
Non pensarci
L’anno scorso abbiamo trascurato i nostri risparmi. È da qualche tempo, infatti, che nessuno di noi due ci pensa. Qual è la causa di questo incauto comportamento (uno di noi ha anche dei figli!)? Be’, in realtà non è poi tanto incauto. I nostri conti di risparmio – dagli accantonamenti per la pensione a quelli per l’università dei figli – hanno continuato a crescere con una certa regolarità. Come facciamo a mettere da parte qualcosa senza risparmiare attivamente? È così per molte altre persone. Entrambi, molto tempo fa, abbiamo aderito a un piano che automaticamente deduce il 10 per cento dalla busta paga. Il saldo dei nostri conti mostra che risparmiamo parecchio, anche se il nostro comportamento quotidiano sembra suggerire un totale disinteresse: spendiamo i nostri stipendi senza mai pensare a risparmiare. La deduzione automatica ci consente di risparmiare senza patemi.
Questo esempio propone un’indicazione molto semplice. Spesso, quando c’è la tendenza a non pensarci, è più efficace modificare il risultato a cui porta tale tendenza, piuttosto che combatterla. L’esempio lo forniscono gli accantonamenti per la pensione. Quando una persona negli Stati Uniti inizia un nuovo lavoro, deve compilare un modulo riguardante la partecipazione al programma 401(k). Solitamente, se non compila il modulo, la persona non è ammessa al programma pensionistico, il che potrebbe rappresentare la ricetta per un disastro più in là nel tempo. Ma quando si è appena stati assunti, con tutta l’ansia e l’agitazione che ciò comporta, spesso si finisce sotto l’effetto tunnel e si trascura il modulo.
In uno studio particolarmente acuto, alcuni ricercatori hanno modificato le conseguenze dovute alla non compilazione del modulo. I nuovi assunti ricevevano un modulo ritoccato, che diceva qualcosa del tipo: «Lei ha aderito a un programma pensionistico 401(k) al 3 per cento. Si prega di restituire questo modulo nel caso in cui si preferisca non aderire o aderire a un livello differente». Anche quando dimenticavano il modulo, le persone risparmiavano. E, meglio ancora, per chi ci aveva pensato e desiderava risparmiare, era già tutto a posto: non c’era il rischio di dimenticare alcunché. I risultati sono stati stupefacenti. Anche tre anni più tardi, è emersa una nettissima differenza nei tassi di adesione. Nelle imprese in cui i nuovi assunti dovevano agire solo in caso di non adesione, più dell’80 per cento ha aderito al piano 401(k). Nelle imprese in cui i nuovi assunti, per aderire, dovevano attivarsi, solo il 45 per cento ha aderito. Cambiando il risultato di default – ciò che accade quando non si prende una decisione – si possono ottenere effetti di straordinaria entità.
Ovviamente, quando è qualcun altro a decidere il risultato di default, sorgono diverse questioni delicate. Ma in molti casi lo possiamo stabilire noi stessi. Il servizio di domiciliazione bancaria delle bollette è un primo esempio. Una persona superoccupata che dispone l’addebito diretto delle utenze sul conto corrente bancario non corre più il rischio – nel suo tunnel lavorativo – di dimenticarsi di pagare le bollette. O, piuttosto, è libera di ignorarle, perché anche se ciò succede, vengono pagate ugualmente. Di conseguenza, oggi alcuni dei più ricorrenti problemi associati all’effetto tunnel, per le persone superoccupate – almeno per chi ha accesso alla moderna tecnologia –, sono i compiti non automatizzabili, come la revisione dell’auto, il rinnovo della patente o la dichiarazione dei redditi. Ancora peggiore è la situazione di quelle faccende che né sono automatiche, né hanno una scadenza naturale o presentano dei promemoria, come redigere un testamento o prenotare un controllo medico.
Il ragionamento si applica più in generale a ciò che non è ripetitivo e prevedibile. Immaginiamo una persona che lavora da casa e subisce l’effetto tunnel a causa di una scadenza incombente. Sappiamo che trascurerà la qualità della sua alimentazione e mangerà quel che capiterà sottomano. Anzi, assente e sfinita, tenderà a preferire le opzioni meno salutari, quelle che offrono la tentazione più immediata. Con una dispensa ben assortita, questa persona molto impegnata finirà per mettere su qualche chilo. Viceversa, una dispensa rifornita solo di opzioni sane può svincolare il girovita dalla scadenza lavorativa.
Un recente programma di Bank of America chiamato «Keep the Change» («tieni il resto») mostra un uso costruttivo del trasformare la disattenzione a fin di bene. Spiega la banca:
Con Keep the Change è possibile far crescere automaticamente i tuoi risparmi. Aderisci al programma e arrotonderemo al dollaro tutti i tuoi acquisti effettuati con la carta di debito della Bank of America, trasferendo la differenza dal tuo conto corrente al tuo conto di risparmio. Ogni tazza di caffè, pieno di benzina, spesa di generi alimentari accrescerà i tuoi risparmi. Cosa c’è di più facile?
