Neet, rancore, sovranismo, povertà. È difficile guardare avanti con ottimismo quando il presente è così povero di prospettive. Non tutto però è perduto. L’Italia, cheché se ne dica, resta un Paese che ha ancora molto da offrire al mondo. Bisogna imparare a combattere lo storytelling negativo che ci contraddistingue, attraverso una visione critica ma consapevole delle risorse che la nazione possiede.
Partiamo da un dato di fatto: l’asticella dell’export italiano è sempre al rialzo e cresce di anno in anno. Il made in Italy è sinonimo di qualità. I marchi italiani sono tra i più apprezzati al mondo e con questa certezza decine e decine di fabbriche divise tra vari distretti industriali sparsi lungo tutta la penisola continuano a produrre ogni giorno beni di qualità superiore. Tra i migliori distretti per crescita e redditività troviamo l’agro-alimentare e la meccanica. E non è un caso se siano questi due distretti a guidare la ripresa italiana: in questi ambiti si sta scoprendo una grande capacità di rinnovamento, con l’avvento di imprese condotte da giovani entusiasti di fare la differenza.
Una seconda considerazione va fatta sui giovani che scappano all’estero. Il fenomeno dei cosiddetti “cervelli in fuga” è un problema di larga scala: l’Italia è un Paese che spende denaro per formare menti tra le migliori al mondo che poi, per mancanza di opportunità nella terra natia, scappano all’estero a fare la fortuna di aziende e università di altri paesi. È tutto il sistema italiano, la filiera che inizia con l’istruzione e giunge fino al mercato del lavoro, che deve essere riformato. Se si riuscisse a far dialogare università e aziende saremmo già su una buona strada. Ancora meglio sarebbe se a questo dialogo si aggiungesse un incentivo, lungo tutta la penisola, a formare nuove aziende capitanate da giovani rivoluzionari e pieni di inventiva.
L’Italia, cheché se ne dica, resta un Paese che ha ancora molto da offrire al mondo. Bisogna imparare a combattere lo storytelling negativo che ci contraddistingue, attraverso una visione critica ma consapevole delle risorse che la nazione possiede
Il Grande Viaggio Insieme di Conad attraverso l’Italia ha messo in luce piccole grandi realtà, sia al nord che al sud, che stanno rinnovando il Paese. Esiste tutta una nuova generazione di aziende che ha deciso di investire sui giovani, e in cui i giovani risiedono ai posti di comando. Sono queste le realtà che stanno innovando il paese e che fanno ben sperare per il futuro. Dovremmo riuscire a intercettare quel flusso costante di giovani in fuga verso l’estero e reindirizzarli verso le nuove realtà imprenditoriali italiane: questa è la vera sfida che ci aspetta.
Infine, il futuro passa per le nuove tecnologie. Il passato governo ha avuto la lungimiranza di lanciare un piano di aiuti nazionale legato all’industria 4.0. Secondo i dati diffusi dall’osservatorio del Politecnico di Milano, nel 2017 il mercato dell’industria 4.0 è arrivato a toccare i 2,4 miliardi di euro. La tecnologia però non basta. Servono anche le competenze. Ecco perché le imprese stanno investendo nella formazione del personale, mentre restano delle barriere legate alle competenze manageriali e finanziarie, che mancano soprattutto nelle realtà meno strutturate.
Industria 4.0, nuove imprese gestite da giovani entusiasti e made in Italy esportato nel mondo: queste sono le grandi opportunità che il nostro Paese si trova tra le mani. Si riparte da qui per rilanciare un nuovo immaginario collettivo che trascini la nazione verso un futuro tutto da costruire.
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