Disastri in studioNon dice nulla, non parla a nessuno: Fedez è il vuoto pneumatico della scena rap italiana

Rimasto senza J-Ax e Rovazzi, il “marito di Chiara Ferragni” colleziona un disastro musciale di rara vacuità. Autotune per i più giovani, sample dei Green Day per i millenial e il gioco è fatto

C’è questa leggenda metropolitana su un cantautore piuttosto noto che dovrebbe la fortuna del suo primo disco al furto delle parole di un senzatetto eroinomane, parole bellissime, di cui l’allor giovane aspirante cantautore si sarebbe appropriato, in cambio di vitto e alloggio per il clochard, ficcandole poi a forza nelle tracce del suo personale e tuttora validissimo esordio discografico. Subito dopo il successo, però, il paroliere senzatetto pensò bene di tirare le cuoia per overdose, lasciando il povero cantautore a dover proseguire la propria carriera artistica, perché ormai “artista” era targatencato. Ecco, immaginate ora lo stato di ansia e paranoia in cui doveva versare il giovane cantautore ormai targatencato col morto in casa e il disco nuovo ancora tutto da scrivere. Da solo. Come unica compagnia la nitida consapevolezza che da solo, a quel punto, basta un cambio di vocale a diventar sòla. Questo lo sa bene Federico Lucia in arte Fedez, il cui ultimo disco, nato insieme a un matrimonio totalmente instagrammabile e un paio di divorzi artistici di troppo, si chiama Paranoia Airlines.

Fedez torna solista, anzi solo per non dire sòla, perché lungo la strada ha perso (brutta litigata) il suo clochard, J-Ax, ovvero quello che sapeva mettere in fila le parole grazie ad anni di esperienza sul campo dove ha allevato intere generazioni tuttora felici di muoversi Tranqi Funky, qualunque cosa voglia dire. Non solo, Fedez, a cui X Factor ha regalato il talento di leggere il gobbo e soprattutto quello di attaccar briga, ha perso pure l’amplificatore: l’eroina del clochard, ovvero quello stupefacente artificio che prende il nome di Fabio Rovazzi, uno che pareva il Mauro Repetto della star Federico Lucia e che invece ha saputo dimostrare di saperci fare perfino in diretta dal palco dell’Ariston di fianco a Pippo Baudo su Rai 1. Nessuno ci avrebbe scommesso più di un paio di milioni di click su questo tizio sbucato fuori dal web come tante altre sciagure eppure, evidentemente, era lui a fare da amplificatore, appunto, a svecchiare le rime di J-Ax messe in bocca al belloccio Federico e trasportarle col trattore in tangenziale per andare a comandare le vastità dei nuovi bimbiminKia, target di riferimento dell’intera operazione Fedez mirata a farci sopra due spicci facili finché dura. Ovvero finché riusciamo a sopportare questi Forum stracolmi di dodicenni. Il punto di rottura non poteva che essere dietro l’angolo.

E infatti c’è stato. Persi clochard e stupefacente amplificatore per bisticci vari ed eventuali a Fedez restava solo una siringa vuota e a iniettarsi aria in vena, quello che capita è un ictus mortale. Il cui equivalente discografico è questo Paranoia Airlines. Le sedici tracce sembrano per lo più un’evanescente eco di quello che finora aveva funzionato nella carriera discografica di Federico Lucia. Solo che “quello che aveva funzionato” adesso, anno domini 2019, non esiste più. Nel momento in cui due ragazzetti che si fanno chiamare Coma Cose annunciano un disco dal titolo Hype Aura capisci immediatamente che la corona da king del parlar giovane ti è appena cascata ruzzolando giù dalla cima dell’Everest verso una stalla di maiali pigmei che la useranno come orinatoio.

L’apoteosi della paraculaggine, però, Federico Lucia la raggiunge durante la conferenza stampa di presentazione del disco quando dichiara di non aver fatto uscire l’album “per vendere”

Del resto sta proprio qui il problema principale di Paranoia Airlines: non parla a nessuno. C’è molto autotune per strizzare l’occhio ai bimbiminKia dopati di trap alle cui orecchie, però, la proposta di Fedez risulta attuale quanto le ciabatte autoriscaldanti in offerta notturna su Mediashopping. Non mancano aborti di captatio benevolentiae nei confronti dei trentenni a cui Federico Lucia tenta di scoccar strali campionando qua e là Green Day e Blink 182 (ma anche i Pixies, che qualche divinità abbia in gloria i nostri timpani, i Pixies!). In buona sostanza, non c’è un pubblico, nemmeno l’ombra di una nicchia specifica che possa apprezzare questa operazione: ai giovani suona vecchia e ai “vecchi” sembra la fastidiosa presa per il culo che in effetti è. Sui momenti in cui il nostro cerca di darsi al cantautorato spinto che gli risponde con una denuncia per stalking preferiamo sorvolare perché a parlare c’è già l’atroce “Prima di ogni cosa”, dedicata alla nascita del figlio Leone e dotata della stessa intensità emotiva che potrebbe avere una lista della spesa redatta da un cyborg senza mani.

L’apoteosi della paraculaggine, però, Federico Lucia la raggiunge durante la conferenza stampa di presentazione del disco quando dichiara di non aver fatto uscire l’album “per vendere”. Siamo sicuri che Fedez possa arrivare a fine mese anche senza gli introiti della sua attività musicale, ma ogni volta che un artista pronuncia questa frase senza poi proporre al pubblico un album orchestrale in lingua elfica, il buon senso muore schiacciato dal peso dell’insostenibile. Se non vuoi vendere, fai come tutti noi: canta sotto la doccia e ferisci ad libitum i timpani di chi ti abita appresso, non l’intero globo terracqueo.

Poi mettiamoci anche un po’ di sfortuna. Endorsare Vittorio Feltri esprimendo stima nei suoi confronti perché “apprezzo il suo coraggio nell’andare in tv a dare del negro e del frocio a chi vuole” è già un’affermazione potenzialmente pericolosa ma diventa un vero e proprio boomerang (no, non quello di Instagram) se viene pronunciata a ridosso della settimana in cui sarà proprio Libero a titolare la prima pagina vaneggiando improbabili connessioni tra il calo del Pil nostrano e l’aumento dei gay su suolo italico. Era dalla festa di compleanno al Carrefour di Milano City Life che non si vedeva uno scivolone comunicativo di queste proporzioni.

Non stiamo dicendo che il disco non venderà o che il tour non sarà completamente sold out (alcune date lo sono già da prima che uscisse l’album, figuriamoci). Del resto, conosciamo tutti persone che acquisterebbero il nuovo cd di Antonacci pure se dentro ci fossero solo cover de La Vecchia Fattoria suonata con la dianomica e, piaccia o non piaccia, Fedez è su per giù a quel livello di fama oramai. Non stiamo nemmeno dicendo che non ci sia nulla di buono in Paranoia Airlines. Anzi, qualcosa di buono c’è: con Paranoia Airlines Fedez fa un ottimo primo step per consegnarsi alla storia come “quel tizio che sta con Chiara Ferragni”. In un mondo giusto, che sicuramente però non è quello in cui viviamo, questo sarebbe il suo degno sottopancia a L’Isola dei Famosi 2039.

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