Keep the Change (che è stato criticato per altri aspetti, compreso il basso tasso d’interesse e le spese elevate) una cosa la fa molto bene: induce le persone a risparmiare senza cercare di frenare i loro impulsi a spendere, ma sfruttando proprio quegli impulsi. La gente trascura di risparmiare, dunque questo programma permette alle persone di risparmiare mentre fanno ciò che viene loro più naturale, e cioè consumare.
Controllo
Per un professionista superoccupato, andare in palestra con una certa regolarità è molto più difficile che iscriversi a una palestra. C’è una spiegazione ovvia. Lo sforzo di iscriversi non è paragonabile allo sforzo degli esercizi per gli addominali o di mezz’ora alla macchina ellittica. Ma c’è un’altra ragione. Ci si iscrive in palestra una volta sola, mentre andarci regolarmente richiede controllo: fare la cosa giusta e farlo con assiduità. Possiamo distinguere le scelte da compiere in due tipologie: controllo e una tantum. Le scelte del tipo controllo ci chiedono di ripetere di continuo la stessa decisione, che può essere andare in palestra, risparmiare per i momenti difficili, alimentarsi in modo corretto, dedicare del tempo alla famiglia. Alcune scelte richiedono persino un ipercontrollo. Se perdete una seduta in palestra inficiate solo in minima parte il vostro duro lavoro per tenervi in forma, ma se saltate una dose di determinati farmaci, la questione diventa subito più seria. Cadere in tentazione anche solo una volta e usare i propri risparmi per acquistare una giacca di pelle può vanificare molti mesi di privazioni. Una scelta una tantumdeve appunto essere compiuta una volta sola (o almeno molto di rado), per ottenere il risultato desiderato: fate inviare le bollette direttamente alla vostra banca e non dovrete più preoccuparvi di quando scadono; acquistate una lavatrice/asciugatrice e per anni vi risparmierete il viaggio fino alla lavanderia a gettoni; aderite a un’offerta scontata del gestore telefonico per realizzare qualche risparmio fino a nuovo ordine.
Specialmente se si è sotto l’effetto tunnel, fare la cosa giusta è molto più facile quando la si fa una volta sola, che dovendo ripeterla. Tuttavia, tanti comportamenti virtuosi – essere un buon genitore, mettere da parte dei soldi, mangiare sano – richiedono controllo. A peggiorare le cose, molti comportamenti sbagliati provocano sofferenze anche se ci si casca una volta sola: indebitarsi, assumere un impegno sconsiderato, fare un acquisto avventato. Basta una sola occasione per dilapidare il gruzzolo che si è accantonato, o per contrarre un prestito: e così ci si tira la zappa sui piedi, con conseguenze per molti anni a venire, dalle quali non si potrà recuperare senza controllo.
Ciò suggerisce una ricetta: ogni volta che si presenta l’occasione, è consigliabile convertire i comportamenti di controllo in azioni una tantum. Piuttosto che dover essere vigili ogni volta che si arraffa uno snack dalla dispensa, basta esserlo al negozio di alimentari. Molti compiti banali presentano queste dinamiche. Mantenere la casa pulita richiede controllo, oppure (ammesso che possiate permettervelo) basterà chiamare una volta ogni tanto un servizio di pulizia. Pagare le utenze ogni mese richiede controllo. Far pagare le bollette automaticamente alla banca può essere fatto una volta sola. Ricordarsi di portare con sé abbastanza monete per pagare i pedaggi richiede controllo; abbonarsi a un servizio di pagamento automatico dei pedaggi (come Telepass) si fa una volta sola. Più in generale, poiché l’effetto tunnel rende poco attenti, convertire quello che si tende a trascurare in soluzioni una tantum può essere un espediente molto efficace. Passare del tempo insieme ai figli è un impegno che tende invariabilmente a essere rimandato, se dipende dal controllo, ma se vi iscrivete a un’attività settimanale da fare con loro, questa sola azione vi garantisce di godere di almeno una minima quantità di tempo insieme tutte le settimane.
La cosa funziona anche per il verso opposto: convertire discutibili comportamenti una tantum nel tipo di scelte che comportano controllo. Alcuni policy maker hanno proposto «periodi di raffreddamento» negli acquisti di automobili, e simili accorgimenti possono rivelarsi saggi per i prestiti di ogni tipo (denaro, tempo, calorie e così via). In sostanza, si tratta di creare un sistema che richieda di confermare una decisione diverse volte prima che diventi a tutti gli effetti impegnativa. (Immaginate che tutte le volte in cui ricevete un invito allettante la vostra posta elettronica sia impostata in modo da inviare la seguente risposta: «Grazie. È possibile. Ti farò sapere tra una settimana».)
Talvolta, si può anche voler trasformare i rinnovi automatici in atti di controllo. Quando è stata l’ultima volta in cui avete controllato se non è comparsa un’assicurazione dell’auto più abbordabile di quella che avete scelto così meticolosamente anni fa? Le opzioni cambiano, e alcune scelte una tantum possono anche essere state sbagliate. Quando ci siamo iscritti a un servizio di noleggio dvd, pensavamo che avremmo guardato molti film al mese restituendoli prontamente. Ora però ci spaventa pensare a quanto stiamo pagando per ogni film. Invece di rinnovare automaticamente, talvolta potrebbe essere il caso di verificare alla luce di ciò che sappiamo oggi la saggezza della vecchia scelta una tantum.
E dunque, che dire dei prestiti? Dovremmo bandire i prestiti a breve, scelte una tantumcon potenziali conseguenze negative? Nell’esperimento di Family Feud descritto nel Capitolo 5, abbiamo visto che togliere ai partecipanti poveri l’opzione di ricorrere a un prestito migliorava la performance complessiva. Ma naturalmente è qui che la vita diventa più complicata del laboratorio. Alcuni prestiti hanno effetti negativi, ma altri hanno effetti positivi. Come si fa a decidere quali sono del primo tipo e quali del secondo? Anche nell’ambito della nostra teoria, alcuni prestiti forniscono le necessarie risorse inutilizzate. Quando l’auto ha un guasto e occorre del denaro per farla riparare, un prestito (anche a caro prezzo) può prevenire una catena di eventi negativi: arrivare tardi al lavoro, rischiare di perdere il posto eccetera. Paradossalmente, la scarsità accresce la probabilità che sia necessaria una soluzione immediata, come pure la probabilità che alcune di queste soluzioni immediate provochino danni.
Un’indicazione che ci viene dalla psicologia della scarsità è la necessità di prepararsi all’effetto tunnel e proteggersi dalla disattenzione: tenere la rotta, in modo tale che nei momenti di effetto tunnel sia più difficile adottare scelte sbagliate, e che i buoni comportamenti richiedano poco controllo ma siano di tanto in tanto riconsiderati.
Collegamenti e tempistica delle decisioni
Nel mondo dell’effetto tunnel e della disattenzione, molto dipende dalla tempistica. Alcuni degli errori più grandi avvengono quando si decide per il futuro, quando cose escluse da qualsiasi tunnel sembrano distanti e confuse. Certi impegni che oggi non accetteremmo mai («oggi ho troppo da fare») siamo pronti a prenderli il mese prossimo («ma certo, l’agenda è vuota!»). Gli obblighi di oggi sono pressanti, quelli che sorgeranno tra un mese sono astratti e remoti, per cui è difficile rendersene ben conto. Come abbiamo visto, è così che finiamo per assumere troppi impegni. Accade dunque che, quando siamo a corto di denaro, acquistiamo cose che solo più tardi ci accorgiamo di non poterci permettere. La lavatrice, così attraente sei mesi fa, quando la si poteva avere con la prima rata differita di 180 giorni, ora è diventata un onere difficile da sostenere.
Ma una volta compresa la psicologia della scarsità possiamo volgerla in positivo. Non c’è alcuna ragione per cui il medesimo elemento – l’incapacità di valutare correttamente la scarsità futura – non possa essere sfruttato a nostro vantaggio. La volontà di impegnarsi per un futuro meno povero è alla base del programma Save More Tomorrow («risparmia di più domani»), mediante il quale persone che non si sentivano in grado di risparmiare hanno concordato di incrementare gli accantonamenti per il risparmio in caso di aumenti di stipendio. Nessun sacrificio oggi, dunque, ma solo più in là, in un futuro indefinito. I risultati sono stati sbalorditivi. In un’impresa, ha aderito, invece di cercare di risparmiare da sé, più del 75 per cento di coloro a cui era stato presentato il piano, e solo una minoranza ha scelto di tirarsi indietro. Al terzo aumento di stipendio, i partecipanti avevano più che triplicato i loro tassi di risparmio.
La cosa più ingegnosa, in questo caso, è il collegamento tra ciò che ci si attende (l’aumento di stipendio) e ciò che si desidera (l’aumento dei risparmi). Il programma connette automaticamente i due elementi. Si può fare qualcosa di simile con i prestiti. Considerate questo esperimento mentale. In un tentativo di tenere a freno i prestiti predatori, uno stato costringe le agenzie che erogano prestiti payday a ridurre gli oneri, passando, diciamo, da 50 a 25 dollari di spese su un prestito di 200 dollari. Ipotizziamo che il settore resti redditizio e sopravviva. In un altro stato, viene creato un meccanismo diverso: le spese restano a 50 dollari ma solo 25 vanno al prestatore; gli altri 25 vengono depositati su un conto intestato a chi contrae il prestito. Accumulatisi su questo conto 200 dollari – in questo caso, dopo otto prestiti – la persona non ha più bisogno di indebitarsi nuovamente. Qualora avesse bisogno di un prestito, potrà usare questi risparmi. In effetti, risparmiando 25 dollari ogni 50 di commissione, i prenditori possono rapidamente diventare «prestatori a se stessi».
In parole povere, la verità su tutte quelle buone decisioni che programmate di prendere in futuro, quando le cose saranno più facili, è che probabilmente non le vorrete prendere neanche quando il futuro arriverà, e le cose saranno di nuovo complicate. Di qui l’importanza di prevenire e collegare con intelligenza. Nel momento in cui si è concentrati sull’importanza dell’esercizio fisico, sarà bene iscriversi in palestra, assumere un personal trainer, sfidare un amico, fare tutto ciò che è possibile affinché questa motivazione duri anche quando l’effetto tunnel dirigerà l’attenzione altrove. Se mentre fate la spesa siete abbastanza concentrati sull’alimentazione sana, fate in modo di riempire la dispensa con i prodotti giusti, per i tempi in cui la vostra mente non sarà più consapevole dell’importanza del buon cibo. E quando accade che qualcosa – un libro, uno spot pubblicitario – concentri per un attimo la vostra attenzione sulla vecchiaia, entrate in azione. Disponete l’accantonamento automatico su un conto di risparmio di una parte dello stipendio; telefonate al vostro avvocato per combinare un incontro e stilare un testamento. Altrimenti, programmerete di farlo in un altro momento, ma allora sarete in un altro tunnel.
Economizzare sulla larghezza di banda
Poiché la scarsità preleva una tassa sulla larghezza di banda, una preoccupazione fondamentale nella gestione della scarsità è economizzare sulla larghezza di banda. Proprio come le persone superoccupate si preoccupano di ogni minuto del giorno e i poveri sono concentrati sul denaro, così chiunque sia in condizioni di scarsità è profondamente influenzato dal modo in cui la sua larghezza di banda è distribuita e spesa.
La larghezza di banda ha a che fare con l’allocazione delle nostre limitate capacità di elaborare le informazioni. In tal senso, le decisioni che richiedono una più intensa elaborazione di informazioni hanno immediate ricadute sulla larghezza di banda. Tutti i manager in lotta con il tempo apprezzano molto i collaboratori dotati di capacità di sintesi decisionale, che sanno distillare le scelte nei loro elementi essenziali e presentarle con chiarezza. Un dipendente che produce grandi quantità di dati non elaborati è molto meno utile. Le sintesi chiare e semplici sono un ottimo modo di economizzare sulla capacità cognitiva.
Eppure, spesso non riusciamo ad apprezzarlo abbastanza, nel presentare le informazioni. È quanto dimostra uno studio sui prestiti payday condotto dagli economisti Marianne Bertrand e Adair Morse.I ricercatori hanno diviso i soggetti che intendevano contrarre un prestito payday in due gruppi. A un gruppo veniva presentata una tabella, che indicava il tasso d’interesse effettivo annuo da pagare (443 per cento) e lo poneva a confronto con prestiti paragonabili (16 per cento su una carta di credito). A un altro gruppo venivano mostrati dati simili ma espressi, invece che in tassi d’interesse, in dollari da pagare sul prestito in caso di rimborso dopo due settimane (45 dollari), un mese (90 dollari) e così via, in relazione a quanto avrebbero pagato contraendo un prestito dello stesso ammontare su una carta di credito (2,50 dollari per due settimane, 5 per un mese eccetera). In altre parole, dati simili venivano presentati in forme lievemente diverse: in un caso, tassi d’interesse, una misura astratta di qualcosa che ha implicazioni difficili da valutare con precisione; nell’altro caso, dollari pagati, unità di misura familiari che uno deve tirar fuori dalle proprie tasche. Ciò che Bertrand e Morse hanno rilevato è che solo pochissimi clienti del gruppo cui era stato mostrato il costo in dollari hanno contratto il prestito payday. Chi chiede questo genere di prestiti è abituato a vedere i dollari, a pensarci e ad averne bisogno. I tassi d’interesse, invece, sono esotici strumenti finanziari che in pochi usano nella vita quotidiana, e che richiedono cospicui sforzi intellettuali se li si vuole tradurre in qualcosa di più tangibile. Quando la larghezza di banda è tassata, una somma concreta ha molto più senso di qualunque termine astratto.
Le etichette nutrizionali presentano analoghi problemi. Inondano la gente di enormi quantità di informazioni esotiche. Oggi i consumatori ricevono informazioni non solo sulle calorie, ma anche, più specificamente, sulle calorie da grassi, sui grassi buoni contrapposti a quelli cattivi, sui nutrienti essenziali (state assumendo acidi grassi Omega-3?), le dosi giornaliere raccomandate di una varietà di vitamine e minerali eccetera. Tutto ciò genera una domanda di seria elaborazione dati, e senza un metodo facile per elaborare le informazioni è arduo sapere come agire. Quanto può essere dannoso un bagel? Difficile a dirsi.
Gli stessi compromessi che ogni scelta richiede possono portare a una pesante tassa sulla larghezza di banda. Immaginate di avere molto lavoro da sbrigare. Un caro amico sta per lasciare la città e ci sarà una festa d’addio che non vorreste perdere nonostante tutti gli impegni. Decidete di comprimere tutto nel poco tempo disponibile andandoci, ma non per molto. Sceglierete per quanto restarci a seconda dell’atmosfera e di ciò che sembrerà opportuno al momento. Arrivate alla festa e dopo un’ora cominciate a domandarvi: «Dovrei forse andare?». La festa è divertente e la vostra partenza potrebbe essere male interpretata, ma il lavoro chiama. Un’ora di tempo è sufficiente? Sembrerete scortesi? Esitate. Restate un po’ di più, ma in realtà la vostra mente non è più alla festa. Il compromesso o trade-off– ciò a cui state rinunciando per essere alla festa – rende difficile partecipare veramente. Pensavate di fare la cosa giusta restando flessibile, ma ciò, in realtà, ha dato luogo a continui ragionamenti sui compromessi da accettare, che non fanno altro che distrarre.
Le persone superoccupate sono disperate per la mancanza di tempo da dedicare alla famiglia e agli amici. Trovare tempo in un’agenda fitta di impegni è una vera sfida: i bei propositi finiscono prevedibilmente per essere vittime della disattenzione, e spesso anche quando sono mantenuti, stretti tra gli altri impegni, se ne smarrisce il piacere, con la mente che è altrove, impegnata a contemplare ciò che si sarebbe potuto fare altrimenti. Uno degli interventi più assennati per affrontare i compromessi dovuti alla scarsità è lo Shabbat ebraico. Lo Shabbat è un’idea antica. Nel giorno di Shabbat non si lavora, non si mandano e-mail, non si scrive, non si cucina e neanche si guida. È un giorno di tranquillità, serenità, rinvigorimento, uno di quei giorni che molti potrebbero non sperimentare mai per anni. Ed è ingegnoso almeno per due ragioni. Una è che non ci sono opzioni, né dilemmi: è un giorno di pausa assoluta, senza compromessi né valutazioni da fare. L’altra è che avviene sempre nello stesso momento di ogni settimana, proprio quando finisce il venerdì, senza curarsi di quel che avete da fare, senza che si possano sollevare questioni o fare programmi. Lo studioso ebreo Abraham Joshua Heschel, che ha scritto un libro sul significato dello Shabbat per l’uomo moderno, lo considera tempo donato da Dio all’umanità.11
La dieta Atkins ricorda qualcosa dello Shabbat ebraico. La maggior parte delle diete incoraggia i compromessi. In altre parole, assegna un certo numero di calorie, grammi di carboidrati e varie analoghe limitazioni: i soggetti che devono sottoporsi alla dieta possono scegliere la combinazione di alimenti prediletta, rispettando le restrizioni generali. Ciò conferisce loro la «flessibilità» che permette di riflettere nella dieta le proprie preferenze. Ma, come l’invitato alla festa di cui sopra, ciò condanna la persona a dieta, la cui larghezza di banda viene tassata, a prolungate elucubrazioni sulle combinazioni da scegliere. E tali elucubrazioni, oltre che generare distrazioni, sono esiziali per le diete perché, concentrando l’attenzione sul cibo, rendono particolarmente difficile resistervi. Uno studio assegnava ai partecipanti, in maniera del tutto casuale, diete che differivano per complessità delle regole, giungendo a questa conclusione: «La percepita complessità delle regole era il principale fattore associato a un maggiore rischio di abbandono del programma di gestione del peso corporeo cognitivamente esigente».
La dieta Atkins (nelle sue molteplici declinazioni) contribuisce a risolvere questo problema. Invece di arrovellarsi tra le varie combinazioni possibili, impone un’assunzione di carboidrati molto ridotta. Ciò rende alcune scelte piuttosto semplici: certi cibi sono così poveri di carboidrati da poter essere mangiati senza alcun compromesso. Il che fa sì che altre scelte – per esempio, una grande fetta di torta – siano di fatto impossibili, semplicemente perché comportano l’assunzione di troppi carboidrati. Ciò lascia qualche spazio ai compromessi – un piccolo dessert o poche fette di pane – ma molto meno che in una dieta standard. Non manca chi nutre riserve sui benefici della dieta Atkins. Ma psicologicamente offre un netto vantaggio. Invece di costringere a razionare l’apporto calorico e calcolare che cosa fare a ogni pasto, la dieta Atkins è più vicina allo Shabbat, con le sue semplici proibizioni e l’assenza di complicati compromessi.
La larghezza di banda varia
Un’altra cosa importante a proposito della larghezza di banda è che non rimane costante nel tempo. Ricorderete i coltivatori di canna da zucchero che abbiamo studiato nel Capitolo 2. Appena prima del raccolto erano più poveri, e dopo più ricchi. Ma – aspetto ancora più importante – immediatamente prima del raccolto avevano meno larghezza di banda, e subito dopo ne avevano di più. Analogamente, è probabile che, a causa dell’incapacità di mantenere uniformi i propri consumi, i lavoratori a basso reddito pagati ogni mese, come pure i percettori di buoni alimentari, avranno il minimo di larghezza di banda verso la fine del mese e più larghezza di banda all’inizio del mese successivo. Sarebbe saggio sfruttare questo andamento temporale quando si implementano le politiche o si progettano programmi di intervento. Se foste intenzionati a insegnare praticamente qualunque cosa per cui serva un po’ di larghezza di banda, dalle pratiche sanitarie alla contabilità d’impresa, quale sarebbe il periodo più adatto? Subito prima o subito dopo il raccolto, se insegnate ai contadini? Subito prima di Natale, quando i poveri stanno racimolando i soldi per i regali, o subito dopo? Una volta compresa la timelinedella larghezza di banda, potrete segnare sul calendario le settimane in cui avrete trovato le persone disposte ad ascoltare e ad assimilare e quelle in cui non avrete incontrato che menti distratte.
L’importanza di conoscere la tempistica della larghezza di banda è che ciò ci consente anche di collegare determinati eventi ai momenti di maggior larghezza, come illustrato nell’eloquente studio che segue.13È stato dimostrato che i fertilizzanti generano rendimenti economici elevati per gli agricoltori: oltre il 75 per cento, per esempio, per i coltivatori di mais in Kenya.E tuttavia molti coltivatori kenyoti non li usano. Il problema non sembra tanto la mancanza di conoscenza; la maggior parte dei contadini dichiara di programmare l’acquisto dei fertilizzanti, eppure meno di un terzo lo fa davvero. Spesso gli interessati riferiscono di aver finito i soldi. Ciò che in realtà intendono è che non hanno più avuto denaro quando ne avevano bisogno. Vengono pagati subito dopo il raccolto e i fertilizzanti devono essere acquistati molti mesi più tardi, in un momento in cui sono a corto di denaro e subiscono una pesante tassa sulla larghezza di banda.
Per colmare il divario temporale tra quando ci sono i soldi e quando sono necessari i fertilizzanti, alcuni ricercatori hanno escogitato un intervento tanto semplice quanto brillante. Hanno indotto i coltivatori ad acquistare in anticipo i fertilizzanti, pagandoli nel periodo del raccolto, quando la disponibilità di denaro è maggiore, e pattuendo la consegna nel momento della semina. Con questo semplice cambiamento, la percentuale dei coltivatori kenyoti che acquistavano e utilizzavano fertilizzanti è passata dal 29 al 45 per cento. Un incremento spettacolare. L’insuccesso è stato evitato spostando importanti decisioni dal periodo in cui i coltivatori erano a corto di denaro – e soprattutto a corto di larghezza di banda – al momento in cui erano ricchi sia di denaro che di larghezza di banda.15
Essere consapevoli delle naturali variazioni della larghezza di banda può aiutare anche chi ha una vita perennemente indaffarata. Spesso le persone superoccupate programmano le loro attività in base al tempo disponibile: un compito richiede una certa quantità di tempo e io ho quella quantità di tempo proprio qui, mercoledì alle 11. Ma, oltre al tempo, le faccende da sbrigare richiedono anche, alcune più e alcune meno, di ricorrere alla larghezza di banda. Per controllare che tutto vada come previsto nel corso di una teleconferenza serve molta meno larghezza di banda che per affrontare un faccia a faccia con un capo o con un cliente. Eppure, spesso ci accontentiamo di aver trovato una «finestra» di tempo ancora disponibile in mezzo agli impegni, senza porre attenzione a questo aspetto. Chiaramente, la nostra larghezza di banda varia nel corso della giornata. Stiamo allocando i nostri impegni in maniera accorta, affinché ai compiti che richiedono un’elevata larghezza di banda siano assegnate «finestre temporali» ad alta larghezza di banda?
Il buon uso della larghezza di banda potrebbe comprendere non solo la tempistica di impegni ed eventi, ma anche la loro successione ottimale. Per molto tempo, mentre eravamo impegnati nella stesura di questo libro, abbiamo riservato alla scrittura una parte di ogni mattinata. E abbiamo protetto ferocemente questo spazio, anche quando non era facile (come quando da soli tenevamo in sospeso la programmazione di una riunione di sei persone). Non stavamo semplicemente proteggendo il tempo: proteggevamo il tempo adalta larghezza di banda. Ma non ha funzionato tanto bene; le nostre sedute di scrittura non erano particolarmente produttive. E allora abbiamo capito di aver commesso un errore. In attesa di metterci alla scrivania per sfruttare le ore di scrittura che avevamo protetto con tanto accanimento, davamo un’occhiata alla posta elettronica per prendere nota di eventuali affari urgenti prima di isolarci. Alle 9 in punto ci costringevamo a smettere, anche se talvolta questo ci imponeva azioni estreme, come scollegare il router! Ma, come poi ci siamo resi conto, non ci isolavamo completamente. Un messaggio su un lavoro prorogato evidenziava come fossimo in grave ritardo. Un altro ci ricordava l’urgente necessità di raccogliere dei fondi. Non eravamo affatto seduti a scrivere in tranquillità. Avevamo messo in moto una serie di treni di pensieri, che ci sferragliavano in testa. Avevamo agito come le persone a dieta che ogni mattina si soffermano davanti a ghiotte ciambelle prima di cominciare a dedicarsi alle occupazioni di giornata.
Intralci
Molti diplomati che hanno un reddito basso non vanno all’università. E molti generosi programmi di aiuto finanziario, guidati dal presupposto che la ragione dell’abbandono scolastico sia la mancanza di denaro, mirano ad aiutare gli individui a basso reddito. Eppure questi programmi sono gravemente sottoutilizzati; in pochi chiedono di usufruire dei benefici previsti. Il fatto è abbastanza sorprendente, perciò un gruppo di ricercatori si è proposto di scoprirne la ragione:hanno diviso in tre gruppi i diplomati idonei (e le loro famiglie), che avevano chiesto aiuto presentando la dichiarazione fiscale dei redditi, e a ogni gruppo hanno distribuito i moduli necessari alla domanda di aiuto finanziario per l’università.17Nel primo gruppo, i ricercatori hanno semplicemente osservato la tendenza a presentare la domanda. Con il secondo gruppo hanno cercato di colmare le lacune nell’informazione. Forse i diplomati di scuola superiore idonei all’iscrizione universitaria ignoravano l’entità delle somme cui avevano diritto, per cui i ricercatori hanno incaricato degli esperti fiscalisti di ragguagliarli. Nel caso del terzo gruppo, invece, hanno fatto un intervento particolarmente ispirato. I consulenti fiscali non hanno solo spiegato agli interessati che cosa avevano il diritto di ottenere, hanno anche compilato i moduli con loro. Dire alle persone soltanto la misura esatta dei benefici loro spettanti non ha avuto nessun effetto apprezzabile. Ma l’aiuto nella compilazione dei moduli ha avuto un impatto notevole: aumentava la probabilità che gli interessati presentassero la domanda di aiuto finanziario, accresceva fino al 29 per cento la probabilità di iscrizione al college.
Dover compilare dei moduli è per chiunque un potenziale intralcio, una possibilità di procrastinare e dimenticare. Ma per i poveri, con la loro tassa sulla larghezza di banda, e forse con un residuo di stigma per la loro condizione, si tratta di un ostacolo molto più grande. Le famiglie senza esperienza universitaria che avevano ricevuto aiuto nella compilazione dei moduli hanno triplicato il tasso di presentazione delle domande.
C’è qui una profonda intuizione sul modo di gestire la scarsità. Cattiva programmazione, dilazioni e dimenticanze possono trasformare dei passaggi apparentemente poco importanti in grandi ostacoli. Eppure, spesso, quando impostiamo le nostre esistenze o definiamo politiche per altri, sottovalutiamo questi intralci. Date a qualcuno un modulo da portare a casa e il modulo potrà essere dimenticato; fateglielo compilare in loco e l’iscrizione andrà in porto. Certo, riempire un modulo è un passo di importanza relativamente minore, ma è anche un ostacolo in cui è fin troppo facile inciampare, un po’ come dover calcolare un tasso d’interesse o ricordarsi la revisione dell’auto. Quando la larghezza di banda è tassata, il più banale degli intralci può arrecare un grave danno.
Spesso, per esempio, chi gode dell’assistenza pubblica è tenuto a «ricertificare» (ossia, a compilare una serie di moduli) ogni anno per documentare di averne ancora i requisiti. Come si può immaginare, è durante questi periodi di ricertificazione che molte persone restano senza assistenza. E questo adempimento sembra spesso escludere chi più ne ha bisogno: coloro che hanno una larghezza di banda più tassata sono anche quelli che hanno maggiori probabilità di arrivare in ritardo con la ricertificazione, e disgraziatamente sono proprio i più bisognosi di assistenza.
Per cogliere la logica della tassa sulla larghezza di banda, vediamola in questo modo. Immaginiamo che per inoltrare la domanda di sussidio pubblico occorra pagare un’ingente somma di denaro. Ci accorgeremmo subito dell’assurdità di un simile onere: un programma rivolto a chi non ha denaro non dovrebbe chiedere denaro. Eppure, spesso si concepiscono programmi rivolti a persone con scarsa larghezza di banda, che si rivelano troppo onerosi proprio in termini di larghezza di banda. Per usare un’altra vivida metafora, è come andare da un giocoliere già in difficoltà e lanciargli un’altra pallina da far roteare in aria.
Questo, sia detto per inciso, non è un modo per invocare la rimozione di tutti gli intralci. Qualche volta la loro esistenza è giustificata da buone ragioni. I moduli per richiedere un aiuto finanziario sono complessi perché sono richieste molte informazioni. Le ricertificazioni avvengono perché le circostanze cambiano e solo coloro che ne hanno i requisiti devono beneficiare dei programmi di assistenza. Ma ci sono delle alternative: per esempio, molti moduli potrebbero essere compilati automaticamente usando i dati fiscali. L’errore che commettiamo nella gestione della scarsità è che ci concentriamo su un aspetto del calcolo – eliminare gli ostacoli può essere costoso – mentre sottovalutiamo l’altro: la tassa sulla larghezza di banda. Ma i dati indicano che questa tassa può essere irragionevolmente onerosa. Piccoli inciampi possono fare la differenza tra un programma di successo e un programma fallito, tra ricevere o non ricevere l’assistenza, tra essere o non essere un laureato.
Il problema dell’abbondanza
Quando riflettiamo sul modo migliore di gestire la scarsità, dovremmo ricordare che la scarsità comincia spesso con l’abbondanza. Di frequente la mancanza di tempo a ridosso di una scadenza deriva da un’abbondanza di tempo usata in maniera inefficace nelle settimane precedenti. I mesi prima del raccolto sono particolarmente carenti di liquidità perché nei mesi più prosperi seguiti all’ultimo raccolto il denaro non è stato speso in maniera avveduta.
Ricordate lo studio del Capitolo 1, in cui i partecipanti ottenevano i migliori risultati nelle prove di correzione di bozze dalla scadenza più imminente? Benché la maggior parte delle persone non abbia difficoltà a comprenderne l’utilità in ambito lavorativo, le scadenze non sono molto amate. In un’altra versione dell’esperimento, ad alcuni soggetti era permesso di scegliere le proprie scadenze vincolanti.18Poter decidere la scadenza aiutava: i partecipanti si imponevano volontariamente rigide deadlines, che li aiutavano a guadagnare di più del gruppo senza termine ultimo. Ma le loro scadenze liberamente scelte non erano stringenti quanto necessario. Guadagnavano il 25 per cento in meno rispetto al gruppo che non aveva avuto scelta, essendo le scadenze imposte dall’esterno. Lo abbiamo constatato con i nostri studenti. In uno dei nostri corsi, abbiamo lasciato loro la scelta del termine ultimo per l’elaborato finale. Alcuni, saggiamente, hanno optato per scadenze molto in anticipo sulla fine del semestre. Ma molti hanno fatto la scelta opposta, obbligando se stessi a sfiancarsi con questo lavoro proprio quando dovevano essere portati a termine tutti gli altri elaborati finali.
In un mondo di scarsità, le scadenze lontane sono una strada sicura per andare incontro a problemi. L’abbondanza iniziale incoraggia gli sprechi, e quando la scadenza si approssima, scattano effetto tunnel e disattenzione. Suddividere una scadenza lontana in tante scadenze parziali progressive può evitare la trappola. La stessa cosa accade con il denaro. Un coltivatore pagato in un’unica soluzione si ritrova in un analogo ciclo in cui all’abbondanza iniziale segue infine la scarsità. E, come nel caso del tempo, potrebbe essere utile suddividere un pagamento in più tranche successive. Che cosa accadrebbe se il coltivatore fosse pagato non in un’unica soluzione ma in modo più uniforme nel tempo? La stessa considerazione vale per i buoni alimentari. Ricorderete che i beneficiari dei buoni alimentari non erano in grado di spalmare il loro reddito su tutto il mese. Serve moltissima larghezza di banda per programmare, ricordare, controllare e pensare al compromesso. Perché non pagare i sussidi ogni settimana? Oppure, se necessario, pensare a una combinazione tra un pagamento iniziale più cospicuo, che tenga conto delle grosse spese mensili, e pagamenti di minore entità per le spese settimanali. Un modo di combattere il ciclo abbondanza-scarsità è appianarlo, creare lunghi periodi di moderazione anziché picchi di abbondanza seguiti da periodi di esasperata scarsità.
La necessità di risorse inutilizzate
La ragione per cui il ciclo abbondanza-scarsità è così deleterio è che, come abbiamo visto, la scarsità intrappola. Il problema non è solo che al momento dell’abbondanza non si riescono a ripartire le risorse su tutto l’anno; ma anche l’impossibilità di conservare risorse inutilizzate per il futuro. Abbiamo visto nel caso dei mercanti di Koyambedu del Capitolo 6 quanto può essere importante disporre di un po’ di risorse inutilizzate. Quando venivano colpiti da uno shock casuale, i venditori si imprigionavano in una trappola del debito, che data la precedente abbondanza avrebbero potuto evitare. Questo è il pericolo insito nel non lasciare sufficienti risorse inutilizzate, ossia ammortizzatori capaci di assorbire le potenziali scosse improvvise. Il punto non è solo che gli shock fanno male, ma che pongono le persone in una posizione tale per cui può installarsi la psicologia della scarsità. Si comincia a risentire dell’effetto tunnel e a indebitarsi, e si arretra di un passo, destinati a rincorrere.
Ciononostante, è sorprendente quanto spesso trascuriamo di costruirci delle scorte-cuscinetto. Sebbene la ricerca diretta sulla questione sia scarsa, non mancano le indicazioni utili. Per citarne una, i dati suggeriscono che tendiamo a sottostimare la probabilità di molti eventi a bassa probabilità. Questa è la ragione per cui non ci assicuriamo a sufficienza contro il rischio di alluvioni e terremoti. Quando tutto fila liscio, possiamo anche immaginare l’arrivo di nuvole nere, ma ne sottovalutiamo la possibilità e dunque non ci prepariamo correttamente. E ciò peggiora le cose nel caso in cui uno dei molti possibili imprevisti si metta di traverso. Tecnicamente, siamo di fronte a una disgiunzione di eventi a bassa probabilità. Ciò che potrebbe interferire con i nostri piani non sono solo le alluvioni o i terremoti: possiamo ammalarci, o può ammalarsi un membro della nostra famiglia, oppure possiamo subire un furto con scasso, o ancora la perdita del lavoro, un matrimonio a sorpresa o una nascita inaspettata. Tutti questi eventi, è chiaro, sono possibili, ma altamente improbabili. Il problema, però, è che ognuno di essi può costituire di per sé uno shock; dunque dovremmo accantonare delle scorte-cuscinetto.
Queste scorte devono essere accumulate nei periodi di abbondanza. Se prevedete che la scarsità possa riguardare il vostro tempo, allora dovete lasciare spazi extra tra gli impegni in agenda, per nessun altro valido motivo se non il poter spostare i vostri numerosi progetti e impegni a costo zero. Quando invece si tratta di denaro, è opportuno avere un conto di risparmio e alimentarlo gradualmente in vista dei momenti difficili, anche se non ci si sente molto danarosi. Tutto questo non è facile, non è avvertito come naturale, perché pur sapendo che gli shock e la scarsità possono toccarci, nei momenti di abbondanza non lo sentiamo.
La forza della scarsità può essere grande. Ma se comprendiamo la sua logica, possiamo minimizzarne le conseguenze negative. Ci possiamo premunire rendendo il nostro ambiente «a prova di scarsità». Proprio come l’acquisto di un allarme antincendio o un conto di risparmio per pagare l’università del bambino appena nato: anche un solo momento di lucidità può avere benefici durevoli.